Roberto Matteo Giordano non è un ballerino, ma un attore, eppure pare essersi a tal punto innamorato della danza da non poterne più fare a meno nelle sue creazioni.

La recitazione snocciola attraverso la parola tutto quanto c’è da dire intorno ad una storia, ma quel potere magico di lasciare qualcosa in sospeso, di creare un vuoto, di spezzare e poi riprendere con ritmo più serrato il racconto pare che appartenga solo all’arte della danza e una volta incontrato un mezzo espressivo così efficace non è facile lasciarlo andare.

Il connubio tra danza e recitazione creato dal giovane regista in “Noi Saremo”, storia d’amore tra Verlaine e Rimbaud andato in scena il mese scorso al teatro Elicantropo, ritorna nella sua nuova creazione “Amor Q” domani e dopodomani (17 e 18 maggio) al teatro Il Primo di Napoli.

Si tratta di un racconto raffinato e sottile di quattro grandi storie d’amore che hanno lasciato il segno non solo nei protagonisti, ma anche in chi le ha conosciute restandone poi affascinato: Orfeo e Euridice, Abelardo e Eloisa, Verlaine e Rimbaud, Anna Frank e Peter Van Daan. Amore passionale e travolgente, ma anche platonico e mentale, amore fisico e convulso, ma anche dolce e sensuale. Amore.

Roberto Matteo Giordano porta in scena il più sublime dei sentimenti e lo fa articolando la narrazione tra momenti danzati e momenti recitati creando un viaggio lungo secoli dalla Grecia Attica fino al secondo dopoguerra. Scindere il gesto danzato dall’interpretazione drammaturgica vorrebbe dire separare con la forza due strade che, con tanto coraggio e passione, l’ideatore e creatore di “Amor Q” ha provato a tenere unite. Vediamo cosa succede quando il grido muto del corpo incontra il movimento impalpabile della voce.

Manuela Barbato

 

 

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