Home News Le aziende FEDAS in piazza: “Scaricati e dimenticati dalle istituzioni”

Le aziende FEDAS in piazza: “Scaricati e dimenticati dalle istituzioni”

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NAPOLI – La pandemia si è abbattuta sui diversi comparti che compongono la filiera dello spettacolo dal vivo, tra cui anche le maestranze audio/visive rappresentate dalla FEDAS (Federazione Aziende Spettacolo) di Raffaele Vitale. Con Campadidanza Dance Magazine abbiamo pensato di intervistare proprio il rappresentante di questa federazione allo scopo di capire meglio la loro situazione e quali sono le loro richieste. Le stesse che hanno provato a denunciare nella manifestazione realizzata a Piazza Plebiscito di Napoli il 21 maggio 2021.

In che situazione versano, le maestranze che rappresenti, dall’inizio della pandemia ad oggi?


Sono oltre 450 giorni che le aziende che rappresento non lavorano più. L’estate è stata una piccola pausa, un tentativo più che un’apertura vera e propria. Ciò che è accaduto è che i ricchi sono diventati più ricchi, i poveri più poveri. Ha lavorato chi aveva la forza per farlo, talvolta accettando situazioni poco favorevoli. I numeri del mancato intervento dello Stato sono pubblici, quindi sotto gli occhi di tutti. Il nostro settore già viveva una crisi da tempo, la pandemia li ha acutizzati e non è stato fatto niente per portarci fuori dall’invisibilità. Non ci hanno ascoltato e, quando lo hanno fatto, non ci hanno affatto capiti.


Cosa è stato fatto dall’inizio della pandemia ad oggi?


L’impreparazione all’avvenimento storico ha probabilmente generato scelte frettolose che si sono rivelate poi sbagliate. Hanno dato contributi a pioggia senza rendersi conto a chi e perché. Sono stati erogati fondi senza inquadrare bene la situazione, senza avere una strategia attenta a tutte le maestranze. Il ricorso ai codici Ateco è stata una scelta sbagliata ad esempio. Hanno aiutato i lavoratori dello spettacolo, e questo è ottimo, ma senza rendersi conto che noi siamo una parte indispensabile del loro lavoro. Poi hanno dato moltissimi soldi ad alcuni teatri e sarebbe interessante sapere come li hanno spesi, dato che non hanno tutelato le aziende con le quali collaboravano.

Cosa avete chiesto con la vostra manifestazione?

Le nostre aziende chiedono una ripartenza vera, accompagnata da azioni e modalità serie, chiare. Poi vorremmo che esistessero dei controlli a tappeto in grado di tutelare chi lavora onestamente e punire chi agisce nell’ombra con azioni spesso poco lecite. Il MIC ci ha ascoltato e sembra aver capito che apparteniamo alla filiera della cultura. Abbiamo quindi chiesto di estendere l’accesso al FUS o all’Extra FUS anche alle nostre maestranze o imporre ai teatri di destinare parte dei fondi che hanno ricevuto alle aziende come le nostre che, ripeto, sono una parte indispensabile del loro funzionamento.

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Danzatore, docente di danza e chinesiologo. Opera come performer e giovane autore in Borderline Danza di Claudio Malangone e collabora come danza-educatore con enti e associazioni. Attivo nel campo della ricerca pedagogico-didattica, porta avanti un'indagine sui vantaggi della danza come dispositivo di adattamento cognitivo e sociale.