Robert Mapplethorpe, White Gauze, 1984. © Robert Mapplethorpe Foundation. Used by permission

NAPOLI – Dal 15 dicembre 2018 all’8 aprile 2019, il terzo piano del Madre · Museo d’arte contemporanea Donnaregina della Regione Campania, ospiterà la retrospettiva Robert Mapplethorpe. Coreografia per una mostra/Choreography for an Exhibition, un importante progetto curato da Laura Valente e Andrea Viliani, organizzata in collaborazione con la Robert Mapplethorpe Foundation di New York.

La mostra, dedicata a uno dei maestri della fotografia del XX secolo, coincide con il trentennale della personale itinerante The Perfect Moment, il cui primo capitolo fu presentato nel dicembre 1988 all’Institute of Contemporary Art/ University of Pennsylvania di Philadelphia, pochi mesi prima della scomparsa dell’artista,
avvenuta il 9 marzo 1989, all’età di 43 anni.

Più di 160 opere, comprese quelle provenienti dal Museo Archeologico Nazionale di Napoli, dal Museo e Real Bosco di Capodimonte e dalla Reggia di Caserta (Collezione Terrae Motus), grazie ad una collaborazione virtuosa tra istituzioni.

Un ipotetico dialogo tra antichità e modernità, tra fotografia e danza, che al Madre va in scena non solo nella sezione espositiva, ma anche attraverso un programma di performance dal vivo commissionate per la mostra ad alcuni dei più importanti coreografi della scena internazionale.

Robert Mapplethorpe, Thomas and Dovanna, 1986. © Robert Mapplethorpe Foundation. Used by permission

Ha aperto il cartellone performativo Olivier Dubois, Direttore della Compagnie Olivier Dubois, ed ex Direttore Ballet du Nord dal 2014 al 2017, incluso nella lista dei venticinque migliori ballerini al mondo nel 2011, che sarà autore di una creazione originale commissionata e prodotta per il museo Madre, In Dialogue with Bob, in occasione dell’opening (14 dicembre), con una seconda messa in scena il giorno successivo. La nuova creazione di Dubois vedrà la partecipazione di performer scelti in audizioni pubbliche a Napoli dal coreografo nelle scorse settimane.

Questa esperienza porta per la prima volta al museo d’arte contemporanea il format Abballamm’!, ideato da Laura Valente – coordinamento Gennaro Cimmino, collaborazione di Susanna Sastro –progetto con cui da tre anni la direzione artistica danza del Ravello Festival, prodotto dalla Regione Campania, coinvolge i migliori talenti del territorio, a cui viene data l’occasione di prendere parte a residenze e progetti speciali che hanno
coinvolto fino ad ora artisti come Dimitris Papaioannou, Marie Chouinard, Bill T. Jones.

A tal proposito spiegano i curatori Laura Valente e Andrea Viliani:

<<Le opere del fotografo americano non erano mai state poste in un confronto diretto, prima d’ora, con quell’evidente componente performativa che sembra animarle La Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee afferma così la sua vocazione di collettore fra diverse espressioni creative che si congiungono, qui e ora, per ripensare e rimodulare sperimentalmente la fruizione e la natura stessa di un museo. Una “danza” fra opere e azioni coreografiche, che propone un’esperienza conoscitiva nuova delle opere dell’artista newyorkese, reinterpretate alla luce del dinamismo che scaturisce dai corpi ritratti, dai riferimenti alla scultura e alla pittura, dal trasporto sensuale e immediato suggerito proprio dalla ricerca di quella proporzione e perfezione formale che è una cifra costante della sua produzione. Sono caratteristiche, queste, che si accordano con la rigorosa disciplina fisica e con le evoluzioni dinamiche proprie della danza. Non è un caso, infatti, che i corpi di Bill T. Jones, Gregory Hines, Molissa Fenley e Lucinda Childs siano il doppio danzante delle più significative opere di Mapplethorpe. L’obiettivo di questa mostra è, dunque, coniugare l’aspetto espositivo e quello coreografico, attraverso il coinvolgimento di artisti che, per tutta la durata della mostra stessa, realizzeranno degli interventi site-specific in dialogo con le opere e con le suggestioni che esse evocano, restituendo loro nuova forza e ampliando la prospettiva con cui il pubblico vi si avvicinerà. A guidare gli autori e gli interpreti delle performance è una rigorosa attenzione ai temi, all’estetica e
alla composizione delle fotografie di Mapplethorpe: il richiamo ai canoni dell’arte neoclassica; l’affievolimento delle differenze fra generi e identità sessuali; il continuo concentrarsi sul contrasto bianco-nero; la fragilità (se non l’inesistenza) del confine fra dolore e piacere; il seducente glamour della scena artistica e culturale
newyorkese negli anni Settanta e Ottanta, di cui Mapplethorpe fu tra i massimi rappresentanti, mescolato ad un gioco di rimandi ed evocazioni ad una Napoli in perenne oscillazione tra vita e morte>>.

Il cartellone performativo di Coreografia per una mostra è proseguito  mercoledì 19 dicembre con una creazione originale di Vadim Stein, commissionata e prodotta per il Madre dal fotografo e visual artist ucraino, con coreografia di Anna Gerus.

The Floating Grace è un luogo dell’anima, astratto e potente allo stesso tempo, in cui lo spettatore è invitato a intraprendere un viaggio nella bellezza, rivelata dall’eco di due grandi artisti del XX secolo, Robert Mapplethorpe e Martha Graham, in un gioco continuo di rimandi e riflessi, a cui Stein aggiunge la sua cifra stilistica inconfondibile, quell’indagine sulla figura umana, scandita da pose plastiche e potenziata dall’uso di materiale tessile aderentissimo. Con Graham, la modern dance americana inizia a costruire la sua storia, influenzando artisti di ogni estrazione e tinta. È la coreografa a creare un linguaggio nuovo, basato sul movimento come massima forma di espressione del corpo umano. Per Stein, la celebre serie fotografica White Gauze (1984) di Mapplethorpe, in mostra al Madre, prende vita attraverso i corpi dei performer, avvolti e ridisegnati dal tessuto. Esattamente come nei suoi scatti.

Letizia Gioia Monda

Iscriviti alla newsletter di Campadidanza

Iscriviti alla Newsletter