ROMA – Grande successo per il Leonardo di Kevin Arduini in scena lo scorso 30 settembre e 1 ottobre al Teatro degli Audaci di Roma; tra il pubblico presente anche l’attrice Maria Grazia Cucinotta che ha presentato l’anteprima dello spettacolo.
Il tributo di Kevin Arduini al genio di Leonardo da Vinci
Leonardo, l’ultima creazione di Kevin Arduini, è un emozionante tributo alla vita di Leonardo da Vinci che tocca le corde dell’anima. Il merito è soprattutto della scelta drammaturgica che fa perno sul fractum vinculum tra madre e figlio: il mito passa in secondo piano mentre si disvela sempre di più il Leonardo uomo. La madre è la figura femminile più affascinante. E’ la giovane attrice Tiziana Cardella a vestire i suoi panni; bravissima interprete dai tratti fisici molto eleganti.
Arduini confessa di aver immaginato lo spettacolo già nel 2019, ma di averlo realizzato concretamente solo nel marzo di quest’anno quando, straordinariamente, Carlo Vecce, filologo e storico del Rinascimento, docente all’Università di Napoli “L’Orientale”, rivela i dettagli sulla nuova identità della madre di Leonardo da Vinci. Si chiamava Caterina e ce lo rivela un documento scoperto nell’Archivio di Stato di Firenze che riporta le origini della donna: era una principessa dei Circassi, figlia del principe Yakob, che governò uno dei regni sugli altopiani delle montagne settentrionali del Caucaso. Caterina, dopo essere stata rapita, probabilmente dai tartari, fu fatta schiava e rivenduta ai veneziani.
Il resto della storia si può leggere nel romanzo di Vecce “Il sorriso di Caterina. La madre di Leonardo“, basata sulla storia vera. Probabilmente la scoperta è postuma alla creazione artistica ma l’intuito creativo del coreografo che anticipa la scoperta scientifica ha dell’incredibile. La Caterina di Arduini è più vicina al romanzo che alla storia; con i suoi soliloqui appare un personaggio drammatico: essa è l’ombelico a cui rimane attaccata la figura di Leonardo per tutto il tempo della narrazione, fino all’accorato e commovente ricongiungimento nell’aldilà.
Il gusto per il grand opéra
Il coreografo è anche regista di un’ambientazione realistica: sia i costumi che le scenografie sfoggiano una palette di colori vivaci. I velluti, i merletti e i rasi dorati rendono le scene magnificenti. I venti quadri che si susseguono sulla scena sembrano dei tableau vivant.
La danza classica lascia ampio spazio anche al canto, alla musica, alla parola: a volte la vediamo timidamente da parte ma orgogliosa riprende poi le redini della scena. Già opere ballettistiche e opere teatrali hanno omaggiato in questi ultimi tempi il genio del Rinascimento ma Arduini riesce a mettere piacevolmente insieme il teatro e la danza dando origine ad un grand opéra della modernità. Alla danza del corpo di ballo si mescolano i monologhi della madre, la pantomima delle comparse, la musica dal vivo di un’arpista (Vanessa D’aversa) e di una flautista (Jenny Siragusa), quest’ultima impegnata anche in ammirevoli performances canore. Tantissimi personaggi si affiancano al Leonardo adulto (il ballerino Lorenzo Malara). Tra questi il piccolo Leonardo (Saverio Silvestri), il Leonardo adolescente (Gianluca Lazzarini) e il Leonardo anziano, interpretato dal maestro d’arte Mario Casalese. Il canto lirico è affidato al soprano Lorella Fabrizi e al baritono Michele Migliori nei panni di Andrea Del Verrocchio.
Arduini porta in scena anche il teatro di strada con le clownerie di due giocolieri, la comparsa di un falconiere e infine con suggestive apparizioni di un Grande Nibbio Reale. Non potevano mancare i numerosi rimandi espliciti e impliciti alle opere e agli studi del genio fiorentino. Tra queste: “Studio delle mani”, “Studio del Cavallo”, “La vergine delle rocce”, “Dama con l’ermellino”, “L’uomo vitruviano”, “La filotassi” e “Bacco”, quest’ultimo danzato deliziosamente da Luca Narcisi. Leonardo è un’opera narrativa, i costumi e le scene diventano spesso simboli di tematiche psicologiche: la gonna strappata alla madre si trasforma nel ricordo del neonato portatole via, la tavola del cenacolo è un instabile drappeggio che si sfascia col tradimento. Ricorrente è il Grande Nibbio Reale, un ricordo d’infanzia di Leonardo da Vinci. Ipotizzato da Freud come collegamento di natura sessuale tra l’artista e il membro maschile, esso appare più volte sulla scena in un’acrobatica composizione di due danzatori, uno in piedi sulle spalle dell’altro.
Un’opera che cattura il cuore dello spettatore
Con grande ricerca e studio Arduini crea un viaggio dell’arte nell’arte, un’immersione nella vita dell’artista, dalla nascita alla morte, in cui la danza, a braccetto con la musica, il canto, la parola e la pittura, scopre le debolezze e i lati umani dell’artista. Alla soglia dei suoi trent’anni, Kevin Arduini vanta già cinque produzioni, tutte di successo, anche all’estero. Dai suoi racconti si evince tanta passione e solidarietà soprattutto per i meno fortunati: con le sue produzioni raccoglie fondi che distribuisce ai più bisognosi. Ha inoltre creato uno spazio in cui bambini meno abbienti possono studiare danza gratuitamente. Amante della ricchezza, ma solo quella scenica, predilige un teatro faraonico e narrativo; sceglie tematiche che catturino lo sguardo, l’orecchio e il cuore dello spettatore. Sento di definire Leonardo una creazione teatrale più che ballettistica, che parte da una tradizione narrativa ma ricerca l’innovazione nella mescolanza delle forme d’arte. Un plauso al regista e coreografo Kevin Arduini che con il suo lavoro ci ricorda il compito del teatro, compito che in molti oggi pare abbiamo dimenticato: emozionare.