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Definire la danza ( che non è il balletto)

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Nel tentativo di definire la danza, dobbiamo prima cercare di chiarire alcune ambiguità. La prima osservazione da fare è che danza e balletto non sono sinonimi e che quindi questi termini non dovrebbero essere utilizzati in maniera interscambiabile. Con il termine danza si dovrebbe definire la danza antropologica, ovvero la danza come attività umana universale, con una funzione sociale e rituale, appartenente ad ogni cultura del mondo e che varia enormemente da un paese all’altro. Il termine balletto invece, si riferisce ad una specifica forma di rappresentazione teatrale propria della cultura occidentale, certamente quella che si è maggiormente diffusa e radicata nell’immaginario collettivo, e che è il frutto di un lungo ed accurato processo di sublimazione del corpo e del movimento che si traduce in un preciso codice di movimento, la tecnica classica accademica. Anche la danza moderna, pur avendo reintegrato il valore antropologico della danza ed ampliando la sua ricerca alla sperimentazione delle unità di base del movimento e della motricità, in quanto rappresentazione teatrale della cultura occidentale del corpo e dei suoi codici, in quanto danza teatrale, non sempre riesce a sottrarsi del tutto al suo essere balletto.

Dopo questa prima osservazione, nel tentativo di definire la danza potremmo dire che questa rappresenta un macro insieme suddiviso in due insiemi, danza antropologica e danza teatrale e che il balletto è un sottoinsieme di quest’ultima. In ogni caso che sia danza antropologica, che sia danza teatrale, balletto o modern dance, l’aspetto fenomenologico più evidente della danza appare essere il movimento. Quindi dovrebbe essere abbastanza semplice definire la danza in base alla classificazione dei movimenti che la contraddistinguono e che differenziano la danza antropologica da quella teatrale e nella danza teatrale occidentale il balletto dalla danza moderna e così via.

Eppure non è così.

Secondo Charles-Lafayette Boilès, nel tentativo di definire la danza si incontra un paradosso : sebbene la danza sia un movimento non può essere definita da un punto di vista cinestetico. Questo paradosso deriva dal fatto che qualsiasi serie di movimenti eseguiti nella danza si può in genere trovare in altri tipi di comportamento cinestetico. (*)

In altre parole se i movimenti della vita e della quotidianeità possono potenzialmente ritrovarsi nella danza antropologica ed in alcuni casi anche in quella teatrale , è pur vero che non tutti i movimenti della vita sono considerati danza, quindi risulta difficile definire la danza esclusivamente dalla sua valenza cinestetica. Ci deve essere qualcosa in più. Ad esempio quando camminiamo per strada nessuno pensa di stare danzando e quel camminare non è percepito come danza. Se camminiamo su un palcoscenico qualcuno potrebbe pensare che quello che stiamo facendo è una azione danzata e forse qualcuno no. Quindi sebbene la danza sia un movimento, non tutti i movimenti sono considerati danza, e questo vuol dire che tra i possibili e potenziali movimenti che il corpo umano può eseguire, viene attuata una selezione che li definisce in quanto danza. 

Secondo Joann Wheeler Kealiinohomoku la danza è un modo di espressione transitoria, eseguita in una certa forma e stile del corpo umano che si muove nello spazio. La danza si presenta attraverso movimenti ritmici appositamente selezionati e controllati; il fenomeno che ne risulta è riconosciuto come danza sia da coloro che l’eseguono sia dagli osservatori stessi di un dato gruppo. (**) Più tardi preciserà : E’ sottinteso che la danza è un tipo di espressione emozionale che richiede insieme tempo e spazio. Si serve di un comportamento motorio in numerosi esempi che sono strettamente legati a caratteristiche finali di musicaltà. (***)

La definizione della Kealiinohomoku mette l’accento su alcuni elementi che vanno oltre la fenomenologia del movimento. La danza è un comportamento motorio di tipo emozionale che richiede insieme spazio e tempo ( ci sarebbe da chiedersi se esistano comportamenti motori assolutamente privi di valenza emozionale). Ed inoltre afferma che è il riconoscimento della danza in quanto tale che la definisce, e tale riconoscimento deve avvenire non solo ad opera dei sui creatori ed esecutori, ma anche dai suoi osservatori che siano persone facenti parte del gruppo sociale o nel caso della danza teatrale, dal pubblico.(****) Quindi l’intenzione di danzare e la percezione di assistere alla danza devono incontrarsi di fronte al medesimo atto motorio affinché questo venga considerato tale, altrimenti è come se emittente e ricevente parlassero due lingue diverse e quindi siano destinati a non riuscire a comunicare. Questo avviene a tutti i livelli sia per la danza antropologica da una cultura ad un altra, sia all’interno della cultura teatrale occidentale ad esempio tra balletto e sperimentazione. Ancora oggi quando si mette in essere una performance basata sull’improvvisazione in un luogo non convenzionale, ad esempio per strada, e quindi per un pubblico che non ha scelto di rivestire questo ruolo, non sempre quella performance è percepita come danza. Ogni cultura quindi dovrebbe negoziare e rinegoziare ogni volta cosa intende per movimento danzato e cosa intende per danza all’interno dello suo sviluppo e della sua evoluzione. Insomma su cosa è la danza e cosa non è, la risposta è nel contesto culturale che la definisce.

La danza come ogni arte è il  prodotto storico, artistico, sociale ed economico di un tempo e di uno spazio, e sempre intimamente legata alla cultura che rappresenta.Il concetto e la definizione di danza sembrano quindi essere compatibili e restringersi ad un solo tipo di cultura e mai ad un’altra, sempre in relazione da un epoca e non ad un’altra, proprio perché non sempre esiste compatibilità di vedute tra le varie culture del mondo, nelle varie epoche del mondo per quanto riguarda l’esatta definizione di quello che la danza è.

 

La danza teatrale occidentale

Quindi è il contesto (teatrale), l’ambito storico – culturale da cui deriva il movimento che lo definisce come danza (quale danza?), oltre che la piena e cosciente intenzionalità comunicativa. La danza potrebbe essere un insieme strutturato di movimenti ritmici,con funzione simbolica, mimica, evocativa, narrativa, proiettiva, selezionati e controllati nel tempo da una medesima cultura, il cui risultato è vissuto, conosciuto e riconosciuto come danza sia dai suoi creatori che dagli esecutori che dagli osservatori.L’esclusione o l’inclusione di tali movimenti ritmici nel sistema-danza è il frutto di un lungo processo di selezione storico – culturale.

Lo spettatore occidentale di oggi probabilmente non riconoscerebbe come danza quella di alcuni secoli fà, poiché è l’idea storica e culturale stessa di danza teatrale occidentale che è cambiata e che continua a cambiare in modo sempre più rapido e veloce.Quindi l’idea, il concetto di danza, di quello  che la danza è e quello che danza invece non è, non solo varia tra una cultura ed un’altra, ma subisce radicali modifiche anche all’interno della medesima cultura ed all’interno del medesimo un processo storico.

Quando infatti dentro una medesima cultura intervengono delle radicali inversioni, cambiamenti, rivoluzioni, come ad esempio è accaduto a tutta la cultura teatrale ed artistica  occidentale agli inizi del ‘900 con la danza mloderna, quella stessa cultura fa fatica a riconoscere le nuove forme che essa stessa sta elaborando, fino a rifiutarle, disconoscendole e cercando di rimuoverle. La danza moderna, alla sua nascita, ha avuto difficoltà a farsi riconoscere come tale, ed ancora oggi in alcuni casi stenta ancora a divenire cultura ufficiale.

Una “ naturale” selezione dei movimenti che possono rientrare nell’ universo dei movimenti danzati si è sviluppata nelle varie epoche e nelle varie culture sia per la danza antropologica che per la danza teatrale. La cultura occidentale in particolare è riuscita a definire un ambito circoscritto dei possibili movimenti che possono essere considerati danza teatrale. L’esempio più lucido è lo sviluppo della tecnica classica accademica e della sua forma teatrale, il balletto. Forma egemone per eccellenza fino agli inizi del ‘900 quando con la prima grande rivoluzione, come la definisce Roger Garaoudy , inizia a delinearsi una possibilità nuova e diversa di sentire il corpo:la danza moderna.

Gabriella Stazio

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FONTI

(*) Charles-Lafayette Boilès – Danza – Enciclopdia Einaudi, vol.4, 1978

(1) Kealiinohomoku J. 1965 A comparative study of dance as a constellation of motors bahaviors among African and United State Negroes – tesi inedita

(1) Kealiinohomoku J. 1969 An Anthropolgist looks at ballet as a form of ethnic dance ,in M. Van Tuyl Anthology of impulse – Dance Horizons

(2) Kealiinohomoku J.- 1972 – Folk dance inR. Dorson Folklore and folklife – Univertity of Chicago Press.

 

FOTO

Danza africana – in copertina

Dresden Frankfurt Dance Company – Jacopo Godani

Gauthier Dance

Mont Olympus – Jean Fabre

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Direttore artistico, manager ed insegnante del centro internazionale "Movimento Danza”, fondato a Napoli nel 1979 ed accreditato dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali come "Organismo di Promozione Nazionale della Danza”. Coreografa e direttore artistico della pluripremiata "Compagnia Movimento Danza" e del "Performing Arts Group". Direttore artistico ed event manager di rassegne, festival, eventi e bandi di danza contemporanea. Promotrice italiana e direttore artistico della "Giornata Mondiale della Danza". Editore di "Campadidanza Dance Magazine". Presidente di "Sistema MeD - Musica e Danza Campania", associazione aderente all’Unione Regionale Agis Campania.