Spoken Dance
Maria Anzivino in "Wood" di Marianna Moccia e Sara Lupoli per FUNA. Foto di Pasquale Ottaiano

NAPOLI – C’era un’atmosfera gioviale al Teatro Mercadante, mercoledì 5 aprile. Circondati da citazioni di Peter Brook e Eduardo De Filippo, si chiacchierava al bar del Teatro seduti attorno a bauli – archivi teatrali d’altra epoca – nell’attesa di assistere a Spoken Dance. La coreografia, firmata dal duo VIDAVÈ, vincitrice della X edizione di Residanza – la casa della nuova coreografia. In apertura di serata, sul palco del Ridotto Mercadante anche Wood, altra coreografia finalista del bando indetto da Movimento Danza.

La serata apre con “Wood”dove la sinuosa Maria Anzivino gioca con 3 tavole

In Wood Maria Anzivino giace nascosta da tre tavole di legno, un sipario in miniatura che seziona il corpo della danzatrice. Un corpo asciutto e nervoso disegna sul palco una serie di linee nette a cui fanno eco le linee essenziali delle tavole di legno. La danzatrice interagisce con una tavola alla volta, poi con tutte insieme, modella lo spazio, si trasforma in animale – bruco, tartaruga. Alla fine conquista il dominio sulle tavole.

Un primo studio, quello proposto da FUNA, che esplora uno dei materiali adoperato sin dall’antichità dall’essere umano: il legno. In questo solo version Maria Anzivino non si risparmia nel suo serpeggiare per il palco. La performance si avvale di un paesaggio sonoro interessante – rumori di passi su pavimenti di legno e non solo – studiato da Julia Primicile Carafa. La luce, a tratti tagliente sul corpo della danzatrice, ha valorizzato al massimo la coreografia di Marianna Moccia e Sara Lupoli.

La danza parlata di Noemi Della Vecchia e Matteo Vignali

L’ingresso in scena di Noemi Dalla Vecchia e Matteo Vignali, il duo VIDAVÈ, proietta la serata a un livello superiore. Spoken Dance – alla lettera “danza parlata” – si propone quindi come un contenitore di sperimentazioni coreografiche di cui al Ridotto del Mercadante è stata presentata: Figure coreografiche.

Una polifonia di voci funge da tappeto sonoro per la danza di Vignali e Dalla Vecchia. Ogni tanto una voce si staglia più forte delle altre: una famosa canzone, una citazione letteraria o addirittura un noto spot pubblicitario interferiscono con l’esecuzione dei danzatori, modificandola. Fino a quando il coro si riduce a sole due voci registrate: quelle degli interpreti. Spoken Dance, figure coreografiche si configura dunque come riflessione sulla danza stessa quale mezzo espressivo e di relazione col pubblico. Il duo ricerca così l’equilibrio tra funzionalità ed estetica, tra la responsabilità nei confronti del pubblico e il bisogno di applausi che ogni artista sperimenta. Una performance che coinvolge in maniera diretta gli spettatori, accorciando ogni distanza tra palco e platea.

Il duo VIDAVÈ si è distinto, oltre che per la qualità di movimento strepitosa, soprattutto per l’energia potente e l’intesa perfetta tra gli interpreti. Espressivi e ironici, Noemi Dalla Vecchia e Matteo Vignali hanno regalato al pubblico del Ridotto del Mercadante una scarica di adrenalina tale che a serata conclusa gli spettatori hanno indugiato prima di andar via.

Non resta altro che assistere alla evoluzione nel prossimo futuro di questi due progetti finalisti di Residanza.

Noemi Dalla Vecchia e Matteo Vignali – VIDAVÈ in “Spoke Dance”. Foto di Pasquale Ottaiano

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