Alessandro è nato a Napoli e giovanissimo ha iniziato lo studio della danza moderna a Movimento Danza, poi dopo qualche anno è stato fulminato dalla danza classica in cui ha fatto dei progressi velocissimi e dei cambiamenti ancora più frenetici passando dalla scuola d’origine alla scuola del San Carlo, a quella della Scala fino alla scuola Rudra di Béjart a Losanna. Terminati gli studi a meno di 20 anni ha debuttato come solista nella compagnia.

Parlaci di quegli anni

Per me studiare e lavorare con uno dei principali geni coreografici di tutta la storia della danza è stato un onore e un privilegio. Come danzatore nella Compagnia mi sentivo seguito e capito, sono diventato solista un po’ per caso, ero nel terzo cast di Presbytère ma i primi due interpreti  hanno avuto problemi e quindi in poco tempo, appena uscito dalla scuola, ho dovuto danzare il ruolo e  dimostrare quanto valevo e che si potessero fidare di me.  Tra scuola e compagnia sono stati otto anni entusiasmanti, con grandi stimoli culturali e intellettuali che solo un personaggio come Béjart avrebbe potuto dare. Alla sua morte con la direzione di Gil Roman ho capito che la gestione della compagnia sarebbe stata diversa, più gerarchica e tradizionale e così ho scelto altre esperienze.

Negli ultimi anni hai spaziato tra Olanda e Svizzera in compagnie sia di impostazione neoclassica che contemporanea

Credo che una formazione classica di qualità sia necessaria per lavorare perché molte compagnie la richiedono, ma oggi per me non ha più una giustificazione e non riesco più ad esprimermi esclusivamente attraverso questa tecnica. Ma spesso per i direttori di una compagnia tutto ciò non ha importanza sei un eseuntitled (2)cutore e basta, quindi dopo aver lavorato con il Ballet du Grand Theatre de Geneve, Les Ballet C de la B, Scapino Ballet a Rotterdam, Conny Janssen Danst e il Balletto di Basilea, ho scelto di lasciare questo tipo di lavoro e affrontare la scena free lance sia con miei lavori che con quelli di altri.

Che cosa ti ha spinto a cominciare a creare?

Come ho già accennato  ho un problema ad avere un capo, qualcuno che mi dica cosa fare e così, se per motivi economici sono spinto a cercare lavoro in compagnie, in realtà sto cercando di creare una mia autonomia economica e creativa. La Svizzera per fortuna in questo senso aiuta moltissimo, dopo due anni di contratto parte un sussidio importante per i periodi di non lavoro, ci sono Festival e programmi per giovani coreografi attraversi i quali ho potuto creare i miei assoli e la mia coreografia che per la prima volta ha visto in scena tre danzatori che interpretavano il mio lavoro.

Cosa hai provato a mettere in scena per la prima volta altri danzatori che interpretavano un tuo lavoro?

E’ stata un’emozione grandissima, addirittura inaspettata. Mi sono sentito messo a nudo e fragile,  molto più di quando sono io stesso a danzare. In questo caso so di avere sempre sotto controllo la situazione, quando invece affidi il tuo lavoro ad altri sei indifeso! Era un lavoro proprio sul problema delle gerarchie nel lavoro, nella coppia, nella vita privata; è andato in scena tre volte in luoghi diversi e ogni volta ho voluto che gli interpreti modificassero qualcosa.

Dunque come nella tua formazione, in bilico tra classico e contemporaneo, anche nel lavoro sei in bilico tra cercare un’istituzione ed essere autonomo, creare ed interpretare…

Sono una persona molto curiosa e quindi quando una realtà per me non ha molto più da offrirmi lascio, ho sempre preferito andare via quando sentivo che mi volevano dare un’etichetta o che volevano darmi un ruolo che non condividevo, la mia sola arma è staccare. Anche in questo caso la decisione di aver lasciato il Balletto di Basilea prima della fine della stagione, dopo l’ultima replica di Snow Withe  di Richard Wherlock (7 marz0 2014), non è stata molto gradita dalla direzione…

Cosa ti aspetti dal futuro?

La mia ricerca personale è cercare di essere felice con quello che faccio nella danza, non essere considerato una macchina. Di sicuro ho ancora voglia di interpretare lavori interessanti, danzare Kylian, per esempio,  è stato bellissimo! Naturalmente sono proiettato alla creazione e all’utilizzo dei  media e delle tecnologie nella coreografia, come in Peer che si può vedere su Youtube. Anche l’insegnamento mi interessa ma il mio prossimo impegno è nel gruppo freelance di Cathy Sharp, ex ballerina e coreografa  americana,  da anni signora della danza contemporanea a Basilea, che mi ha già incoraggiato nella mia ultima creazione.

 

Roberta Albano

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