Una immagine di Carmina Burana photo di Ivana Donati

Carmina Burana, coroegrafia di Mauro Astolfi per la Compagnia Spellbound Contemporary Ballett è andato in scena il 28 marzo 2017 al Teatro Bellini di Napoli, con repliche fino al 2 aprile. Scelta coraggiosa quella di tenere in cartellone una Compagnia di Danza per tanti giorni e quindi da sostenere. Infatti la danza in Italia viene sempre più spesso programmata nei cartelloni per una sola recita oppure in Festival e Rassegne, che per loro natura prevedono quasi sempre il solo debutto.

Creato nel 2006, lo spettacolo è stato rappresentato non solo in Italia, ma anche in Austria, Spagna, Thailandia, Germania, Cipro, Canada e molti altri paesi fino a superare le 250 repliche a testimonianza del suo successo. La versione che abbiamo visto al Teatro Bellini è una nuova stesura realizzata nel 2014 per il Panama Prisma Festival de danza Contemporanea e che è stata profondamente rivisitata pur conservando lo spirito e l’atmosfera originali.

La coreografia presenta una successione di quadri sostenuti da una danza rapida e di effetto sulle musiche di Orff che si intrecciano a Vivaldi, Aleksandar Sasha Karlic, Theatrum Instrumentorum. Un sapiente gioco di luci illumina i bravissimi danzatori, dalla tecnica forte e presente. Un pubblico numeroso e concentrato a seguito lo spettacolo, alla fine del quale gli applausi sono stati convinti e sinceri. Uno spettacolo da vedere per chi vuole trascorrere una piacevole serata.

E allora?

Allora qualcosa ci sfugge in questi Carmina Burana. E ci sfugge proprio il suo perchè. La partitura coreografica appare spaziare tra i generi, troppi, senza una vera e propria ricerca dei nuovi linguaggi della contemporaneità. La sequenza dei quadri coreografici, che sembrano non avere un nesso evidente tra di loro, è composta da frasi di movimento che attraversano il lavoro coreografico senza diversificarsi nelle qualità, nella struttura spaziale, nella dinamica dei ritmi, con un vocabolario di passi, troppi, fin troppo estremi nelle loro complessità tecnica, quasi fine a sè stessa. Il rapporto con la musica, la scelta delle luci, lo stile dei ballerini, la loro espressività in molte scene al limite con la pantomima, lasciano poco spazio ad una empatia profonda e tutto appare un pò troppo incline all’effetto. E’ la narrazione emotiva quella di cui abbiamo sentito la mancanza, pur nella consapevolezza di avere di fronte un lavoro fatto di qualità ed impegno. E’ la contemporaneità la grande assente in quello che, per scelte di contenuto e di regia, potremmo definire un balletto moderno, una interessante chiave di rivisitazione del concept classico della messa in scena. Se la danza contemporanea, la contemporaneità vogliono dire ricerca, sperimentazione, rischio, incognita, curiosità non abbiamo percepito questi elementi nello spettacolo. Carmina Burana è sempre stata una sicurezza, ed il suo immutato successo lo conferma, ma le sicurezze vanno abbandonate se si vuole proseguire il viaggio.

Gabriella Mambrini

Al Teatro Bellini di Napoli fino al 2 aprile

Carmina Burana

coreografia e set concept Mauro Astolfi

con
Fabio Cavallo  Alice Colombo  Maria Cossu  Giovanni La Rocca  Mario Laterza  Giuliana Mele  Caterina Politi  Giacomo Todeschi  Serena Zaccagnini
musiche Carl Orff  A. Vivaldi  Aleksandar Sasha Karlic  Theatrum Instrumentorum
disegno luci Marco Policastro
scene Stefano Mazzola
costumi Sandro Ferrone

produzione Spellbound Contemporary Ballett

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