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BERLINO – M.O.S.T (My Ongoing Silent Transcendence) è un viaggio attraverso l’esperienza corporea dell’essere umano, della società e di luoghi immaginari. Questo processo di ricerca è iniziato nel 2018 e una sua anticipazione era già stata presentata nello stesso anno. Poi, quando nel maggio del 2020, Chaim Gebber ha iniziato a rielaborare il pezzo, ha  incontrato una serie di ostacoli e d’interruzioni a causa della pandemia da COVID-19.

Il lavoro esamina l’intreccio di silenzio e trascendenza

Attraverso il suo sviluppo nel tempo, sono stati esaminati gli stati umani di coscienza ed esplorati modelli comportamentali storici e spesso ciclici. In M.O.S.T. lo spazio si stabilisce come in una sorta di Tetris sinestetico in cui: corpi, memoria, musica, curiosità e introspezione si scontrano tra loro. Come suggerisce il titolo, il lavoro esamina l’intreccio dei fenomeni del silenzio e della trascendenza.

Quando la ripetizione del movimento evoca pace

A causa del trambusto della vita moderna, il silenzio può risultare un concetto sempre più raro. Tuttavia, è qualcosa che possiamo anche trovare non solo uditivamente negli spazi occupiamo, ma nel nostro corpo e nella nostra mente. Silenzio, silenzio, nulla, silenzio e la pace può manifestarsi visivamente in una miriade di modi. Sia la ripetizione del movimento che una relativa quiete fisica possono evocare una sensazione di silenziosa pace del corpo e della mente. In questo caso, il silenzio dipende dal performer. Oltretutto il silenzio ha anche la capacità di essere immensamente dannoso, non consensuale e oppressivo. In tal senso, ci sono momenti della coreografia in cui si respinge completamente il concetto di silenzio e i danzatori sono invitati a concedere o a ‘occupare’ lo spazio uditivo.

La trascendenza

Per quanto riguarda la trascendenza, questa rappresenta un argomento più complesso e individuale da esplorare per i performer. Tuttavia, sono stati identificati alcuni concetti comuni: amore, perdita, sesso e musica/paesaggi sonori. All’interno di questi fenomeni, l’obiettivo è creare colori, strutture che si espandono all’infinito, realtà in cui l’esplorazione del movimento individuale può prosperare. In M.O.S.T. questa sinestesia trascendentale è diventata la struttura per la ricerca sul movimento.

M.O.S.T. incoraggia i suoi artisti a raggiungere un regno infinito, un divenire infinito, rivelando a tutti noi la realtà secondo cui ogni essere è un microcosmo. Ognuno con un universo molto personale e una storia di rivoluzioni, guerre, trionfi e scoperte che si sviluppano all’infinito.
M.O.S.T (My Ongoing Silent Transcendence) is a journey through various embodied human, systemic and atmospheric phenomena.

The research process first began in 2018 and the work in progress premiered later that year. In May 2020 Chaim Gebber began reworking the piece and encountered a series of obstacles and interruptions due to the COVID-19 pandemic.

Finally, after almost two years of delay, the premiere of M.O.S.T. is set for April 15th, 2022.

Through its elongated development it evolved into a process of examining human states of consciousness and exploring historical, and often cyclical, human behavioral patterns. In M.O.S.T. the space is established as a synesthetic game of Tetris where bodies, memory, music, curiosity, and introspection collide. As the title suggests, the subject matter examines the intermingling of the phenomena of silence and transcendence.

The silence

Due to the commotion of modern living, silence can be an increasingly rare concept to come by. However, silence is also a concept we can arguably find not only auditorily in the spaces we occupy, but in our bodies and minds. Quietness, stillness, nothingness, soundlessness, and peace can visually manifest in myriad ways. Both repetition of movement as well as relative physical stillness can evoke a feeling of peace and soundlessness of the body and mind and allows silence to descend upon the performer. We recognize that silence also has the capacity to be immensely harmful, nonconsensual and oppressive. At points throughout M.O.S.T., we entirely reject the concept of silence and the performers are invited to give or take auditory space.

The transcendence

Transcendence was a more complex and individual topic for the performers to explore. However, certain commonalities were identified such as love, loss, sex, and music/soundscapes. Within these phenomena, the aim is to create colorful, textured, infinitely expanding, synesthetic realities where individual movement exploration can thrive. This transcendental synesthesia became the framework for movement research throughout M.O.S.T.

M.O.S.T. encourages its performers to reach into a neverending realm; an endless becoming. It has exposed each of us to the reality that every being is a microcosm. Each one with a very personal universe and history of revolutions, wars, triumphs and discoveries that develop ad infinitum.

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