MODENA – Il 16 aprile la Compagnia Aterballetto è in scena al Teatro Comunale di Modena con un inedito trittico di coreografie: Bliss di Johan Inger, Another Story di Diego Tortelli e Rhapsody in blue di Iratxe Ansa e Igor Bacovich.

È lo stesso Inger a raccontare di Bliss: “Il punto di partenza di questo spettacolo è la musica del Köln Concert di Keith Jarrett, che, oltre che il sottoscritto, ha ispirato e toccato milioni di persone grazie al suo perfetto tempismo nell’attirare una generazione che si muoveva da una parte all’altra della propria vita. Il mio compito, insieme a quello dei danzatori, è quello di raccontare come ci relazioniamo con questa musica iconica. Nel modo in cui incontriamo questa musica con gli occhi di oggi, è presente sia una sfida compositiva che emotiva.”

Another Story di Diego Tortelli, presentato nel 2021 a Rovereto, racconta, sulla musica del gruppo rock inglese Spiritualized, la storia del gesto più temuto e allo stesso tempo desiderato del 2020, anno colpito da un’epidemia globale: l’abbraccio. 

Rhapsody in blue è la una nuovissima creazione di Iratxe Ansa e Igor Bacovich sulle note dell’omonima composizione di George Gershwin. Rhapsody in Blue di George Gershwin ha per i coreografi Iratxe Ansa e Igor Bacovich vari punti attraenti, una musica splendida e conosciuta ma non così in voga fra le nuove generazioni. Far conoscere questo lavoro ai giovani è l’obiettivo che gli autori si sono prefissati, e la loro nuova creazione per la compagnia Aterballetto vuole trovare nuove modalità per dare una visione meno lontana e meno “americana” di Gershwin, andando oltre al contesto culturale in cui la rapsodia è stata creata. È la rapsodia stessa a dettare la trama del lavoro coreografico, i cambi energici, le modulazioni elettriche con cui giocare. 

“Rhapsody in blue nasce dalla voglia di giocare con la musica di Gershwin”

Gli autori Iratxe Ansa e Igor Bacovich descrivono così questa nuova sfida: “L’idea iniziale di questo lavoro era di giocare con la rapsodia di Gershwin, poterla riscrivere attraverso un altro immaginario. In Rhapsody in blue la cosa interessante non è solo portare il nostro sguardo, fatto della nostra esperienza, del confronto internazionale e dello stile maturato negli anni, ma soprattutto regalare al pubblico una visione più universale, meno legata al contesto Newyorkese o allo spirito di quell’epoca. Abbiamo cercato di trasportare, di rivedere Gershwin a livello storico, cercando di de-contestualizzarlo per potenziare ancora di più l’universalità del suo capolavoro. Chiudere gli occhi, sentire cosa vuole dirci quella musica, e rappresentarla attraverso l’oggi, attraverso la nostra poetica, esprimerla con il nostro approccio al movimento e al corpo scenico”.

“Aterballetto hai dei bellissimi ballerini – dicono ancora Iratxe Ansa e Igor Bacovich – con una grandissima varietà e versatilità, che già di per sé offrono tantissimo materiale d’ispirazione. C’è così tanto da cui attingere che è quasi un peccato aver già finito questa creazione, in cui i ballerini avrebbero avuto ancora molto da dare… il pezzo non è così esteso da poter tirar fuori tutto quello che la compagnia aveva ancora da dire, bisogna condensare nel poco tempo della rapsodia tutte le variazioni e tutte le energie, ma questa è anche la forza di questa operazione. Abbiamo quindi lavorato calibrando ogni secondo, asciugando e sfruttando ogni sfumatura, anche con la scenografia e con i costumi ideati da Fabio Cherstich. Con Fabio si è scelto un lavoro minimale, abbiamo cercato di andare dritti al punto focale della questione (dove siamo, di cosa stiamo parlando, a cosa vogliamo rimandare…) e abbiamo deciso di togliere tutto il superfluo, puntando all’essenza, immediata e chiara. A livello scenografico tutto si gioca su un unico elemento cangiante, grande e di impatto, cercando di combinare la versatilità con la semplicità, di esprimere chiaramente come ci sentiamo di fronte ai mutamenti repentini della rapsodia. Riguardo ai costumi, siamo partiti sulla stessa linea: seguendo un’idea stilistica più universale, e ispirandosi alla tradizione degli sbandieratori. Il gioco è portare questa ispirazione così caratteristica in un altro spazio, in un altro tempo, osservando Gershwin con un punto di vista diverso”.

Rhapsody in blue è di per sé un giocattolo fantastico per un coreografo, per un creativo – concludono i due artisti – Essendo così potente, così allegra, così frizzante, è percorsa da varianti di forma costanti, e sembra di attraversare una foresta incantata: nel giro di pochi passi, di pochi minuti, incontri un essere magico, un cielo irreale che cambia di colore sopra di te… ci si muove in questo mondo fantastico, dove la rapsodia regala uno spazio sonoro dove tutto è possibile, dove da ogni angolo fanno capolino elementi sempre nuovi e tu sei continuamente sorpreso. I corpi reagiscono ad input concitati e sempre diversi. Abbiamo giocato con tutto questo, chiudendo gli occhi e sognando nuovi mondi ogni volta che entravamo in contatto con un nuovo tema”.  

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