Si è concluso domenica 12 aprile al Teatro Nuovo di Napoli ” Quelli della danza ” 2015 . La rassegna ha portato per cinque giorni nelle due sale del teatro, tanta buona danza contemporanea .

Nella sala Assoli , storico spazio della sperimentazione di questo storico teatro, abbiamo assistito a  due performance di tutto rispetto con la Cecco Company  e la Tarinof Dance Company.

La prima performance della Cecco Company ” Maria Addolorata – studio per due vivi” coreografata ed interpretata da Carlo Massari e Chiara Taviani colpisce per la sua cruda espressività, per una messa in scena ruvida, noncurante di clichè e facili estetisti, pensata per associazioni di idee più che per logiche connessioni, in cui i due protagonisti , un uomo ed una donna, cantano, urlano, piangono,si muovono, sussurrano, si ubriacano, lasciando una scia di oggetti , di abiti, che  “sporcano” la scena, noncuranti del resto. Il rimando a Kantor nelle note di programma non è una semplice citazione, è reale. Ci sentiamo rituffati con forza nella ricerca teatrale degli anni ’70 , e non come semplice copia o modello, ma come verità del corpo del performer che vive sulla scena il suo essere sè stesso. La compattezza, la bravura e l’intesa dei due danzatori tiene insieme la performance fino alla fine, senza perdere mai d’occhio l’ obiettivo: esistere.

Poi con la Tarinof Dance Comapany in “Hai” coreografata ed interpretata da Maiko Hasegawa e Mamoru Sakata, accade quello che ci spinge ad andare a teatro, l’inatteso. I corpi dei due danzatori, senza alcuna narrativita’ , riescono a costruire l’ambiet  della performance già nei primissimi minuti, ed a sostenerla ed alimentarla fino alla fine con una determinazione leggera ed allo stesso tempo lucida ed inamovibile. Nitida  e sottesa, la danza descrive i corpi dove l’immobilità è attesa, l’alternanza  è ricerca, la leggerezza, la fluidità è uno spasmo che vibra. Li senti, li vedi e non c’è bisogno di altro. Distanti, con improvvisi ed anomali contatti, i movimenti lenti che sembrano avvolgerti, gli scatti improvvisi che descrivono percorsi ed impulsi nei corpi che non avevi immaginato ed in cui l’incredibile padronanza tecnica, passa in secondo piano. Il bianco ed il nero e le infinite sfumature di grigio si nascondono nelle pieghe della coreografia che non è mai fine a stessa, che procede ineluttabile, senza arenarsi , fluida e compatta allo stesso tempo,senza mai essere assertiva, con il dubbio e l’incertezza che accompagna ogni artista. Qualità è la parola d’ordine che i due impeccabili danzatori declinano ad ogni sguardo, ad ogni respiro.Ed il pubblico è rapito, affascinato, incredulo.

Proprio una bella serata. Peccato non averne di più.

 

 

 

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