NAPOLI – Una grande scena bianca, di un bianco accecante con una piccola porta sul fondo. Questa la prima immagine che arriva allo spettatore del nuovo lavoro del regista greco Dimitris Papaioannou “Transverse Orientation”. A Napoli in prima nazionale, nell’ambito del Campania Teatro Festival, dopo il debutto assoluto alla Biennale de la danse di Lione. Dalla porta pian piano escono delle figure che sembrano personaggi di Tim Burton. Tutti neri, allampanati e con la testa piccola. Si muovono in maniera goffa passandosi delle scale che, come per magia, si piegano e si allungano. Tentano senza riuscirci di riparare un neon fulminato. Così il regista greco ci introduce al tema dello spettacolo: un viaggio tra antichità e modernità, permanenza e transitorietà, alla ricerca della luce. Tutto su musica di Vivaldi.

L’importanza del Minotauro

Ma non si fa a tempo a cercare di capire chi sono gli alieni che Papaioannou fa comparire in scena un grande Minotauro mosso in maniera impeccabile dagli stessi danzatori, che lo animano senza mostrarsi mai interamente.

Il Minotauro, figura della mitologia greca. Figlio del Toro di Creta e di Pasifae, regina di Creta,  era un essere mostruoso e feroce, con il corpo di un uomo e la testa di un toro che nacque per volere di Poseidone, il dio del mare, che intendeva punire il re di Creta, Minosse.

Atene, sconfitta da Minosse, fu costretta a pagare un orribile tributo offrendogli ogni anno sette ragazzi e sette ragazze nel Labirinto di Cnosso.

Il riferimento a tutto questo man mano che evolve lo spettacolo diventa sempre più chiaro. In scena sono gli otto danzatori (Damiano Ottavio Bigi, Suka Horn, Jan Mullmer, Breanna O’Mara, Tina Papanikolaou, Lukasz Przytarski, Christos Strinopoulos, Michalis Theophanous) si sfidano, si trasformano, lottano per la supremazia. L’omicidio diviene la metafora del giovane che vuole uccidere il vecchio, per prenderne il posto e creare un mondo nuovo. Si costruisce e si distrugge. Si innalza un muro per poi distruggerlo. Compare una Vergine-Venere vagamente botticelliana che partorisce un bambino che sembra liquefarsi in una sorta di conchiglia-vulva. La vita che diventa subito morte.

Lo spettacolo trasuda energia e tiene incollato con il fiato sospeso chi guarda. L’impressione è che ogni spettatore faccia un percorso diverso, unico, intimo. Transverse Orientation, letteralmente Orientamento Trasversale, ti attraversa. Le suggestioni sono tantissime. L’uso della luce è geniale. Così come le continue trovate che provocano grande stupore.

L’acqua e il fuoco, elementi primordiali

In un cielo rosso si intravede ad un certo punto il fuoco del sole che va a contrapporsi ad un altro elemento primordiale l'”acqua” che invade magicamente il palcoscenico trasformandolo in un lago oscuro e inquietante che regala allo spettatore l’immagine più potente del lavoro: una donna che pian piano affonda, in silenzio, senza emettere suono né lasciarsi a smorfie. Viene tirata giù lentamente fino a scomparire.

Un’immagine da incubo che introduce al finale.  I montanti che costituiscono il pavimento del palcoscenico vengono divelti dai performer. Li rimuovono e li spostano in un caos ordinato. Puro spettacolo che ipnotizza fino all’ultimo istante.

Tanti applausi alla fine della prima serata napoletana. Con un Dimitri Papaioannou che sale a ringraziare emozionato come non si era mai visto.

I prossimi appuntamenti a Torino e a Reggio Emilia.

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Giornalista professionista dal 1987, è direttore responsabile di Campadidanza Dance Magazine, fondato nel 2015 con Gabriella Stazio. Dopo aver lavorato per quasi venti anni nelle redazione di quotidiani, ha scelto la libera professione. E’ stata responsabile Ufficio Stampa e pubbliche relazione del Teatro di San Carlo, del Napoli Teatro Festival Italia, dell'Accademia Nazionale di Danza, responsabile Promozione, e marketing del Teatro Stabile di Napoli/Teatro Nazionale. Ha curato numerosi eventi a carattere nazionale e internazionale. Con Alfredo d'Agnese, nel 2015 ha fondato R.A.R.E Comunicazioni società press & communication.