Una immagine dello spettacolo (foto di Ivana Donati)

Campanian Dance Road al Museo Archoelogico 2Dopo Caserta e Benevento si è fermato a Napoli il Campanian Dance Road. Il progetto firmato dalla coreografa Gabriella Stazio e realizzato in partenariato con la Fonzazione Pomigliano Jazz, che nasce con l’obiettivo di fa “scoprire le città vivendo uno spettacolo” (come recita lo slogan promozionale). Una formula vincente che nei primi tre appuntamenti (Caserta, Benevento e venerdì scorso Napoli) è piaciuta al pubblico e anche ai turisti.

L’idea di partenza è semplice. Su di un bus si fanno salire artisti e pubblico (ma anche fotografi, videomakers e giornalisti). Il bus fa un giro della città facendo vedere alcuni dei luoghi più interessanti e contemporaneamente gli artisti della compagnia, che si preparano all’esibizione, raccontano al pubblico presente il lavoro fatto.
Campanian Dance Road al Museo Archeologico 4Il “gran tour” termina in un luogo museale dove va in scena la performance.
Nella tappa napoletana, il bus del Campanian Dance Road è partito dalla scuola ISIS Enrico De Nicola (che aveva aderito all’iniziativa con un gruppo di studenti) per arrivare al Museo Archeologico, all’ombra del Toro Farnese, mastodontica scultura dell’inizio del III secolo dC, dove è andata in scena la performance site specific che ha visto impegnati i danzatori della compagnia Movimento Danza Squad di Gabriella Stazio composta da Valeria D’ Antonio, Emanuele Esposito, Federica Massaro, Arturo Minutillo, Francesca Pascazio, Simona Perrella, Lia Zade Gusein, Nicolas Grimaldi Capitello e il quartetto Arundo Donax composto da Pasquale Laino, Pietro Tonolo, Mario Raja, Rossano Emili, musicisti di estrazione “colta”, capaci di intersecare la musica classica con le maglie destrutturate del jazz, con alcuni brani del proprio repertorio.

Cinquanta minuti di musica e danza di alto livello (ad ingresso libero). La coreografia si ispira alle performances site – specific nate negli Stati Uniti intorno agli anni ’70. Un periodo in cui la sperimentazione era fortemente sentita.

Ed è suddivisa in tre strutture separate tra di loro ed allo stesso tempo legate da un unico concept performativo. Struttura, casualità, sorpresa, integrazione, libertà si susseguono ininterrottamente in una spirale in cui la creatività insegue se stessa.
Sette danzatori, sette statue (i colori dei costumi erano perfettamente aderenti al marmo del Toro Farnese e ai colori della sala del Museo) che hanno preso vita regalando al pubblico pose plastiche, momenti di contact e un crescendo di energia. Sostenuti dalla musica jazz estremamente coinvolgente degli Arundo Donax. E alla fine in scena sono arrivate anche Gabriella Stazio e la sua assistente storica Sonia Di Gennaro insieme ad altri giovani apparentemente arrivati dal pubblico. Un finale simbolico in cui pubblico, musicisti, danzatori si sono mescolati, così come avvenuto sul pullman che li ha portati fino al Museo Archeologico.
Un progetto ben riuscito. D’altraparte Gabriella Stazio è stata una antesignana delle performance site-specific. Risale agli inizi degli anni Novanta il suo debutto in un museo.

Avellino e Salerno, le prossime tappe del Campanian Dance Road. “Ma le date ancora non ce le hanno comunicate” dichiara Gabriella Stazio. “Appena le avremo le pubblicheremo sul sito, teneteci d’occhio”.

Gabriella Mambrini

foto di Ivana Donati

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