NAPOLI – Pasionaria di Marcos Morau è dal 14 al 16 aprile al Teatro Bellini di Napoli per la sezione dedicata alla danza gestita da Emma Cianchi e Manuela Barbato.  Complimenti vanno fatti alle curatrici della programmazione, per aver ospitato la compagnia La Veronal. Importante risulta la realtà produttiva spagnola che in pochi anni, dal 2005, ha permesso ad una giovane realtà di crescere e svilupparsi con importanti realizzazioni multimediali. Si tratta di una coproduzione che coinvolge il Teatros del Canal-Madrd, Théâtre National de Chaillot-Paris, Les Théâtre de la Ville de Luxembourg, il Sadler’s Wells di Londra, il Tanzi im August di Berlino, il festival di Barcellona, il festival  Oriente e Occidente di Rovereto, con il supporto del Ministero della Cultura spagnolo e della Gneralitat de Catalunja. Insomma una vera coproduzione europea.

Un insieme spettacolare molto ben assemblato

Marcos Morau, nato in un paesino della provincia di Valencia,  da poco superati i 40 anni, è direttore, coreografo e scenografo, light e costume designer della compagnia anche se si avvale di un coeso gruppo di collaboratori e professionisti con cui condivide e rielabora le sue idee. La scenografia è di Silvia Delagneau, il sound designer è Juan Cristobal Saavedra, il disegno luci è di Bernat Jansà, i video di Esterina Zarrillo e i costumi di Carmen Soriano.  Morau non si è dedicato esclusivamente alla danza, non si definisce un danzatore ma crediamo che sia giusta la definizione di un regista che utilizza il linguaggio del corpo in un insieme spettacolare molto ben assemblato.

Pasionaira è già  stato presentato alla Triennale di Milano Fog 2022  e, a nostro avviso, merita di essere visto anche se Morau ha già avviato e concluso nuove creazioni. Gli otto straordinari danzatori in scena meritano di essere citati: Àngela Boix, Jon López, Ariadna Monfort, Núria Navarra, Lorena Nogal, Shay Partush, Marina Rodríguez, Sau-Ching Wong. I loro corpi si intrecciano, si fondono e si dissociano in una dinamica davvero inquietante e spiazzante che richiama in parte la velocità del krump, danza urbana di nuova generazione.

Le allusioni narrative lasciate alla libera interpretazione

Pasionaria è ambientato in uno spazio chiuso, delineato da una cornice luminosa che ce lo propone come se fosse uno schermo, un videogioco? L’ambientazione è un grigio salone con un divano, una scalinata, un portellone che si apre con misteriosi codici e una grande finestra che proietta un cielo stellato, mai soleggiato. Vediamo la luna si avvicina e si allontana, un terreno roccioso e un’aria rossa e irrespirabile: siamo su una navicella lanciata in un viaggio interstellare con androidi che accudiscono bambini destinati ad arrivare in un lontanissimo altrove? Il gioco delle allusioni narrative di Morau lascia liberi di interpretare a più livelli il contesto dell’azione scenica.

In realtà vuole parlare chiaramente di noi, del presente e di una vita proiettata verso una virtualità distopica e ossessionata da velocità, scopi e obiettivi che appaiono frustranti e irrilevanti.

Il linguaggio Kova della danza

Gli otto straordinari personaggi in scena si muovono nel linguaggio sviluppato da Morau, definito Kova, che prevede un movimento disarticolato, spezzato ma anche continuo, che crea una sensazione di straniamento perché completamente estremo, innaturale e disumanizzato. La gravità sembra essere ribaltata con corpi che scendono, salgono in velocità e dinamiche irreali. Il tappeto sonoro fatto spesso di rumori, suoni di passi metallici, di chiavistelli, di parole vagamente intellegibili ma dalla phoné  espressiva e modulata, rimanda malinconici riferimenti al  Claire de lune di Debussy, alla  Passione secondo Giovanni e alla Passione secondo Matteo di Bach e completa la cornice di un quadro che comprende un’umanità proiettata verso l’autodistruzione.

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Docente di Storia della danza all’Accademia Nazionale di Danza di Roma è laureata al DAMS dell’Università di Bologna in “Semiologia dello Spettacolo”. Docente di danza classica abilitata all'AND, è critico di danza, studiosa e autrice di saggi e monografie sulla danza. Dal 1990 al 2014 è vicedirettrice dell’associazione Movimento Danza di Gabriella Stazio. E’ inoltre socio fondatore di AIRDanza - Associazione Italiana per la Ricerca sulla Danza.