Cominciamo una nuova rubrica Plié di pagina , letture ed approfondimenti che ci auguriamo creino interesse e curiosità in chi di danza vive, ma anche in chi la danza la conosce poco o voglia andare oltre l’attualità. Così come è sempre nello spirito del nostro dance magazine. Approfondimenti che pubblicheremo anche in più di una puntata.

A firmare la rubrica Gabriella Stazio, editore di Campadidanza, ma prima di tutto coreografa, danzatrice, manager culturale.

Come sia nata la danza, è ancora oggi questione controversa e le sue origini sono ancora confuse. E’ difficile infatti stabile da pitture rupestri risalenti alla bassa civiltà del paleolitico ritrovate nell’odierna Francia o Spagna, se queste descrivano uno sciamano che danza in stato di estasi o semplicemente un uomo con le braccia alzate.

Noi immaginiamo che quell’uomo danzi e probabilmente danzava.

Solo pochissime di queste pitture permettono una interpretazione più o meno certa. Si deve inoltre considerare che se le pitture rupestri del paleolitico avevano come obiettivo quello di creare immagini votive per ottenere effetti magici, e la danza doveva servire anch’essa ad ottenere lo stesso effetto. Potrebbe apparire quindi superfluo che un uomo occupato sostanzialmente a sopravvivere, a difendersi da animali feroci ed a procurarsi il cibo, avesse il tempo e l’intenzione di applicarsi alla creazione di pitture rupestri raffiguranti delle danze le quali dovevano ottenere lo stesso effetto magico delle danze stesse.

Appare comunque abbastanza chiaro che l’uomo della preistoria, benché impegnato nella produzione di strumenti utilitaristici che lo aiutino a risolvere i problemi della quotidianità, ad un certo punto scopre la possibilità di creare simulacri ed immagini della realtà che lo circonda. Questo processo sembra avere inizio in Europa nel primo periodo del Paleolitico superiore, ovvero 30.000 anni prima di Cristo, con le cosiddette Veneri primitive, statuette a tutto tondo antropomorfe, probabilmente legate al culto della fertilità. Solo più tardi, dobbiamo attendere intorno al 14.000/10.000 avanti Cristo, ha inizio la stagione della pittura parietale delle caverne, di cui sono stati ritrovati imponenti resti sia in Europa che in Africa del Nord.

In particolare nelle grotte dell’area franco-cantabrica e prima di ogni altra nella grotta di Lascaux, definita la “cappella Sistina della preistoria”, è stato possibile rinvenire le prime elaborazione grafiche su un ipotetico linguaggio del corpo, sia pure di derivazione animale.

metropolitanSe le Veneri primitive risalenti al Paleolitico superiore sono ancora delle riproduzioni statiche, anche se a tutto tondo del corpo umano, con il ritrovamento delle pitture della caverna di Lascaux si assiste ad passaggio molto importante oltre che abbastanza evidente nell’evoluzione dell’arte primitiva. I segni/disegni rinvenuti sulla nuda pietra iniziano infatti  ad esprimere un corpo animale in movimento ed in molti casi sono capaci di restituirci la vivacità, l’aggressività, l’atteggiamento, ovvero il “carattere” dell’animale che rappresentano. Oltre all’idea del movimento che tali pitture restituiscono, ciò che appare ancora più evidente ed importante è che la raffigurazione dell’animale non è più la semplice descrizione delle sue caratteristiche fisiche e  somatiche, ma che l’animale viene rappresentato attraverso l’interpretazione delle sue azioni e sull’effetto che tali azioni producono sull’uomo.

Si inizia ad individuare ed evidenziare attraverso queste espressioni grafiche un possibile e preciso linguaggio del corpo animale capace di parlare/comunicare attraverso i suoi movimenti della paura, della fuga, o della consapevolezza di essere più forte del  cacciatore.

Per l’uomo del Paleolitico, preoccupato unicamente della propria sopravvivenza e quindi dedito fondamentalmente alla caccia, diviene necessario cercare di conoscere e penetrare l’animale da cacciare per poterlo poi catturare più facilmente. Inizia quindi ad imitarne i movimenti, a coprirsi il viso con una maschera che lo raffiguri per potersi mimetizzare e quindi avvicinare meglio alla sua potenziale preda, ad assumerne atteggiamenti e movenze  che lo portino a divenire egli stesso animale.

L’uomo comincia a studiare l’animale si concentra su di lui e su se stesso, si immedesima prima e si trasforma poi nell’animale stesso fino ad arrivare alla rappresentazione stessa  dell’animale. Tale processo benché diretto ad un fine utilitaristico, ovvero la caccia per la sopravvivenza, diviene già teatro messa in scena, o meglio la fase di introspezione che prelude al teatro.

Cerchiamo di immaginare questi uomini che si preparano, che si concentrano per la caccia, che si impossessano dei movimenti dell’animale per poterlo possedere intimamente e forse per poter vincere anche la paura di morire al posto della preda, che si coprono il volto con maschere che li rappresentano e che a poco a poco prendono coscienza di divenire qualcosa di altro da se, che si trasformano in esseri a metà tra animale e uomo, che si avvicinano lentamente alla preda ricercandone l’essenza attraverso il movimento. Questi uomini hanno già iniziato a  rappresentare sé stessi e l’atto che andranno a compiere, hanno già iniziato a danzare.

cervi4La caverna con i suoi segni, disegni  si trasforma nel luogo dedicato alla preparazione della caccia, in cui il desiderio di catturare molti animali diviene atto propiziatorio, sacralità attraverso la ripetizione degli elementi che compongono il rito quotidiano, quindi magia. La caverna diviene lo spazio scenico, il teatro in cui l’uomo primitivo rappresenta le sue azioni, le sue aspirazioni e sé stesso.

E’ in queste caverne buie, solo parzialmente penetrate dalla luce del sole, destinate alla preparazione alle “celebrazioni” per la caccia che probabilmente nasce la danza, anzi che l’uomo inizia ad esprimersi ed a comunicare attraverso il corpo ed il movimento rappresentando e rappresentandosi.

Probabilmente vi è già una musica in questa danza che è quella prodotta dai corpi che si muovono,dalle armi che cozzano, dai piedi che corrono e rallentano, che strisciano o sfiorano il pavimento, dalle emissioni di fiato che accompagnano lo sforzo, dagli affanni, dalle grida di richiamo, di sorpresa, di paura, di imitazione del linguaggio della preda, per meglio rappresentarla e catturarla. Il suono è già in scena.

Si potrebbe dire che l’unione trinitaria tra danza, musica e parola esiste già nella realtà primordiale, prima ancora di divenire creazione intellettuale della civiltà greca, così come di quella indiana.

Intorno  al 10.000 avanti Cristo, con la fine dell’era glaciale e del Paleolitico,si assiste in Europa ad una profonda trasformazione climatica che ha come conseguenza il tramonto della civiltà dei cacciatori.

Nel mesolitico spagnolo nella zona del Levante, l’arte parietale continua a svilupparsi specie per quello che riguarda il movimento e la danza della figura umana, attraverso la rappresentazione ed il gusto per la composizione delle forme. Ci troviamo fino ad ora di fronte a culture prevalentemente maschili, in cui sono solo gli uomini a danzare, così come a cacciare; le donne non sono ammesse neanche come spettatrici del rito.

Lo studio della figura umana inizia ad acquistare una importanza sempre maggiore mano a mano che la vita pastorale si sostituisce a quella venatoria ed è con la coltivazione agricola ed il matriarcato che la danza subisce una evoluzione senza precedenti.

La mitologia lunare, lo sciamanesimo, il culto ancestrale, fanno comparire per la prima volta accanto alla figura del cerchio , il fronte ed addirittura il doppio fronte della contraddanza. I cerchi concentrici e le linee a serpentina dell’arte decorativa, trovano un loro corrispettivo anche nelle forme della danza.

Con l’inizio della pastorizia e poi con l’inizio delle piantagioni primitive, fino ad arrivare al Neolitico ed all’età del metallo, si passa a culture sempre più evolute, quella dei contadini e dei proprietari, in cui la danza a coppie miste, come imitazione dell’atto sessuale, diviene uno dei temi principali. Compaiono quindi anche le danze per solo donne, che assumono in queste società un ruolo considerevole, con il tema ricorrente dell’esibizione della propria sensualità.

Nella lunghissima età della preistoria quindi l’occupazione delle caverne, come luogo trovato e qualificato per la consapevole creazione artistica, è in grado di sviluppare contemporaneamente l’architettura, la scultura, la pittura, divenendo teatro della danza e della “poesia”, luogo dove l’arte assume dignità e necessarietà sociale, sia come strumento di vita,che come strumento di espressione e comunicazione.

La danza si trasforma e si evolve da reazione motoria spontanea ad opera d’arte cosciente e definita. Tale evoluzione è inevitabile se si considera che divenendo un atto propiziatorio, rituale, quindi religioso inizia la sua ricerca di equilibrio e dominio della forma, in cui risulti chiara ed intelligibile la strutturazione delle parti.

La danza diviene un elemento di primaria importanza all’interno della vitapilobolus della tribù, sia per gli auspici alla prosperità sia per la continuazione della specie, per cui la danza per poter assolvere al suo compito, deve obbligatoriamente respingere qualsiasi elemento approssimativo o frutto di improvvisazione poiché ogni errore potrebbe rendere meno efficace l’azione magica del rito, fino ad inficiarlo. Da ciò deriva la fondamentale importanza della corretta trasmissione delle forme danzate all’interno del gruppo nel solco della tradizione e del tirocinio necessario all’apprendimento ed alla preparazione dei suoi interpreti, che deve durare fino a quando la padronanza delle forme e dei movimenti non sia divenuta completa.

La danza viene affidata a quanti all’interno di una comunità, abbiano le caratteristiche di abilità, prestanza, elasticità, forma fisica necessarie affinché la danza assuma forme perfette e che attraverso un esecuzione senza sbavature ne riesca ad aumentare il valore. La danza viene quindi affidata in primo luogo agli uomini, ed anche tra di loro viene operata una selezione.

La comunità inizia a dividersi tra elementi attivi, i danzatori, ed elementi passivi, coloro che stanno a guardare, gli spettatori, ed inizia quindi anche la suddivisione degli spazi riservati agli uni ed agli altri.

Nelle danze frontali gli spettatori che si trovano in posizione privilegiata rispetto all’esecuzione della danza ed agli sguardi dei danzatori, diventano il fulcro dell’attenzione non solo degli interpreti, ma di tutta la comunità. La disposizione degli spettatori rispetto allo spazio della danza deve ripercorre quindi la suddivisione delle fasce sociali all’interno della tribù.

Il bravo danzatore è ricercato sia come amante che come sposo. Danzare male diviene un impedimento all’ accoppiamento, al matrimonio, quindi alla procreazione, alla conservazione della specie. Il bravo danzatore pur essendo un virtuoso non è comunque un professionista poiché la sua attività non è retribuita. Tale suddivisione comparirà solo più avanti, quando un padrone che paga o che governa, per procurarsi piacere e per valorizzare il proprio stato sociale, si rivolgerà all’artista per soddisfare la sua volontà, ed il suo bisogno di gloria.

Al danzatore principale si viene ad aggiungere poi un insieme di danzatori, che rinforzano l’intensità della danza, la disegnano con forme spaziali ed esaltano le capacità del protagonista.

La  danza quindi inizia ad essere presente in ogni momento della vita sociale e personale dell’uomo: danze funebri, danze di guerra, danze di accoppiamento, si aggiungono a quelle propiziatorie della caccia e del raccolto.

tribale-haringLa danza inizia a differenziarsi sotto l’influenza geografica, climatica, politica, religiosa, economica, in cui si individuano due grandi tendenze, quella della danza immaginativa che porta alla progressiva astrazione come in Asia, e quella della danza sensitiva che prevale specialmente in Europa.

L’ Europa, mondo della prospettiva e della tridimensionalità dello spazio, della fedeltà delle forme alla realtà, ricerca nell’arte della danza un equilibrio tra emozione, sensazione, sensi e sviluppo della razionalità e perfezione, che la porterà, attraverso un percorso lungo secoli, fino alla completa astrazione  del corpo danzante.

Gabriella Stazio

Lascaux in Francia _ arte rupestre, databile tra il 15.000 e il 14.500 a. C.  _ In copertina

Arte Egizia preistorica _ reperti datati dal 4400 al 2649 a.C

Sciamano nella grotta dei Cervi _ Porto Badisco _ Italia _ tra il 4.000 ed il 3.000 a.C.

Pilobolus Dance Theatre _  Megawatt

Keith Haring

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Direttore artistico, manager ed insegnante del centro internazionale "Movimento Danza”, fondato a Napoli nel 1979 ed accreditato dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali come "Organismo di Promozione Nazionale della Danza”. Coreografa e direttore artistico della pluripremiata "Compagnia Movimento Danza" e del "Performing Arts Group". Direttore artistico ed event manager di rassegne, festival, eventi e bandi di danza contemporanea. Promotrice italiana e direttore artistico della "Giornata Mondiale della Danza". Editore di "Campadidanza Dance Magazine". Presidente di "Sistema MeD - Musica e Danza Campania", associazione aderente all’Unione Regionale Agis Campania.