Napoli

NAPOLI – Giovedì 12 maggio, presso la Sala Filangieri dell’Archivio di Stato, si è tenuta la presentazione del volume Danza e Ballo a Napoli. Un dialogo con l’Europa (1806-1861), atti dell’omonimo convegno del 2017. Il volume, a cura di Paologiovanni Maione e Maria Venuso, è edito dalla Fondazione Pietà de’ Turchini. La presentazione si è conclusa con la performance teorico-pratica sulla Tarantella di Gaetano Dura a cura di Ornella Di Tondo e Noretta Nori.

Una doverosa pubblicazione

Ha moderato la presentazione Elisabetta Testa, docente di Storia della Danza presso Scuola di Ballo del Teatro di San Carlo e di tecnica classica presso Movimento Danza.

Il primo intervento è stato quello di Candida Carrino, direttrice dell’Archivio di Stato di Napoli. L’obiettivo dell’Archivio, ha raccontato la direttrice, è quello di rivolgersi a un pubblico sempre più ampio e meno specialistico. Anche attraverso l’uso dei social media, infatti, l’Archivio intende coinvolgere non solo storici e studiosi, ma tutti coloro che desiderano leggere nei documenti narrazioni e racconti. Facendo quindi dell’Archivio la Casa delle storie.

È stato il turno poi di Federica Castaldo, presidente della Fondazione Pietà de’ Turchini di Napoli. La Castaldo ha ricordato che proprio nell’Archivio di Napoli, nel 2017, si è svolto il convegno “Danza e Ballo a Napoli. Un dialogo con l’Europa (1806-1861)”. Il convegno è stato il punto di incontro degli interessi gemelli coltivati dalla Fondazione, da AIRDanza e dall’Archivio. Pubblicare gli atti del convegno è oggi necessario anche per ridare vita all’editoria specialistica.

Ha chiuso la prima sezione della presentazione Paola De Simone, presidente di AIRDanza. La danza, forse più di altre discipline ha sottolineato la presidente, rende evidente la sinergia tra le differenti arti. E questo i Borbone lo avevano ben compreso, impiegando la danza per veicolare il loro messaggio politico-culturale. Oggi è fondamentale ripristinare il collegamento tra le arti e i saperi. Senza non c’è futuro e si rischia di lasciare ai giovani dei segmenti culturali staccati.

Napoli, capitale europea

E sulla scia della interdisciplinarità è proseguito, dunque, il successivo intervento di Alessandro Pontremoli, docente di Storia della Danza presso l’Università degli Studi di Torino. Il professore ha ricordato che negli anni Ottanta del secolo scorso, la Storia della danza era interdisciplinare. Tanto che oggi si parla di Studi di danza, in senso più ampio. In riferimento al volume presentato, Pontremoli ha evidenziato come gli atti del convegno sembrano essere frutto di un pensiero comune.

Infatti, ha continuato Paologiovanni Maione, Conservatorio di Musica San Pietro a Majella, quello del 2017 più che un convegno sembrava una grande festa sullo spettacolo ottocentesco a Napoli. La città partenopea, appunto, nel corso dei secoli ha attirato, accolto e assorbito grandi esperienze dall’esterno. Elaborandole e restituendole all’Europa. Nell’Ottocento, ha affermato Maione, Napoli intesseva un dialogo alla pari con le altre capitali europee.

Insieme a Paologiovanni Maione, anche Maria Venuso, Istituto Suor Orsola Benincasa, è curatrice del volume presentato. Nel suo intervento, la Venuso ha notato che, a distanza di cinque anni, si parla ancora del convegno, il che è insolito e dà la misura dell’importanza dell’evento. Un convegno articolato in più mostre, come quella organizzata da Giovanna Caridei all’Archivio di Stato di Napoli. Sul sito di AIRDanza e della Fondazione Pietà de’ Turchini, ha concluso la Venuso, è possibile visionare l’appendice del volume.

La tarantella: danza folklorica-borghese

Hanno chiuso la presentazione del volume Danza e Ballo a Napoli. Un dialogo con l’Europa (1806-1861) Ornella Di Tondo, Università di Roma “La Sapienza”, e Noretta Nori, etnoantropologa della danza. Nel loro intervento teorico-pratico hanno raccontato la ricerca e il lavoro di ricostruzione filologica svolta sulle tavole sparse della Tarantella di Gaetano Dura. La Tarantella, hanno dimostrato Di Tondo e Nori, è una danza che presenta tanti livelli: da quello più folklorico a quello più borghese.

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