Buccafusca

Questa rubrica nasce dall’idea di segnalare quelle persone che partendo dallo studio della danza, dopo una prima formazione nella nostra città o regione, hanno trovato strade e percorsi, legati alla danza ma non solo, per realizzare i loro sogni.

Iniziamo con Simona Ferrara, classe 1986, che si è avvicinata alla danza fin da piccola in punta di piedi.  Per il  suo fisico imponente, oggi è quasi un metro e novanta,  si è sempre sentita quasi fuori luogo in un ambito di fisici esili e scattanti. Eppure il suo studio serio e appassionato l’ha portata con successo al diploma. La sua strada nel mondo della danza  Simona non l’ha trovata sulla scena ma dietro le quinte. La incontriamo un paio di giorni prima che parta per New York dove, dopo una breve pausa in Italia, ricomincerà a lavorare come Company Manager della Martha Graham Dance Company, la più antica e prestigiosa compagnia di danza  moderna al mondo.

 

Racconta come è iniziata  questa straordinaria avventura.

Mi sono laureata nel 2008 al Dams di Roma 3 con una tesi in Storia della danza sul balletto Napoli di Auguste Bournonville, ma già verso gli ultimi mesi dell’Università ho collaborato con il prof. Giancarlo Sammartano nell’organizzazione di Festival di danza a Roma. Dal 2009 ho cominciato a lavorare per la Daniele Cipriani Entertainment  partecipando all’organizzazione di tutte le produzioni   realizzate in giro per l’Italia che mi ha visto collaborare con artisti internazionali provenienti dal Bolshoi,  dal Royal Ballet, dal New York City Ballet e dalle principali compagnie europee. In particolare lavorando per la realizzazione di Cercando Picasso con Giorgio Albertazzi e i giovani della Martha Graham Dance Company, ho conosciuto i dirigenti della compagnia che hanno apprezzato molto il mio lavoro.  Quando qualche mese dopo sono andata a New York li ho contattati e mi hanno  proposto di lavorare per loro. Ho accettato subito anche se il trasferimento, con tutte le problematiche relative al permesso di soggiorno e al contratto non certo brillante di tirocinante, non è stato facile.

Qual è il tuo compito all’interno della compagnia?

Nella mia prima esperienza  ho veramente fatto di tutto anche perchè mi sono trovata in due eventi particolari, il trasferimento dalla sede storica della compagnia nella sede in cui c’era la compagnia di Merce Cunningham e il recupero di documenti,  costumi e attrezzi durante l’alluvione dell’uragano Sandy  che ha procurato ingenti danni all’archivio Graham. Il mio ruolo amministrativo e organizzativo concerne la cura dei contratti con gli artisti, il rapporto con i sindacati dei danzatori, la logistica delle tourneè e l’organizzazione degli spettacoli. Tutto quello che non si vede in scena ma che è indispensabile perchè uno spettacolo possa essere rappresentato.

Sei stata un anno in Italia dopo questa prima esperienza americana.

E’ molto complesso avere il permesso di lavorare negli Stati Uniti, così sono tornata per un anno anche perché avevo un po’ di nostalgia. Ho provato a continuare al lavorare per la Martha Graham Dance Company anche dall’Italia via internet, ho anche preso nuovi contatti con realtà italiane, la compagnia di Michele Merola, ma le possibilità economiche sono davvero scarse.  Così non appena mi hanno proposto un nuovo contratto, full time e come Company Manager,  ho accettato di ripartire senza indugi. Sarò al debutto della nuova stagione il 19 marzo a New York nella serata celebrativa dei 70 anni della coreografia di Martha:  Appalachian  Spring. Poi ci saranno serate dedicate alle coreografie di ispirazione greca: la nuova realizzazione di Clitemnestra.

Cosa pensi della  decisione di chiudere la compagnia di Merce Cunningham alla morte del coreografo, o anche di autori viventi ma alla fine della loro carriera, come il caso di Trisha Brown, che decidono di concludere l’attività del suo gruppo? La Martha Graham Dance Company, nonostante la crisi, continua la sua attività ben oltre la dipartita della sua fondatrice (avvenuta nel 1991).

Da parte di alcuni autori c’è il timore che i propri lavori vengano stravolti  o che perdano di attualità ed efficacia. Le creazioni di Martha Graham sono oramai un classico nella storia della danza e le nuove generazioni hanno sempre il desiderio di assistere dal vivo ai suoi capolavori immortali. C’è un repertorio davvero enorme ed anche se ormai sono pochissimi coloro che hanno conosciuto direttamente Martha, i danzatori riescono a mantenere vivi  le emozioni create da lei. Inoltre, come nel caso della prossima ripresa di Clitemnestra, non si ha il timore di rielaborare lievemente l’allestimento riducendone soprattutto la durata.

In effetti anche i balletti del repertorio classico hanno subito delle rielaborazioni negli anni per mantenersi in vita…

Certo!  Penso che non ci sia comunque nulla di più magico di vedere realizzate le coreografie della Graham  dai  danzatori  della compagnia da lei fondata, alcuni dei quali allievi della sua scuola. Anche senza di lei lo spirito del suo mondo  creativo ed artistico resta intatto.

Ed ora, grazie alla tua competenza e dedizione, in questo spirito c’è anche un po’ di Napoli: buon viaggio Simona!!

foto A. Buccafusca

Roberta  Albano

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