Ludwig Minkus DON CHISCIOTTE Balletto in un prologo e tre atti, orchestrazione e adattamento di John Lanchbery, su libretto di Vladimir Petrovic Begičev basato sul romanzo di Miguel de Cervantes ‘Don Chisciotte della Mancia’ Direttore | Martin Yates Coreografia | Rudolf Nureyev / Marius Petipa Scene e Costumi | Nadine Baylis Luci | John B. Read Orchestra e Balletto del Teatro di San Carlo Direttore del balletto | Clotilde Vayer Allestimento della Royal Swedish Opera Teatro di San Carlo | BLU martedì 14 novembre 2023, ore 20:00 - C/D – BLU - VI mercoledì 15 novembre 2023, ore 18:00 – B - BLU - VI giovedì 16 novembre 2023, ore 18:00 – F - BLU - VI Durata: 2 ore e 45 minuti circa, con due intervalli

NAPOLI – Mercoledì scorso abbiamo visto un vivace e colorato Don Chisciotte al teatro di San Carlo nella versione di Rudolph Nureev. Il cast prevedeva Claudia D’Antonio nel ruolo di Kitri e Danilo Notaro in quello di Basilio, mentre la sera precedente, al debutto dello spettacolo, hanno danzato le étoiles Luisa Ieluzzi e Alessandro Staiano che speriamo di vedere nelle prossime repliche quando il balletto verrà ripreso durante le vacanze natalizie dal 23 dicembre al 4 gennaio. Invitiamo tutti gli amanti della danza e i giovani apprendisti ballerini, di cui la nostra regione è ricchissima, ad andare a vedere lo spettacolo allestito da Clotilde Vayer, direttrice della compagnia, e Charles Jude, responsabile della Fondazione Nureev per la riproposizione del suo repertorio.

Il limite dei Gala di danza

I gala in cui vengono spesso presentati i gran pas del repertorio di Marius Petipa, il coreografo che per oltre 50 anni dominò la scena ballettistica russa nella seconda metà del XIX secolo, ci hanno abituato a virtuosismi circensi, spesso fine a se stessi, che purtroppo, diciamolo senza mezzi termini, mortificano la magnifica arte della danza. Il Grand Pas del Don Chisciotte è uno dei più rappresentati in questo ambito. E’ vero che sono un mezzo agile per far conoscere straordinari artisti e brani di repertorio ma i balletti dell’Ottocento sono nati con la volontà di narrare storie emozionanti, commoventi – come la maggior parte dei titoli del repertorio romantico – ma anche allegri e comici, come nel caso di Don Chisciotte che il coreografo marsigliese allestì a Mosca nel 1869.

I coreografi, da Charles Perrot e Arthur Saint León, predecessori e maestri di Petipa in Russia, credevano fermamente che i loro ballerini fossero attori che dovevano, attraverso la danza, i gesti, la pantomima e la presenza scenica, rendere vivi i personaggi e che la tecnica accademica fosse un mezzo per raggiungere questi obiettivi, non un fine. I gala di danza, che estrapolano dai balletti variazioni e passi a due, negano questa natura essenziale del repertorio ottocentesco, per ridurlo ad un effetto circense che valorizza l’abilità dei danzatori ma ne limita le capacità artistiche ed espressive.

La ricchezza drammaturgica del balletto

Il Don Chisciotte di Nureev è invece il risultato del voler mostrare al mondo occidentale, che conosceva poco il repertorio russo di Petipa, quanto lo spettacolo di danza fosse completo, articolato e capace di appassionare e far ragionare. Il danzatore e coreografo, stella del balletto dagli anni Sessanta ai Novanta, rielabora più volte la sua versione di Don Chisciotte a partire dalla prima, del 1966, creata per l’Opera di Stato di Vienna. Nureev parte dal prologo, seguendo il libretto di Petipa, momento  in cui si presenta la figura di Don Chisciotte. Ispirato dai suoi ideali cavallereschi, l’eroe ideato da Cervantes, parte in cerca di anacronistiche avventure, e alla conquista dell’irreale Dulcinea, insieme al servo Sancho Panza interpretati, nella versione sancarliana, rispettivamente da Giuseppe Ciccarelli e Danilo Di Leo. Si susseguono poi i tre atti in cui si sviluppa sostanzialmente la storia delle Nozze di Gamacho, contenute nel II libro del Don Chisciotte, pubblicato nel 1615. Kitri e Basilio, osteggiati nel loro amore dal padre di lei, Lorenzo, interpretato da Raffaele De Martino, scappano nel villaggio degli zingari, nella taverna, per poi finalmente convolare a nozze, dopo un finto suicidio di Basilio, con matrimonio in articulo mortis, estorto al padre  con la partecipazione di Don Chisciotte. Le ambientazioni esotiche e popolari furono continue occasioni per Petipa per danze vivaci tratte dal folklore spagnolo e sono  poi state reinterpretate dalla rilettura di Nureev per rendere vivi e realistici i personaggi di contorno – il torero, Mercedes, i gitani, Sancho Panza- ma soprattutto i personaggi principali: Kitri, Basilio, Don Chisciotte, Lorenzo e Gamache, vero personaggio grottesco che ridicolizza la nobiltà.

Il repertorio di Petipa tra fedeltà e riletture

Nello spettacolo del San Carlo tutto scorre fluidamente con ottimi interpreti ed un corpo di ballo corretto, giovane e tecnicamente valido come si evince anche nel quadro del Sogno di Don Chisciotte, il momento di pura danza accademica e di atmosfera da fiaba, inserito da Petipa nella versione del balletto presentato a San Pietroburgo nel 1871. Claudia D’Antonio e Danilo Notaro hanno sostenuto la parte dei protagonisti con grande abilità tecnica e con una considerevole scioltezza espressiva che immaginiamo potrà solo rafforzarsi nelle prossime repliche. L’ampliamento che Nureev attribuisce alla figura di Basilio, con una variazione nel primo atto e anche nel secondo, non lascia scampo soprattutto oggi in cui l’esecuzione tecnica è richiesta sempre più in forma limpida e perfetta. Danilo Notaro ha retto la sfida con  sicurezza e perizia. Ottima, brillante e solare Claudia D’Antonio che sembra trovare nel personaggio di Kitri il suo ruolo ideale per esibire allegria e vis comica unita alla sicurezza tecnica che le fa eseguire i fouetté semplici e doppi con sfrontatezza. Senza incertezze ha interpretato anche la variazione del ventaglio che Aleksandr Gorskij, erede del ruolo di Petipa, aggiunse nella versione del Don Chisciotte del 1902 per la grande Matilda Kŝesinskaja. Si narra che Petipa, ormai vicino al pensionamento definitivo, nel vedere modificare le proprie opere dicesse: “Dite al quel giovane che non sono ancora morto!”. E’ innegabile che i balletti di Petipa nel corso del Novecento, sia nella Russia Sovietica, che in Occidente, abbiano ricevuto modifiche e trasformazioni continue. La ricostruzione di Nureev mantiene un equilibrio tra danza di stile spagnolo e balletto accademico che forse corrisponde alle intenzioni creative del suo autore.  Il pubblico che gremiva il San Carlo ha gradito molto lo spettacolo e ringraziato gli interpreti con numerose chiamate al proscenio.

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Docente di Storia della danza all’Accademia Nazionale di Danza di Roma è laureata al DAMS dell’Università di Bologna in “Semiologia dello Spettacolo”. Docente di danza classica abilitata all'AND, è critico di danza, studiosa e autrice di saggi e monografie sulla danza. Dal 1990 al 2014 è vicedirettrice dell’associazione Movimento Danza di Gabriella Stazio. E’ inoltre socio fondatore di AIRDanza - Associazione Italiana per la Ricerca sulla Danza.