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BERLINO – Dal 16 al 18 gennaio 2024, presso il Berliner Festspiele, nell’ambito della Performing Arts Season, Rachid Ouramdane e la Compagnie de Chaillot sono andati in scena con Corps extrêmes.
Lo spettacolo inizia con il video, realizzato da Jean-Camille Goimard, in cui Nathan Paulin, il famoso highliner francese, cammina su una fune, sospeso nel vuoto, dalla cima di una montagna a un’altra.
Highlining for me is walking, almost flying dice l’atleta mentre attraversa lo spazio senza incertezze.
Mentre scorrono le immagini di una delle sue vertiginose imprese, si ascolta la sua voce. Paulin ci parla della paura che ha imparato a dominare, dello stress che non trova spazio nei suoi pensieri quando è concentrato nella traversata, del vento, che lo a volte lo aiuta e a volte rende il suo equilibrio più precario. Ci racconta di come ha imparato a sentire il suo corpo, delle allucinazioni, che talvolta gli è capitato di avere mentre era a 4000 metri da terra, e della libertà, che è la ragione per cui continua a camminare nell’aria.
Dal video, si passa alla realtà del teatro, dove il funambolo attraversa lo stage su una corda, da una parete all’altra. Poi, continuando a sfidare la gravità e le leggi della fisica, il danzatore e coreografo Rachid Ouramdane e la Compagnie de Chaillot entrano in scena calandosi dalla parete che fa da fondale e formano tre torri per consentire a una delle performer di raggiungere Nathan Paulin, che la sostiene per un polso, prima di lasciarla cadere nelle braccia dei compagni.
Da questo momento, si susseguono prese dinamiche e sempre più veloci. Il muro viene usato come sponda o come trampolino di lancio. Corpi, dalle spalle di uno alle braccia di un altro, attraversano la sala come missili. Poi, accompagnati dalla musica elettronica un po’ dreamy e un po’ ipnotica di Jean-Baptiste Julien, i performer, sdraiati sul pavimento, sostengono i compagni con i piedi, sospendendoli nell’aria e o facendoli virare. Dopo altre spettacolari acrobazie seguono altre due testimonianze, una sui rischi e sul ricominciare dopo un ‘incidente’ e l’altra sulla dualità di chi scala una parete rocciosa, da un lato spettatore, dall’altro protagonista dell’impresa.
Lo spettacolo regala molte emozioni agli spettatori che seguono ogni virtuosismo con il fiato sospeso. Peccato soltanto che Nathan Paulin sparisca per buona parte della esibizione invece di continuare a interagire con gli altri performer, trovando nuovi e diversi modi per ‘dialogare’ con loro.
Corps extrêmes, a metà tra documentario e performance, non è soltanto uno spettacolo avvincente, ma anche un invito a usare e sentire il nostro corpo al fine di superare le nostre paure e lo stress quotidiano.
BERLIN – From the 16th to the 18th January 2024, at the Berliner Festspiele and as part of thePerforming ArtsSeason, Rachid Ouramdane and the Compagnie de Chaillot presented Corps extrêmes.
The show begins with the video by Jean-Camille Goimard, in which Nathan Paulin, the famous French highliner, walkson a tightrope, suspended in the air, from the top of one mountain to another.
“Highlining for me is walking, almost flying” says the athlete as he crosses space withouthesitation.
While the images of one of his dizzying feats scroll by, Paulin’s voice tell us about the fear that he has learned to overcome, about the stress that has no place inhis thoughts when he is concentrated on the crossing, about the wind, which sometimeshelps him and sometimes imperils his balance. He tells us about how helearned to feel his body, about thehallucinations he sometimes had while he was at analtitude of 4000 meters, and about the unique sense of freedom which keeps him walking in the air.
From the video, the show moves on to the reality of the theater, where the highlinercrosses the stage on a rope, from one wall to the opposite. Then, continuing to defygravity and other laws of physics, the dancer and choreographer Rachid Ouramdane andthe Compagnie de Chaillot enter the scene. They lower themselves from the wall used asbackdrop and form three towers to allow one of them to reach Nathan Paulin, who holdsthe performer by the wrist, before letting her fall into the arms of her companions.
From this moment, dynamic and increasingly faster body lifts follow one another. Thewall is used as a bank or as a springboard. Bodies, from the shoulders of one to the armsof another performer, cross the room like missiles. Then, accompanied by the dreamy andhypnoticelectronic music by Jean-Baptiste Julien, the performers, lying on the floor, support their companionswith their feet, suspending them in the air and making them swirl. After otherspectacular acrobatics, two more testimonies follow. One is about the risks and thestarting over after an ‘accident’ and the other one about the duality of those who climb arock face, who are both spectators and protagonists of the adventure.
The show offers many emotions to the audience, who follows every daring feat while holding their breath. It’s just a shame that Nathan Paulin disappears for a good part of theperformance instead of continuing to interact with the other performers, finding new and different ways to enter in a dialogue with them.
Corps extrêmes, halfway between documentary and performance, is not only acompelling show, but also an invitation to use and feel our body in order to overcomeour fears and daily stress.
