Coppelia
Midori Watanabe e Carlotta Plebs. Foto di Falezza Stefano

AVELLINO – Ha intenerito il pubblico e invitato a riflettere la riscrittura del balletto di repertorio Coppelia, coreografia di Laura Corradi, in scena domenica 08 ottobre a Palazzo Ducale Orsini di Solofra. Ospite di Ra.I.D. Festivals, infatti, la compagnia veronese Ersilia Danza diretta dalla Corradi stessa. Ma prima della sorprendente performance – autentica prova di bravura per le interpreti Midori Watanabe e Carlotta Plebs – l’incontro con le arti promosso dal progetto speciale Come as you are.

Dopo la fotografia, il fumetto, la letteratura, l’arte moderna e contemporanea, Come as you are – il progetto speciale portato avanti da Borderline Danza – dialoga anche con la scultura. Presente infatti nella mattinata dell’08 ottobre presso la Fondazione De Chiara De Maio, lo scultore Emanuele Stifano, noto per la controversa Spigolatrice di Sapri.

Nella sala dedicata all’arte moderna della Fondazione DE, lo scultore ha presentato la sua creazione in marmo di Carrara dal titolo L’oceano di silenzio. Ispirata all’omonimo brano di Franco Battiato, la scultura raffigura due mani giunte inscritte in un cerchio di mosaico dorato. Un’opera dalle linee essenziali eppure carica di significato, che emana calma e purezza.

“Coppelia” ironica e introspettiva

Alberta Finocchiario, tecnico e organizzatore della Compagnia Ersilia Danza, accoglie gli spettatori nella sala di Palazzo Ducale Orsini. “Ersilia Danza è una compagnia riconosciuta dal MiC, con più di 30 anni di attività alle spalle. Ringrazio tutto lo staff di Ra.I.D. Festivals per averci invitato a partecipare a questa edizione con Coppelia. La coreografa e direttrice artistica Laura Corradi ha rivisitato questo balletto di repertorio concentrandosi sul significato psicologico della bambola”. Finocchiaro ha poi invitato i giovani a fruire sempre più di spettacoli di danza, sottolineando che purtroppo dopo il Covid il pubblico è diminuito. “Non smettete di affollare i teatri”.

Una voce registrata espone brevemente la trama del balletto originale, andato in scena per la prima volta nel 1870 all’Operà di Parigi con coreografie di Saint-Léon su musiche di Leo Delibes. Ispirato a uno scritto di E. T. A. Hoffmann, Coppelia racconta dell’amore di Swanilda per Franz, che a sua volta è affascinato dalla misteriosa Coppelia. Ma quando Franz scopre che quest’ultima è una bambola meccanica, torna a rivolgere il proprio affetto verso Swanilda.

Coppelia, interpretata da Midori Watanabe nella versione di Corradi, si presenta proprio come l’originale: seduta su una sedia e con un libro in mano. Arriva Swanilda, ingenua fanciulla incarnata da Carlotta Plebs, e interagendo con Coppelia ne svela la natura meccanica e artificiale. Una performance ironica a cui fa eco una musica piuttosto inquietante: l’atmosfera che ne deriva induce lo spettatore a cercare da subito un significato più profondo.

Le due diventano amiche, compagnie di giochi, e man mano Swanilda insegna a Coppelia a camminare, a parlare. Persino a provare sentimenti: gioia, dolore, empatia, compassione. Un idillio che si infrange quando ogni tentativo di Swanilda di farsi notare da Franz – personaggio solo evocato dalle parole della Plebs – fallisce. Alla fine sarà Coppelia stessa a salvare l’amica dalla delusione d’amore.

La Coppelia di Laura Corradi per Ersilia Danza ha una tessitura drammaturgica molto chiara, forse proprio perché poggia sulla trama del balletto ottocentesco. Ma allo stesso tempo, questa chiarezza apre le porte a infinite interpretazioni: Swanilda e Coppelia possono essere una bambina che gioca con la sua bambola. Oppure due donne che si contendono lo stesso uomo e che alla fine vi rinunciano per far trionfare amicizia e solidarietà femminile. O ancora: Coppelia, la bambola, potrebbe essere in realtà la coscienza di Swanilda che la mette in guardia, la protegge dalla delusione d’amore.

Tutta la performance è una prova di bravura delle due interpreti, una gara d’abilità dall’inizio fino agli inchini danzati alla fine. Watanabe è la bambola perfetta: snodata, sembra fatta di gomma e allo stesso tempo sa rendersi rigida e muoversi a scatti, come un automa meccanico. Il suo volto è una maschera di impassibilità, che sa colorarsi d’espressione quando la bambola scopre l’empatia. Altrettanto virtuosa Plebes che oltre alla bravura tecnica – il suo personaggio è caratterizzato da movimenti fluidi, specchio dell’animo fanciullesco di Swanilda – mostra una sorprendente dote espressiva della voce. La performance, infatti, combina in modo vincente danza e voce: Plebs ha così saputo incarnare al meglio l’aspetto più infantile e ingenuo di Swanilda, suscitando compassione e tenerezza negli spettatori. La versione di Coppelia firmata da Corradi non potrebbe mai funzionare senza queste due eccezionali interpreti.

Alla fine, nell’incontro col pubblico, le due danzatrici hanno rivelato che ogni messa in scena di questo spettacolo è diversa: a volte prevale l’ironia, altre un’atmosfera più seria e introspettiva. La platea e in particolare le reazioni del pubblico alle battute – rivelano Plebs e Watanabe – influisce in maniera sensibile sulla loro esecuzione, regalando di volta in volta una performance unica.

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