Danse macabre

NAPOLI – Fragorosi applausi al termine di Danse macabre, prima italiana della nuova creazione di Martin Zimmermann. Il debutto nazionale ha avuto luogo, giovedì 16 giugno, al Teatro Mercadante per la Sezione Danza del Campania Teatro Festival. Venerdì 17, ore 19:00, la replica.

Rifiuti umani

Grottesco, tragicomico, umoristico, macabro secondo appuntamento con la danza all’interno del Campania Teatro Festival. Danse macabre è un fantasmagorico amalgama di forme spettacolari differenti: danza, canto, physical theatre, black theatre.

Sulla scena – una caotica discarica – tre singolari personaggi vivono ai margini della società. Emarginati, isolati, denigrati, veri e propri rifiuti umani, i tre tentano di ritrovare la propria umanità. Chiedono solo di essere accettati per quello che sono, sfuggendo e sottraendosi a ogni categorizzazione che la società impone. Ma, nel tentativo di autoaffermazione si trovano a scontrarsi, e perdere, con la discarica stessa che abitano. 

Un’ombra oscura, infatti, si aggira tra loro: la Morte, interpretato dallo stesso Zimmermann. Con sadica ironia, la Morte – deus ex machina in senso letterale poiché tutta la scena è un enorme macchinario – manipola, controlla, influenza e si prende gioco dei tre. Uno scheletro ballerino quello incarnato dal coreografo svizzero – ideatore e regista dello spettacolo – che come un clown cade anch’egli vittima dei propri tranelli. 

E proprio dal circo sembrano infatti provenire i tre protagonisti di Danse macabre, interpretati da Tarek Halaby, Dimitri Jourde e Methinee Wongtrakoon. Un divertente ubriacone-giocoliere; un cantante androgino, quasi una moderna donna barbuta; una contorsionista inquietante e misteriosa. Il circo, in effetti, fa parte della formazione di Zimmermann, ma l’umorismo e le risate celano una realtà ben più amara: quella dei reietti.

Methinee Wongtrakoon in “Danse macabre” di Martin Zimmermann

Acrobatico, magnetico, stupefacente

Formidabili gli interpreti nel portare avanti una esibizione di un’ora e mezza alternando sequenze di acrobatismo estremo con scene più introspettive. Si tratta, quindi, di una prova fisica notevole, a cui si somma un carisma interpretativo magnetico. Tuttavia, alcuni momenti di ritmo calante hanno quasi rischiato di perdere l’attenzione del pubblico. 

Non è stato semplice, infatti, per il pubblico seguire così tante situazioni che avvenivano in simultanea in differenti punti del palco-discarica. Anche all’occhio più attento sfugge sempre qualche dettaglio, ma l’effetto è voluto e cela con maestria cambi di scena e trucchi scenografici

I performer in scena, infatti, sono solo quattro ma sembrano essere almeno il triplo. Scompaiono in un punto del palco per apparire in tutt’altro luogo, con effetto straniante e stupefacente che ha entusiasmato gli spettatori. 

Un scenografia sorprendente

Geniale Zimmermann nel concepire una scenografia tanto mutevole da sembrare viva: piattaforme rotanti, porte e sostegni amovibili, botole, luci al neon, scatole di cartone. Tutto cambia e si trasforma in un caos palpitante che travolge i tre malcapitati e li conduce in una catabasi. Un viaggio che culmina quando la Morte – irriverente alter ego del coreografo svizzero – spalanca le porte dell’Inferno, denudando del tutto la scenografia e dando il via a una skeleton dance.

Sottile, inoltre, il riferimento a Michael Jackson, un tributo riconoscibile nel costume della Morte e in alcune movenze nell’ensemble finale. Quasi una citazione di Thriller con tanto di lugubre risata che ha strappato al pubblico un prematuro applauso.
Prematuro poiché lo spettacolo, che sembrava aver trovato in tal modo degna conclusione, prosegue invece con un prologo forse un po’ fuoriluogo. Ma ciò non ha scoraggiato il pubblico che è, infine, esploso in una entusiasta ovazione.

Martin Zimmermann nei panni della Morte in “Danse macabre”

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