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Espera per “Second Hand” a Sala Assoli: l’attesa di Annarita Pasculli è la dura metafora della vita

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NAPOLI – La rassegna “Second Hand – Di Seconda Mano”, ideata e diretta dalla coreografa Gabriella Stazio, è giunta alla XXI edizione. Nella seconda serata, venerdì 6 dicembre, la Sala Assoli – Casa del Contemporaneo ha ospitato Espera, produzione della Compagnia Campania Danza diretta da Antonella Iannone; coreografia di Annarita Pasculli, regia di Brunella Caputo, autrice dell’antologia di testi Attesa – Frammenti di pensiero da cuilo spettacolo è tratto.

In scena cinque danzatori provenienti dal liceo coreutico “Alfano I”, Cristian Cianciulli, Pier Paolo Lara, Giorgio Loffredo, Francesco Morriello, Samuele Stanghellini, e un attore, Andrea Bloise, che apre lo spettacolo con un testo in spagnolo tratto dal libro della Caputo (infatti Espera dallo spagnolo vuol dire proprio “attesa”). L’attore, dando voce a molteplici personaggi del libro – storie di vita quotidiana, desideri, speranze e sogni infranti, sentimenti universali – si sposta, insieme ai cinque danzatori, fra sedie sparse sul palco, catturando l’attenzione dello spettatore che li segue con lo sguardo. I sei interpreti, ripetendo stessi passi e pose, ombre l’uno dell’altro, dimostrano che l’attesa è una condizione umana comune a tutti noi ed invitano il pubblico a sedere ed attendere con loro. L’iterazione, inoltre, è una caratteristica distintiva dello stile di Pina Bausch, con cui la coreografa Annarita Pasculli ha infatti studiato; dal Tanztheater deriva anche il gesto spesso ripetuto dai sei performers di reggere fra le mani un’invisibile clessidra, emblema del tempo che passa inesorabilmente, di cui narra uno dei personaggi impersonato da Bloise. La danza e la recitazione concorrono a dare corpo e vita alle molteplici voci che animano il testo della Caputo, un coro di attese di cui lo spettatore si sente naturalmente parte. La polifonia emotiva si moltiplica ulteriormente grazie all’ alternanza fra brani musicali – alcuni opprimenti come le più buie attese che affrontiamo nella vita, altri più lieti e leggeri, ispanici come il testo iniziale – e momenti di silenzio, in cui il ritmo è dettato dalla danza stessa, dal respiro degli interpreti, dalla voce di Bloise e dal fruscio della carta pesta che ricopre il pavimento. Espera è difatti ispirato anche alla distesa di lavanda di Cunha, Estrada Real, in Brasile; la carta color indaco evoca un campo di fiori ma può essere anche interpretata come un mare in cui i danzatori si tuffano, annegano, sollevano onde, flutti, scoprendo così che al termine dell’attesa non vi è nulla se non ulteriore attesa. Lo spettacolo, infatti, termina con i sei interpreti che raccolgono i fogli-fiori in grandi sacchi per abbandonarli lì ad occupare la scena ormai buia, lasciando il pubblico sbigottito nel constatare di aver percorso un  lungo viaggio che in realtà non approda mai a destinazione, metafora della vita. Espera, quasi fosse una versione coreutica dell’ Aspettando Godot di Samuel Beckett, vuol far riflettere sul senso della vita, la quale altro non è se non un lungo attendere che qualcosa avvenga fino al momento in cui non comprendiamo che quel qualcosa era magari un treno non preso, un’occasione che abbiamo lasciato passare.

Lo spettacolo si mostra perfettamente in sintonia con lo spirito della rassegna “Second Hand”: assemblare tanti frammenti di arte e di autori differenti.

Mariavittoria Veneruso

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Laureata magistrale in Discipline della Musica e dello Spettacolo presso l'Università degli Studi di Napoli "Federico II" nell'ottobre del 2019. Dal 2022 è giornalista pubblicista e socia di AIRDanza - Associazione Italiana per la Ricerca sulla Danza. Si occupa di Comunicazione dello Spettacolo e Servizi Editoriali.