Enrica Palmieri in una foto di repertorio

Le misure prese dal nostro Governo per la Fase 2 dell’ emergenza sanitaria in vigore a partire dal 18 maggio 2020 hanno disposto tra le diverse cose sulla riapertura delle istituzioni di alta formazione artistica musicale e coreutica prevedendo  lo svolgimento degli esami, dei tirocini, delle attività di ricerca e di laboratorio sperimentale e/o  didattico  ed esercitazioni, consentendo altresì  l’utilizzo di biblioteche, a condizione che vi sia un’organizzazione degli spazi e del lavoro tale da ridurre al massimo il rischio di prossimità e di  aggregazione  e che  vengano  adottate  misure   organizzative   di   prevenzione. Abbiamo ascoltato Enrica Palmieri direttrice dell’Accademia Nazionale di Danza di Roma per sapere cosa ne pensa delle nuove disposizioni e di come affronterà la cosiddetta “ripartenza”.

Come giudica le ultime disposizioni in materia di formazione per le Università, nello specifico l’alta formazione coreutica, per il contenimento Covid-19?

Era stata sospesa la didattica in presenza e ci eravamo organizzati per quella a distanza per affrontate il lockdown come giustamente aveva indicato il governo. Ora però la questione diviene molto più farraginosa: il governo, sotto una pressante richiesta, seppur con pareri discordanti rilevabili tra la comunità scientifica, ha deciso la riapertura per evitare il danno economico. Il nostro è un settore molto particolare, siamo un’istituzione statale e dovremmo essere integerrimi dal punto di vista del protocollo anti-covid che, come tutti sappiamo, prevede un distanziamento e una riduzione delle classi collettive.  E’ matematicamente esplicito che dividendo le classi in piccole gruppi sarei costretta a ridurre il monte orario delle lezioni o ad aumentare il corpo docente.

Qual è il protocollo per l’Accademia?

Il governo non è chiaro su molte cose come ad esempio la richiesta del tampone, test che comunque è un dato soggettivo e relativo al giorno in cui si fa. La mia personale opinione è che saremmo dovuti rimanere tutti chiusi, noi offriamo un bene comune che è l’istruzione ma anche la salute, due cose inscindibili da combinare e garantire. Ho il dovere e l’onere di rendere l’Accademia accessibile a tutti, ma il problema è che non saprei come farlo alla luce del monte orario delle attività frontali, numero docenti, numero studenti e soprattutto provenienza di entrambi da tutto il territorio nazionale isole comprese, non ultimo le dimensioni dei nostri spazi.

Quali i rischi comporta la riapertura per Enrica Palmieri?

All’Accademia abbiamo una popolazione studentesca e un corpo docenti provenienti da tutta l’Italia, tutto questo comporta uno spostamento sul territorio esposto a rischi. Inoltre, minimizzando le classi per i soli studenti in sede non offrirei più un servizio nazionale, ma territoriale. Probabilmente gli iscritti sceglieranno di frequentare sporadicamente. I fuori sede si vedranno costretti a prendere case in affitto a Roma o prendere l’aereo per fare una sola lezione. Le aule sono poche e le classi sono almeno di quindici persone. Considerando quattro metri quadrati ad allievo e tenendo conto pure della presenza del maestro accompagnatore e del docente non possiamo avere più di cinque persone presenti a lezione. Come garantire quindi a tutti il servizio?

Ma per lei il decreto “ripartenza” è soddisfacente?

Assolutamente no. E, nonostante abbia mandato al ministro Manfredi una relazione, indicando in numero degli studenti (420), il numero dei docenti e del personale amministrativo, la planimetria dei locali evidenziando l’ampiezza dei corridoi, degli spogliatoi ecc. mi trovo oggi a dovermi adeguare ad un “decreto ripartenza” che non tiene assolutamente conto delle nostre esigenze.

Cosa chiede il decreto a Enrica Palmieri?

Mi viene chiesto di pianificare la riapertura secondo norme che per la pratica della danza sono totalmente inadeguate. Riattivare i corsi mi costerà molte energie e responsabilità. Sarà poi così utile questa riapertura? Tanta fatica per una lezione frontale e pratica con mascherina e guanti. Una lezione di danza in più non cambierà il mondo. Il nostro lavoro non lo cambierà, esso è pieno di contraddizioni e di difetti che il virus ha messo ancora più in evidenza.  Secondo me anche le palestre e i centri privati di danza non avrebbero dovuto riaprire. Forse il ministro Spadafora ha concesso troppe agevolazioni per la riapertura.

Quanto tempo ci vorrà per uscire da questa fase?

A mio avviso molto. Oggi uscire di casa dovrebbe farmi sentire tutelata da una serie di norme che purtroppo non vedo attuate. Tutto è demandato alle nostre responsabilità, ma purtroppo in giro ci sono molti incoscienti. Credo che solo il vaccino ci possa salvare, cosi come è accaduto in precedenza con altre malattie di successione rapida.

Purtroppo il Covid-19 non è come gli altri virus che per contrarli devi trovarti in determinate circostanze. Ho insegnato danza in Africa mentre c’era l’ebola e ci controllavano solo la temperatura. Non c’erano gli asintomatici e il rischio di contagio era super visibile in quanto poteva avvenire solo nel momento del picco massimo della malattia. Con il Covid le cose sono molto più complicate. Per affrontarlo ci vuole un lavoro di collaborazione internazionale e planetaria mentre le preoccupazioni degli Stati colpiti sono quelle di “chi riapre prima”. Non siamo isolati, siamo in globalizzazione e rischiamo nuovi focolai.

A quanto ammonta, secondo Enrica Palmieri il danno subito dalla formazione?

La formazione dell’Accademia non ha subito gravi danni, anzi direi che finalmente con il lockdown i ragazzi hanno avuto più tempo da dedicare allo studio e all’ approfondimento teorico. Sono stati privati di quel dinamismo che li distraeva continuamente e si sono dedicati alla visione di spettacoli in video e alla lettura di libri. Hanno conosciuto meglio il loro corpo, lavorando senza specchio, negli spazi piccoli delle loro stanze ad esempio. Qualcuno di loro ha vissuto anche tensioni familiari dovute purtroppo a qualche contagiato tra i propri cari. La didattica a distanza e le esperienze del lockdown li ha fatti migliorare, sarebbe stato meglio continuarla, ciò avrebbe evitato meno rischi per la salute e meno responsabilità penali da parte mia. Non credo sia poi così bello tornare a lezione con mascherine e guanti e con norme rigide che impediscono un uso dello spazio al massimo.

Una riscoperta dell’altro.

Sicuramente. I ragazzi hanno preso coscienza di una diversa visione del mondo e su questo punto di vista la pandemia ha sicuramente portato un giovamento. La paura, il dolore, le scene viste in tv delle fosse comuni e dei numerosi morti rimarranno impresse nella loro memoria. Tutto ciò li ha sicuramente sensibilizzati alla solidarietà scollandoli dal nostro modello culturale in cui regna l’egoismo, l’individualismo e la solitudine. Ritrovandosi chiusi in casa si sono finalmente accorti dell’esistenza dell’altro, del vicino di casa, quello del balcone affianco. Spero che questo rimanga per loro un arricchimento.

Cosa ne pensa della riapertura dei teatri?

Non sono d’accordo e personalmente non andrò a teatro per un po’ di tempo perché ritengo che il messaggio così come è stato dato sia sbagliato. Andremmo poi a vedere cose non nuove. Il teatro dovrebbe parlarci dell’oggi, ma a queste condizioni andremmo a vedere la cultura di ieri.  Pretendo che la classe politica, gli intellettuali e gli artisti mi parlino di come cambiare il sistema, non voglio vedere lo spettacolo di tre mesi fa. Il Covid ci ha cambiati, e il teatro dovrebbe portare sulla scena la creatività che viene fuori con tutti gli impedimenti del momento.

Non vanifichiamo i sacrifici fino ad ora fatti.

Tornare a come prima si rischia di fare di questa piccola esperienza solo una parentesi inutile; senza contare tutte le persone che si sono sacrificate per noi nei reparti ospedalieri. Ho perso un amico medico a causa del Covid, non voglio pensare di tornare indietro ad un sistema che lo ha reso una vittima sacrificale – dice Enrica Palmieri commuovendosi – Quando è scoppiata la pandemia non volevo credere a quello che stava succedendo. Avevo programmato numerosi viaggi per i miei studenti in Italia e all’estero, mi sembrava impossibile dover rinunciare e quindi ho pensato a rimandarli. Mi sono resa conto poi che ci trovavamo di fronte ad un virus che è molto più grande di noi e che non guarda in faccia a nessuno.

Che cosa ci lascerà questa esperienza?

Credo che il virus sia qui per darci un messaggio. Se riuscissimo a coglierlo – dice la Palmieri – allora il virus avrebbe senz’ altro la sua utilità, nella storia niente è inutile. Il virus oggi ci sta restituendo tutti gli errori fatti negli ultimi settant’anni della storia, in particolare a danno dell’ecosistema. Ci sta forse dicendo che dobbiamo abbandonare il consumismo conpulsivo delle risorse naturali. Dovremmo invece abbracciare un umanesimo vero che restituisca all’uomo il posto giusto in questo mondo insieme agli altri essere viventi.

Quali sono le sue preoccupazioni in queste ore?

Attualmente non abbiamo un’organizzazione capillare esterna che ci permette di vivere con serenità la nostra riapertura. Ho mandato una nota al Ministro Manfredi (monte orari, numero docenti, universitari, personale interno e d esterno…) chiedendogli anche un incontro perché volevo illustrargli la situazione di un istituzione universitaria quale è la nostra, abbiamo bisogno di un protocollo a misura per l’Accademia Nazionale di Danza ma non sono stata né ricevuta e né ascoltata. Chiedevo un sopralluogo dal ministero della salute.

A febbraio avevo già disposto misure cautelative.

Già prima del lockdown ho preso autonomamente iniziative cautelative per salvaguardare gli iscritti e il corpo docenti. Ho messo loro a disposizione mascherine, guanti e igienizzanti ad uso facoltativo. Dopodiché ho bloccato le ammissioni ai corsi triennali di circa quattrocentocinquanta aspiranti da tutta Italia appellandomi ad un’ordinanza della Sindaca Raggi che ha bloccato tutti i concorsi. Ora i ragazzi sono in attesa di sapere come concorrere a distanza. E’ contraddittorio che le Università, che se la cavano benissimo con la didattica on line, debbano riaprire mentre gli Istituti scolastici di ogni ordine e grado debbano rimanere chiusi.

Enrica Palmieri quali progetti è riuscita a realizzare a distanza?

A distanza siamo riusciti a fare anche i tirocini con le assistenze a distanza dei docenti a distanza, ho mantenuto il Premio Roma con la videodanza, ho portato avanti sempre a distanza il progetto per bambini dai sei ai dieci anni su Rodari in occasione del centenario attraverso video tutorial per garantire un minimo di didattica alle famiglie.

Lei è per le lezioni online?

Molti squalificano l’apprendimento a distanza sottolineando l’assenza di socialità, proviamo invece a cambiare il nostro punto di vista cominciando a pensare che la socialità non è stare appiccicati uno all’ altro bensì il senso di responsabilità di ognuno per gli altri. Sono propensa all’ <<App>> il cui uso è fondamentale a mio avviso in questa ripartenza molto azzardata, siamo a rischio di una seconda ondata.

Sull’organizzazione del Concorso a Cattedra per l’assunzione di nuovi docenti AFAM come ha gravato la pandemia?

Prima del Covid-19 ho cercato di interagire con il MIUR per capire la valenza della modalità di partecipazione poi, purtropp,o è scoppiata la pandemia. Nel frattempo è stato pubblicato il bando di accesso senza che io lo sapessi e ora stiamo riscontrando in esso non poche criticità a cominciare dalla modalità di accesso: un test a crocette senza l’indicazione di un testo di riferimento. C’ è poi la questione del disagio che avranno i partecipanti di alcune nostre classi di concorso: costretti a sostenere l’esame in regioni del nord senza una commissione esperte in materia, ma di questo preferisco parlare quando tutto sarà meglio definito.

Inchiesta Covid-19/si cambia danza

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Giornalista e critica di danza, danzatrice, coreografa, docente di materie pratiche e teoriche della danza, docente di Lettere e Discipline Audiovisive. Laureata in Arti e Scienze dello Spettacolo e specializzata in Saperi e Tecniche dello Spettacolo all’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”. Dal 1990 è direttore artistico e insegnante del Centro Studi Danza Ceccano e curatrice del ”Premio Ceccano Danza". E’ inoltre direttrice e coreografa della CREATIVE Contemporary Dance Company.