TORINO – Venerdì 29 settembre, le Fonderie Limone di Moncalieri si riempiono delle personalità del mondo dello spettacolo torinese: da Anna Cremonini e Filippo Fonsatti a tra i tanti Sergio Ariotti e Isabella Lagattolla, Natalia Casorati e Caterina Mochi Sismondi, Andrea De Rosa. A far gli onori di casa Filippo Fonsatti direttore dello Stabile di Torino e Anna Cremonini direttore artistico della manifestazione. Siamo nell’ambito di Torinodanza e ad attirare così tanto l’attenzione è Ukiyo-e del coreografo Sidi Larbi Cherkaoui realizzato insieme al Ballet du Grand Théâtre de Genève.

Un mondo fluttuante e un popolo in cerca di armonia

Il titolo riprende il termine giapponese che significa “immagini del mondo fluttuante”. Un concetto che ha dato il nome a un movimento artistico sviluppatosi nel periodo Edo e concentrato sulla cattura del momento presente. Ed è così che il pubblico viene catapultato in un mondo fluttuante, indeterminato nel tempo e nello spazio. Due grandi scale mobili che sembrano sospese nel vuoto occupano la scena. Sullo sfondo, i musicisti dietro un velo di Maya in un vedo non vedo che li fa apparire quali colori e movimenti indistinti.

Il corpo di ballo, costituito da quasi 30 membri, invade il palcoscenico. I danzatori giocano, soffrono, si confrontano e si amano. Muovono, salgono e scendono le scale. Un popolo che potrebbe essere tanto arcaico quanto post-apocalittico, ma forse anche una fotografia del momento presente. È una comunità in cerca di un qualche equilibrio, un proprio posto nello spazio, un’armonia con l’ambiente e fra un individuo e l’altro.

Enormi quadri corali: tra cadute e ascese, musica e canto

Il movimento oscilla tra il moderno e il contemporaneo, mentre la struttura drammaturgica è quella del balletto classico, anche con l’inserimento dei tradizionali pas de deux. Ma ciò che colpisce e funziona di più sono gli enormi quadri corali. E anche i protagonisti sembrano trovare un risultato alla propria ricerca in questi momenti. Quando si lasciano cadere nel vuoto dal gradino più alto delle scale, a volte quasi a ricordare un suicidio di massa, il resto del gruppo costruisce un materasso vivente. Un continuo gioco di fiducia che non viene mai perso. Il gesto si sviluppa tra cadute e ascese, chi cade viene afferrato dal compagno vicino ed è sempre lui a riportarlo verso l’alto.

Ma altri protagonisti sono la musica e il canto. Le percussioni e la musica elettronica diventano narratori della storia, mentre le incursioni dello shinobue sulla scena fanno del musicista un vero e proprio cantastorie, il personaggio esterno che conosce i fatti prima ancora che accadano. E poi, i suggestivi canti intonati da Kazutomi “Tsuki” Kozuki, corifeo alla guida del coro, che sembrano fornire il ritmo alla narrazione e alla danza.

Ed ecco che si arriva all’ultimo grande quadro, non si sa se sia la fine o l’inizio dell’umantà. I nostri protagonisti concludono la propria ricerca, si spogliano delle convenzioni e delle cose terrene, diventano altro. Solo noi possiamo decidere se sia un triste o lieto fine. Sicuramente il pubblico di Torinodanza è rimasto entusiasta.

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