Giselle

ROMA – Prosegue Progetto 9cento: le giornate di studio organizzate da AIRDanza – Associazione Italiana per la Ricerca sulla Danza volte a indagare l’arte coreutica del secolo scorso. Il convegno internazionale ha avuto luogo quest’anno, dal 15 al 17 dicembre, a Roma presso l’Accademia Nazionale di Danza e il Teatro dell’Opera. In occasione dei 40 anni della Giselle di Mats Ek, AIRDanza ha allestito tre giornate di incontri per analizzare il famoso balletto dalla prima messa in scena del 1841 fino ai giorni nostri. Incontri dal titolo Giselle nostra contemporanea: ricostruzione, conservazione e riletture. Modelli metodologici – una citazione del libro di Jan Kott Shakespeare nostro contemporaneo.

Esattamente un anno fa, il primo convegno di Progetto 9cento a Napoli dedicato al Corpo del Novecento: mappatura, conservazione e trasmissione della danza in Italia

Presenti, sabato 17 dicembre al Teatro dell’Opera, anche artisti come Eleonora Abbagnato, Daniela Maccari, Ana Laguna, Luc Bouy e, in collegamento video, il celebre coreografo Mats Ek. Ha arricchito ulteriormente il convegno un imperdibile seminario sulla notazione Stepanov tenuto dallo storico della danza statunitense Doug Fullington.

Giselle: dal 1841 un balletto che non smette di essere attuale

Prima giornata: alla riscoperta delle prime Giselle

La prima giornata, giovedì 15 dicembre, si è svolta nel Teatro Ruskaja dell’Accademia Nazionale di Danza. Dopo i saluti istituzionali di Paola De Simone, presidente di AIRDanza; Dino Verga, vicedirettore dell’Accademia; e Lucia Chiappetta Cajola, presidente dell’Accademia, ha avuto inizio la prima sessione dedicata alle Giselle dell’Ottocento. Approfondimenti, quindi, sulle coreografie di Coralli-Perrot, Justamant fino a Petipa moderati da Francesca Falcone, già professore dell’Accademia Nazionale di Danza. 

La Giselle dell’Ottocento. Le coreografie di Coralli-Perrot, Justamant e Petipa.

Marian Smith, professoressa emerita dell’University of Oregon (USA) ha dato il via alla prima sessione del convegno. Nel suo intervento dal titolo Echoes of Act One in Act Two of Giselle ha evidenziato come nella coreografia riportata dal manuale di Justamant alcuni passi e gesti del Primo Atto ritornano e si ripetono nel Secondo Atto, preziosi echi drammaturgici purtroppo perduti nel corso dei vari allestimenti.

Invece, comparando il manuale di Justamant che fa riferimento alla messa in scena del 1958 con la notazione coreografica di Sergeev del 1903, il musicologo e storico della danza statunitense Doug Fullington ha rintracciato una fonte comune: la prima produzione parigina del 1841. Il suo intervento infatti è stato A Common Source for Two Accounts of Giselle.

E poi con un appassionato intervento dal titolo Back to the Roots. Pre-Petipa Giselle with a Special Attention to Henri Justamant’s Manuscript, l’Assistant Professor dell’Università di Praga Zusana Rafajová ha analizzato l’evoluzione drammaturgica di Giselle nei suoi primi 20 anni di vita. Dimostrando che la Giselle delle origini è un’adolescente ribelle tutt’altro che fragile.

Giselle. Permanenze e trasmigrazioni.

La seconda sessione è stata moderata dalla studiosa indipendente Patrizia Veroli e ha visto il primo intervento di Madison U. Sowell, professore emerito di Letteratura Italiana e Comparata alla Brigham Young University (USA). Attraverso The Nineteenth-Century Iconography of Giselle. Potential Resources for Further Productions il professore Sowell ha ribadito l’importanza delle fonti iconografiche – incisioni, dipinti, piccole sculture in porcellana, locandine – per la ricostruzione filologica dei costumi e delle scenografie di Giselle.

È stato poi il turno di Sergey Belenky, studioso indipendente di Filadelfia (USA) specializzato nell’attività dei ballerini imperiali russi al di fuori della madre patria. Nel suo Giselle in Paris, 1924. A Ballet That Happened by Accident Belenky ha dimostrato come l’interpretazione di Ol’ga Spesivceva  è stata modello fondamentale per le interpreti successive.

Infine, la giornalista e critica residente a New York Marina Harss ha chiuso la prima giornata. Autrice di un volume in uscita sul coreografo Alexei Ratmansky, Harss ha invitato tutti a riflettere sul concetto di riflessione con un intervento dal titolo Ratmansky and Giselle: a New-Old Approach. La giornalista infatti ha affermato che il balletto non è archeologia, ma qualcosa di vivo e che dunque la ricostruzione filologica non è altro che una serie di scelte coreografiche. 

Seconda giornata: Giselle e le complessità del femminile tra personaggio e interpretazione

La seconda giornata di studi, venerdì 16 dicembre, si è svolta nella sobria Sala Grigia del Teatro dell’Opera di Roma. Moderati da Ornella Di Tondo, docente dell’Università degli Studi “La Sapienza”, sono intervenute Mary Anna Ball, Elena Cervellati e Cara Gargano. 

Danzatrice presso il Charleston Ballet e studiosa statunitense, Mary Anna Ball ha tenuto un originale discorso su Giselle Kourotrophos: From Parthenos to Goddess. Ball ha quindi paragonato il rapporto tra Giselle e Albrecht a quello tra Atena e Ulisse: secondo la studiosa Giselle svolge dunque il ruolo di guida che conduce Albrecht alla salvezza. Sembra però così sparire la relazione amorosa e sentimentale tra i due.

È stato poi il turno di Elena Cervellati, professore associato dell’ “Alma Mater Studiorum” Università di Bologna. Con La “vera” Giselle. Variazioni su un personaggio Cervellati ha dimostrato come il personaggio di Giselle diventi un’idea che si incarna già nel 1800. E come tante interpretazioni eseguite da differenti ballerine nel corso degli anni – a cui corrispondono le innumerevoli visioni degli spettatori – arricchiscono il personaggio.  

Interessante anche l’intervento Taking Revenge. (Re)claiming Giselle as a Woman’s Story di Cara Gargano, Prof. Post Campus of Long Island University, Brookville (USA). Gargano si è incentrata soprattutto sulla riscrittura di Dada Masilo: la coreografa africana vede Giselle non come simbolo, bensì come donna reale che quindi reagisce al tradimento con una spietata vendetta. Una danza senza perdono quella di Masilo.

Giselle e la Russia

Elena Cervellati ha poi moderato una serie di interventi, nella quarta sessione di Giselle nostra contemporanea, che hanno messo in relazione il balletto romantico per eccellenza con la vasta Russia.

La giornalista, critica di danza e storica del balletto Valentina Bonelli con Giselle italiane per i Teatri Imperiali russi ha condotto gli uditori nella Russia di fine Ottocento, dove Giselle è già considerato un balletto “vecchio, antiquato”. Le interpreti russe, infatti, lasciavano che fossero le straniere – e in particolare le italiane – a interpretarlo. In quegli anni Emma Bessone, Elena Cornalba ed Enrichetta Grimaldi sono solo alcune delle ballerine che non temono di confrontarsi ancora con Giselle

Molto apprezzato anche Una Giselle rossa. Quando l’arte coreografica si intreccia alla storia del Novecento e alla vita dei danzatori di Marta Mele, Dottore di ricerca dell’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”. Mele ha infatti illustrato una coreografia poco nota: Giselle rossa realizzata nel 1997 da Boris Ejfman. Un interessante balletto che ripercorre la vicenda personale di Ol’ga Spesivceva intrecciandola con quella di Giselle. Lo studio estremo del personaggio e una serie di tragiche vicende personali condussero infatti Spesivceva alla pazzia.

Suggestioni e sfide di un balletto di repertorio

Moderati dal Prof. Ordinario dell’Università degli Studi di Padova Elena Randi, nella quinta sessione del convegno Giselle nostra contemporanea sono intervenuti Ornella Di Tondo, Annamaria Corea e Roberta Albano. 

“Una vorticosa danza (più corsa che danza)”. Le indicazioni sceniche e coreografiche per Le Villi, opera-ballo di Giacomo Puccini (1884): questo il titolo dell’intervento di Di Tondo. Ispirato al breve racconto di Alphonse Karr Les Willis (1852), Le Villi di Puccini è stato rappresentato la prima volta a Milano nel 1884. L’opera-ballo non sembrerebbe quindi derivare direttamente da Giselle, da cui differisce infatti per alcuni significativi elementi drammaturgici.

Ha preso poi parola Annamaria Corea, ricercatrice dell’Università degli Studi “La Sapienza”, con un intervento dal titolo Le Giselle inglesi nel Novecento e oltre. Corea ha infatti ripercorso tutte le messe in scena e gli allestimenti di Giselle nell’Inghilterra del secolo scorso. Dall’interpretazione di Ol’ga Spesivceva nel 1932 fino alla versione firmata da Peter Wright nel 1971, passando per Alicia Markova, Margot Fonteyn e Tamara Karsavina – quest’ultima nella versione di Frederick Ashton. 

Cambiando scenario, ma restando più o meno nello stesso periodo storico, Roberta Albano, Prof. Accademia Nazionale di Danza di Roma e Università degli Studi di Napoli “Federico II”, ha ripercorso le messe in scena di Giselle al Teatro di San Carlo di Napoli. Giselle al Teatro San Carlo. La ricerca di un’identità della danza a Napoli nel secondo Novecento è infatti il titolo del suo avvincente intervento, impreziosito ulteriormente dalla testimonianza diretta di Patrizia Manieri, già prima ballerina étoile del Teatro di San Carlo.

Riletture di Giselle tra il Novecento e i nostri giorni

La sesta sessione è stata quindi moderata da Paologiovanni Maione, Prof. Conservatorio di Musica “San Pietro a Majella” di Napoli.

Elena Randi, con Una Giselle metamorfica, ribadisce come il balletto cambi e muti di messa in scena in messa in scena. Nella versione originale scritta da Théophile Gautier – che dagli amici si faceva chiamare “Albrecht” – largo spazio è dato alla simbologia di fiori e piante che decorano scena e costumi. Rose, gigli, rosmarino, mirto, pampini e salici sono tutti elementi che riconducono alla sessualità e all’oltretomba. I due opposti incarnati dalle Villi.

È stata poi la volta di Maria Venuso, Prof. Accademia Nazionale di Danza di Roma e “Suor Orsola Benincasa” di Napoli. Auspicando un sempre maggiore intreccio degli studi di danza con quelli di sociologia, Venuso ha dimostrato come la Giselle di Mats Ek sia un manifesto della vitalità dei classici in funzione sociale. Con Giselle di Mats Ek. Manifesto di un’epoca, Venuso si è interrogata sulla recezione della critica italiana alle messe in scena della versione di Ek dagli anni Ottanta ad oggi.

Ha concluso la sesta sessione Antonella Poli, dottoranda all’Université Paris Cité di Parigi con  L’espressività di Giselle nelle recenti letture contemporanee di Akram Khan, Dada Masilo e Martin Chaix. Soffermandosi in particolare su quest’ultima versione – che debutterà nel 2023 – Poli si è interrogata circa la moralità di Albrecht nell’attuale ottica di imporre il rispetto e la dignità delle donne. Un balletto che celebra anche il quinto anniversario del fenomeno MeToo e che dà voce a omosessuali, transessuali, realtà ai margini della società incarnate dalle Villi di Chaix.

Voci d’artista 

La terza giornata del convegno, sabato 17 dicembre dunque, si è svolta nuovamente alla Sala Grigia del Teatro dell’Opera di Roma dove a far gli onori di casa è stata l’étoile Eleonora Abbagnato. Con La mia Giselle l’Abbagnato ha ripercorso la propria esperienza nell’interpretare e riallestire il balletto romantico per eccellenza. Ha raccontato, tra l’altro, della versione firmata da Carla Fracci riproposta di recente dal Teatro dell’Opera e trasmessa da Rai5. 

Ha proseguito poi, in questa coinvolgente sessione chiamata appunto Voci d’artista, Daniela Maccari, prima ballerina e coreografa della Lindsay Kemp Company. Col suo commovente intervento ha ricordato la celebre creazione di Kemp, Flowers, coreografie che tra tutte lo ha reso famoso. In questa è presente, ha rivelato Maccari in Lindsay Kemp e la sua adorata Giselle, una scena che si ispira proprio a Giselle

Infine, per celebrare i 40 anni della Giselle di Mats Ek ospiti d’eccezione sono stati Ana Laguna e Luc Bouy, che hanno interpretato rispettivamente Giselle e Albrecht, e il coreografo stesso in collegamento web. Un’occasione unica per scoprire dagli autori della celebre versione tutti i segreti e i retroscena di una coreografia che ha già fatto la storia.

Seminario sulla coreografia di Giselle

A corredo del convegno Giselle nostra contemporanea, giovedì 15 e sabato 17 dicembre presso la Sala del Teatro Brancaccino, si è svolto il seminario sulla coreografia di Giselle tenuto da Doug Fullington. Il musicologo e storico della danza statunitense ha confrontato quindi due differenti fonti: il manuale di messa in scena di Henri Justamant (1850 circa) e la notazione coreografica di Nikolai Sergeyev nel metodo Stepanov (1903 circa). 

In particolare sono state esaminate: la variazione di Giselle nell’Atto I e le danze di Giselle come Villi nell’Atto II, grazie anche alla partecipazione del maestro accompagnatore Sergio Stella e di alcune allieve dell’Accademia.

L’importante contributo di AIRDanza

Un convegno denso, ricco di spunti e stimoli, Giselle nostra contemporanea: ricostruzione, conservazione e riletture. Modelli metodologici ha in pochi giorni gettato nuova luce sulle prime rappresentazioni e riscoperto le autentiche intenzioni della versione originale. Ripercorrendo la storia dei vari allestimenti e mettendoli in relazione tra loro, è stato possibile ricostruire l’evoluzione dei personaggi e la trasformazione del balletto dall’Ottocento fino ai giorni nostri. 
Un importante contributo agli studi sulla danza dunque apportato da AIRDanza con questo secondo convegno di Progetto 9cento, fondamentale anche per la presenza e la testimonianza diretta dei prestigiosi coreografi e artisti coinvolti.

Comitato scientifico per Giselle nostra contemporanea è composto da Roberta Albano, Elena Cervellati, Paola De Simone, Doug Fullington, Paologiovanni Maione, Elena Randi, Marian Smith, Maria Venuso e Patrizia Veroli.
Mentre quello organizzativo da: Roberta Albano, Francesca Falcone, Maria Venuso e Patrizia Veroli.
Si ringraziano: l’Accademia Nazionale di Danza di Roma, con i professori Andrea Micaroni e Stefano Pirandello, e Gianluca Bocchino per la biblioteca dell’Accademia. E ancora: il Teatro dell’Opera di Roma, il Teatro Brancaccio e BrancaccioDanza di Roma.

Iscriviti alla Newsletter