NDT1 IN THE EVENT © Rahi Rezvani

 

Il Nederlands Dans Theater 1

Choreographies by Sharon Eyal & Gai Behar, Crystal Pite e Hans Van Manen

29 Aprile 2015, Grand Théâtre de la Ville di Lussemburgo

LUSSEMBURGO – Grande trionfo al Grand Théâtre de la Ville per la tappa lussemburghese della Nederlands Dans Theatre 1 e per i suoi eccellenti danzatori. Una serata brillante con cui Lussemburgo ha festeggiato la Giornata Internazionale della Danza (festa promossa dall’International Dance Council dell’UNESCO), dimostrando, ancora una volta, l’attento programma rivolto al contemporaneo. Un lavoro di apertura nei confronti dell’arte della danza e della cultura che si respira attraverso le programmazioni teatrali, i progetti – l’ultimo ha il titolo di “Les Émergences” destinato ai giovani coreografi emergenti in collaborazione con l’ALAC l’Agenzia lussemburghese d’azione culturale – , gli eventi in cui la danza contemporanea italiana ha una grande importanza. La Nederlands Dans Theatre, oggi sotto la direzione artistica di Paul Lightfoot, è una delle più incredibili, virtuosistiche, sensuali ed esuberanti compagnie di danza contemporanea del mondo. Nasce nel 1959, quando 22 eccezionali ballerini “ribelli” lasciarono il Balletto Nazionale Olandese per trovare una propria voce espressiva nel mondo della danza. Sebbene tutti i suoi ballerini abbiano una formazione rigorosamente classica – di cui danno prova la padronanza tecnica e l’espressività impareggiabili – il NDT è sempre impegnato nella ricerca di nuovi percorsi della danza al più alto livello artistico e, attraverso gli anni, è stato pioniere nella danza contemporanea, con un repertorio di più di 600 balletti. Sotto la direzione di Carel Birnie e Benjamin Harkarvy, il NDT ha progressivamente costruito un innovativo repertorio di danza moderna, composto dalle opere dei coreografi Jiri Kyluan e Hans Van Manen, da quelle dei coreografi residenti Sol León e Paul Lightfoot , nonché dalle creazioni di Alexander Ekman, Crystal Pitie, Johan Inger, Gabriella Carrizo, Hofesh Shechter e Cayetano Soto e di molti altri coreografi ospiti come Ohad Naharin, Nacho Duato e William Forsythe. Il NDT dispone di due compagnie distinte con due generazioni di ballerini: il NDT1, che è la grande compagnia fondata nel 1959 e composta oggi da trenta ballerini di età compresa tra i 23 e i 42 anni; e il NDT2, compagnia invece fondata nel 1978 e destinata a raccogliere i giovani talenti emergenti (fino ai 23 anni di età) che si riuniscono in quella che rappresenta oggi una fucina di creazioni rivoluzionarie per l’intero mondo della danza, sotto la direzione artistica nelle mani di Gerald Tibbs.

Il “Daily Telegraph” ha definito i ballerini del NDT1 mozzafiato e una coreografia di classe mondiale, il “Sunday Herald” uno spettacolo di passione e forza.  La compagnia olandese si è presentata con tre momenti coreografici che rappresentano al meglio il virtuosismo di questi ballerini e le loro capacità camaleontiche: il lirico Kleines Requiem di Hans van Manen, l’ipnotico Bedroom Folk dei coreografi Sharon Eyal e Gai Behar entrambi nati a Gerusalemme (classe 1971-1977) e l’intimo e poetico In the Event della coreografa canadese Crystal Pitie.

Kleines Requiem è un balletto per sette danzatori, sulla musica del compositore polacco Henryk Mikolaj Gorecki. Alla sua prima edizione nel 1996, è stato salutato come uno dei punti salienti della opera del coreografo ed ex direttore artistico Hans van Manen. Il titolo, che in tedesco traduce “Piccolo Requiem”, ci porta fin da subito in un’ambientazione mistica ( d’altronde il requiem è una messa secondo il rito liturgico della Chiesa Cattolica eseguita e celebrata in memoria del defunto), con i suoi rintocchi di campana e la musica dei suoi violini, sulla quale le coppie dei danzatori iniziano il loro ‘discorso danzato’. Tagliano la scena con lunghe corse, su uno sfondo nero e profondo, entrando ed uscendo da quinte che hanno preso le sembianze di lunghi alberi dai contorni segnati con piccole luci, sul lavoro del scenografo Keso Dekker. I movimenti sono lunghi, scivolati, leggeri propri dello stile di Hans van Manen: movimenti respirati  che mettono in bella vista il tecnicismo classico dei danzatori, dove le linee del corpo sono bel incise dalle tute aderenti dai colori pastello spento. Come degli spiriti della foresta le coppie danzano le loro paure e il loro dolore, presentandosi una alla volta sulla scena, intervallandosi, correndo, intrecciandosi fino all’esplosione corale di una vivace polka che li sorprende tutti in scena. La limpidezza nella struttura e la raffinata semplicità sono gli elementi nel lavoro di questo coreografo che il mondo acclama come il “Mondrian della danza”.

Bedroom Folk  (prima mondiale il 16 Aprile, 2015 al Lucent Danstheater The Hague) ovvero “Camera da letto folk lorica” per le coreografie di Sharon Eyal e Gai Behar:  il primo uscito dalle file dei Batsheva Dance Company, vincitore di numerosi premi e artista scelto nel 2008 dall’Israel Cultural Excellence Foundation; il secondo muove i suoi passi nella vita musicale e artistica di Tel Aviv fino al 2005 anno di incontro con Eyal. Entrambi insieme al musicista Ori Lichtik, sono un trio innovativo nel mondo della danza contemporanea degli ultimi anni. Il loro Bedroom Folk è al limite della ‘tradizionale’ danza contemporanea e racconta delle dinamiche di un gruppo che come una macchina ripete il suo movimento coralmente, scandito dal battito incessante, illuminato prima dal fondale arancione, poi dall’alto da dove scende un riflettore ( le luci sono di Thierry Dreyfus); gesti che diventano movimento danzato, cellule del gruppo che cercano di far sentire la propria voce e di staccarsi da quella danza quasi tribale, per poi essere di nuovo ingoiati dalla folla degli otto danzatori. Un tribale che profuma di moderno e che incessante continua la sua danza anche quando la musica termina e le luci si spengono. L’ultimo pezzo con il quale il NDT1 ci lascia è In the Event (prima mondiale il 16 Aprile 2015, al Lucent Danstheater The Hague)  della canadese Crystal Pite con le musiche di Owen Belton. La Pite integra i movimenti, la musica originale, il testo e un ricco design visuale. Assembla il tutto con un grande rigore bilanciando questo con l’irriverenza e il rischio. Il suo tratto distintivo – un mix di movimenti classici e improvvisazione – è marcato da un senso di teatralità, inventiva e umore. I movimenti iniziali del gruppo dei danzatori, che piangono la morte di un compagno, è formato da fermi immagini, come una pellicola di un film muto: i gesti che, mano a mano, si sciolgono in danza, accendono subito in noi il ricordo. Ecco che  il viaggio prende il via, e a guidarci sono i danzatori del gruppo che, in modo impeccabile, ci narrano questa storia di dolore attraverso l’oralità dei loro corpi: come carta che brucia, il fuoco della loro energia rallenta i loro movimenti per poi farli esplodere in onde continue, lì dove anche il silenzio del linguaggio del corpo è spesso eseguito con una feroce intensità.

Roberta Bignardi

 

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