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I principi della danza moderna / 4: la forza di gravità (seconda parte)

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(seconda parte – vai al link per la prima parte)

Bipedalism is a unique and bizarre form of locomotion. Of more than 250 species of primates, only one goes around on two legs

Craig Stanford, anthropologist – University of Southern California. (1)

Il bellissimo articolo Gravity and Grace pubblicato su danceumbrella.org, ci porta a a fare importanti considerazioni sulla forza di gravità e sui suoi effetti sul corpo umano, prima che sulla danza. Infatti il nostro corpo si è evoluto in milioni di anni, per prove ed errori, fino a renderci possibile lo stare in piedi su due gambe, tenere una postura ed un movimento verticale, diventare insomma dei bipedi. Un tempo lungo milioni di anni in cui il corpo umano dalla quadrumania, è riuscito in una impresa straordinaria che combina equilibrio, coordinazione, efficienza, efficacia.

Ed è questo lungo e complesso processo di verticalizzazione ci ha reso liberi. Liberi di muoverci con  rapidi cambi di posizione in ogni direzione, liberi di accelerare e decelerare, liberi di muovere le braccia e le mani in qualsiasi momento e direzione e sempre pronti alla vita di relazione. Ed inoltre abbiamo imparato a ridurre al minimo il dispendio il nostro energetico. L’essere diventati bipedi ci ha reso iberi di danzare.

Getty/Nicholas Veasey

Lo scotto che abbiamo dovuto pagate e che paghiamo ancora ora, è che la nostra colonna vertebrale  ha dovuto sviluppare delle curve fisiologiche che le danno la forma di una S in modo tale che la parte superiore del corpo non scarichi il proprio peso direttamente sulle articolazioni del bacino e delle gambe. Inoltre le anche, le ginocchia, la caviglia ed il piede devono attivamente sviluppare forze in opposizione alla gravity, cosa che le nostre ossa sentono ogni giorno.

Allo stesso tempo questo processo di verticalizzazione ci ha reso più vulnerabile alla forza di gravità poichè siamo ” condannati ” allo sforzo, alla fatica continua per tenere in essere quella regolazione infinita di bilanciamenti di forze, pesi, contrappesi, spinte, che coinvolge tutte le nostre articolazioni ed i nostri muscoli e che ci consentono di mantenere semplicemente l’equilibrio su due gambe o camminare. Quante volte siamo caduti da piccoli prima di imparare? Quanti anni abbiamo impiegato a sentirci stabili e sicuri su due gambe? Quante volte ancora sogniamo di cadere? Per circa 6 milioni di anni della nostra storia evolutiva, siamo caduti e ci siamo rialzati alla ricerca della stazione eretta e da quando ci siamo alzati in piedi per la prima volta, la nostra è una continua ricerca di equilibrio, contro il rischio di cadere ancora.

Detta così la forza di gravità sembrerebbe una forza “cattiva“, ma non è così, perchè senza la gravità il nostro corpo andrebbe inesorabilmente incontro al deterioramento e al declino.

Ed è la ricerca della verticalità che ha guidato nei secoli la ricerca estetica del balletto. Dopo essere riusciti a mettere solo due piedi a terra, abbiamo cercato di andare oltre, sfidando le forze della fisica, con il salto, con le punte, sognando di poter volare, per allontanarci sempre di più dalla terra. E tutto quello che sfida l’equilibrio, che sfida la forza di gravità continua ad affascinarci. Il virtuosismo nella danza classica, secondo Jonathan Burrows, suscita un brivido nel pubblico, proprio perché l’artista rischia di cadere, fallendo. Il virtuosismo è una “negoziazione con il disastro” poichè sospende il tempo durante il rischio. Ma Burrows sostiene anche che la danza contemporanea, in una consapevole opposizione al mondo della “danza antigravitazionale” proprio del balletto, è sempre stata interessata all’idea che il peso e quindi il copro, cada in risposta alla gravità. (1)

La danza moderna ha voluto aprire un dialogo con la forza di gravità ed è da questo dialogo che sono nate tante tecniche diverse. Il floating che oggi viene ricercato in tante tecniche e stili della contemporaneità, a differenza delle cadute della modern dance, è un altro modo per convivere con questa forza che ci sovrasta e ci sostiene allo stesso tempo e questa volta amorevolmente, con la consapevolezza che senza di lei non esisterebbe la danza.

Secondo il filosofo Mark Johnson “Conosciamo il significato di vari movimenti e gesti corporei nella danza proprio perché conosciamo il sentimento e il significato dei nostri gesti corporei. Sappiamo come ci si sente quando i nostri corpi oscillano con grazia e ritmo al contrario di quando scivoliamo e cadiamo. Johnson sostiene che poiché ” esistiamo all’interno di un campo gravitazionale sulla superficie terrestre, e grazie alla nostra capacità di stare in piedi, diamo un grande significato a to standing up, rising, and falling down. (1)

Cadere e danzare. La caduta stessa appare essere il processo fondamentale a cui allude la danza contemporanea, ed a cui a volte riesce a sottrarsi con un grande dispendio di energia e sforzo, nella consapevolezza che complessivamente la narrativa della vita finisce con una caduta. (1) La modern dance è “in debito”  nei confronti della forza di gravità, perchè ogni coreografo, ogni danzatore, crea un dialogo continuo con questa forza.

La danza contemporanea

La danza contemporanea inizia a pensare in termini di movimento. Merce Cunningham afferma I think in movement terms (2), il che ci porta verso una semplificazione del rapporto con la forza di gravità:  Falling is one of the ways of moving Merce Cunningham (2).

Merce at Brooklyn Academy of Music in How to Pass, Kick, Fall and Run (1965). John Cage is at bottom right. Photo by James Klosty, Courtesy BAM.

Niente di più. Che gli essere umani si muovano su due gambe è un fatto assodato ed, a parte i primi mesi dalla nascita, quello che facciamo o sappiamo fare sul pavimento è molto poco. Non abbiamo la stessa forza e velocità della maggior parte degli animali a quattro zampe. Il corpo umano ha dei movimenti abbastanza limitati dalla sua stessa struttura ossea e di legamenti. Ci sono movimenti che non siamo in grado di fare o che altri animali riescono a compiere molto meglio. Quindi la ricerca della danza contemporanea inizia ad investigare all’interno di questi limiti, tutti i movimenti possibili. Per Merce Cunningham una delle scoperte più importanti che la danza moderna abbia fatto, è stata quella di usare la gravità ed il peso del corpo, dove la parola peso non assume una connotazione in contrapposizione alla leggerezza. E’ una qualità in sè, in mancanza della quale i movimenti della danza perderebbero in coordinazione e chiarezza. Cadere, come saltare sono condizioni abbastanza straordinarie nella nostra quotidianeità e quando saltiamo lo facciamo già sapendo che non potremo restare in aria molto a lungo.

Anche l’estetica di Alwin NiKolais parte dalla motion in cui il corpo umano simile ad una ” marionetta, priva di coinvolgimento emotivo, si muove con una meccanica perfetta, data dall’inevitabile adattamento alla forza di gravità. Ogni gesto è caratterizzato sempre da un diverso baricentro, verso il quale tutte le articolazioni convergono in un continuo spostamento del fuoco e del centro dell’azione cinetica”. (3)

Noumenon Mobilus by Alwin Nikolais. Performed by The Boston Conservatory Dance Theater, Fall 2010. Photo by Eric Antoniou.

La ricerca di Nikolais si basa sulla ricerca di principi di movimento e non tanto di passi, che permettano al danzatore di essere autonomo, ed infatti lui stesso ci dice: “Le energie motivazionali del danzatore attivano le energie fisiche che portano il corpo in azione. Egli combina queste energie motivazionali con le energie del tempo e dello spazio, con la gravità e con gli altri fenomeni che governano le leggi della motion”(3). Il danzatore è ” sospeso ” tra la gravità e l’azione, in un complesso controllo del peso che genera fall, collapse, drop.

Insomma la gravità esiste, così come tutte le leggi della fisica, e ne dobbiamo tenere conto. Non è più qualcosa contro cui lottare per aspirare all’equilibrio ed alla leggerezza come nel balletto, non è qualcosa a cui soccombere per rialzarsi come per la Graham o da sfruttare, utilizzare per la dinamica del movimento, semplicemente c’è.

Post – modern dance ed oltre 

Peter Moore, Trisha Brown’s Man Walking Down the Side of a Building, 80 Wooster St., New York, 1970. Courtesy: © Barbara Moore, DACS, London

Quando per la prima volta nel 1970 Trisha Brown fa camminare un danzatore perpendicolarmente ad un edificio di sette piani al numero 80 di Wooster Street di New York, qualcosa sta cambiando. In Man Walking Down the Side of a Building Joseph Schlichter ,davanti ad una quarantina di persone con il naso all’insù, scende lentamente “camminando” lungo la facciata dell’edificio sospeso perpendicolarmente, grazie ad un’imbracatura e cavi, trasforma, come diceva la stessa Trisha Brown, in un movimento semplice e ordinario, un movimento complesso e tecnico, poichè eseguito sotto lo stress di in un ambiente innaturale. Con questa performance, secondo la Brown, la gravità è reneged, rinnegata, rifiutata o piuttosto l’uomo se ne sottrae ironicamente. Trisha Brown sa bene che la gravità e che è la forza fondamentale che agisce su tutte le cose e la forza più rilevante e osservabile a livello umano, e la usa per rinnovare l’idea stessa delle possibilità del movimento umano, l’idea stessa di danza. Joseph Schlichter non stava camminando perpendicolarmente ad un palazzo, piuttosto stava controllando con la forza e la tecnologia la velocità con cui sarebbe caduto. Un’idea radicale che scatena una marea di pensieri: sulla legge di gravità, sulla statica, sull’equilibrio. Un modo per sottolineare la capacità di Trisha Brown di ingenerare micro-rivoluzioni con semplici dispositivi. Il rivolgere e stravolgere l’attenzione dello spettatore verso spazi inusuali che altri artisti non avevano ancora investito. (4) Ed è proprio lei che scopre la leggerezza della gravità – the lightness of gravity – quella particolare qualità di movimento in cui il corpo del danzatore in maniera fisica, sembra sospendersi nello spazio e nel tempo,estendersi, con una fluidità che sembra far scomparire la gravità stessa. “Cerco un movimento che sia il più fluido possibile”. C’ è una speciale qualità “aerea” che muove, oggi, i corpi dei suoi ballerini: molecole che galleggiano…… e che catturano lo sguardo come in un gioco di pulsazioni vaganti. Sono corpi elastici e “naturali”, immersi in universi ludici e multi-colori, oppure illuminati d’ astratta evanescenza. (5)

Se Steve Paxton usa la forza di gravità ed il pavimento come partner del danzatore nel Contact Improvisation e Material for The Spine, Simone Forti, trasferitasi a Roma, analizza il movimento degli animali in cattività walking, pivoting, rolling, rocking, eating, and swaying as source material for her own investigations about anatomy, ritual movement, gravitational forces, and limberness (6) applicando l’uso della forza di gravità al movimento, così come fanno gli animali e con essa l’inerzia, la qualità di moto, lo slancio.

Sleepwalkers (aka Zoo Mantras), 1967, performed by Simone Forti in an unknown location, New York, 1978. Courtesy: © Babette Mangolte (all rights of reproduction reserved) http://www.frieze.com/article/join-movement

I movimenti della naturalità dell’uomo diventano danza, si cade, si striscia , si gira in tondo, ci si sposta di nuovo con i quattro arti sul pavimento alla ricerca di nuove soluzioni. Il rapporto con la gravità ed il suolo si amplificano sempre di più. La tecnica release trova sempre più spazio come traning del danzatore in tutto il mondo. Di fatto il rapporto con il suolo, con il pavimento nella modern dance non si è mai interrotto dai suoi inizi e continua a dare spunti di ricerca. Il Floor Work infatti è una altra delle peculiarità che la differenziano la modern dance dal balletto.

Sono sempre gli anni ’70 quando i Pilobolus iniziano il loro particolare ed affascinante duello con la gravità, pieno di humor, ironico, pieno di invenzioni ed illusioni. I modi per sfidare la gravità sono tanti e possono anche far ridere. I Momix di Moses Pendleton, proseguono la sfida alle leggi della gravità… le coreografie di Pendleton sono pensate non per eludere la forza di gravità, ma per far giocare ad essa un ruolo cinetico durante lo svolgimento della danza….. Pesi e contrappesi si possono coniugare nel movimento, grazie all’azione di oggetti su cui fare evoluzioni danzanti dove il peso corporeo (e quindi la gravità terrestre) partecipa alla coreografia tanto quanto i passi e le prese. (7)

I corpi dei danzatori di Pina Bausch non sembrano combattere la gravità nè sfruttarla. Piuttosto sembrano conviverci quotidianamente quando si aggrappano alle pareti, quando cadono ripetutamente, quando collassano nei movimenti, quando soccombono all’ineluttabilità di questa forza. Sono corpi che resistono in maniera inesorabile, sia quando si attraggono, sia quando si disperdono, a volte fragili, a volte implacabili. L’attenzione per il suolo e la materia si coglie dalle scene della Bausch, la terra, la pietra, l’acqua, i fiori, le foglie, che ci restituiscono il senso della realtà tangibile dei nostri corpi. Sono corpi ancorati alla terra, al mondo, all’altro, a se stessi. La tematica dell’incontro/scontro come esperienza conoscitiva dell’altro da sé torna assai di frequente; i danzatori sono in contatto fisico fra di loro e i loro corpi sono chiamati a confrontarsi con gli oggetti di scena (come vedremo, mai solo ornamentali) o con le scene stesse. Il danzatore, nella sua tensione allo scontro, mostra la volontà e insieme l’impossibilità di superare i limiti, in una aspirazione tutta umana e quindi universalmente recepita. Il corpo è un territorio liminale tramite cui esperire il mondo esteriore e interiore, ma allo stesso tempo è una prigione che
mostra continuamente corruttibilità e finitezza. Il corpo è il problematico simbolo di una condizione puramente umana, della perenne ricerca di una felicità smarrita. Per contrasto, varia fauna – pesci, uccelli, coccodrilli, ippopotami… – popola placidamente le scene: la loro muta tranquillità fa da sfondo alla tensione irrequieta degli uomini (8)

Akram Khan Company

Molti dei coreografi contemporanei come Akram Khan, Sidi Larbi Cherkaoui e nel fronte post-classico William Forsythe, che nelle sue coreografie si impegna in una sfida alla legge gravitazionale che alterna momenti di costruzione coreografica a momenti di destrutturazione resi possibili da tensioni estreme, velocità, disequilibri, continuano ad enfatizzare la caduta, lo squilibrio del corpo, che non sempre lo coinvolge tutto, come nella Graham, quanto piuttosto una parte. La caduta parziale del corpo, che sembra collassare, rimbalzare per poi riprendersi in una continua regolazione, aggiustamento, mantenimento dell’allineamento del corpo crea nuove dinamiche ed un nuovo rapporto con la gravità che viene utilizzato per sperimentare nuove forme e qualità di movimento. Ad ogni caduta, parziale o totale che sia, il corpo subisce uno shock tra sè stesso ed il mondo, e solo il rimbalzo, la sospensione, come già diceva Doris Humphrey ,possono convertire la forza della caduta in ulteriore energia cinetica, in dinamica che sospende il tempo ed il respiro, generando nuove possibilità.

La gravità saprà ancora sorprenderci.

 

Gabriella Stazio

 

Foto di copertina – Trisha Brown Dance Company: Members of the company in “L’Amour au théâtre,” the latest work of Ms. Brown’s five-decade career. CreditAndrea Mohin/The New York Times

Fonti e citazioni

www.danceumbrella.org – Gravity and Grace – Ruth Little – 2015 (1)
www.brainpickings.org – Legendary Choreographer Merce Cunningham on Life, Learning, and the Creative Experience di Maria Popova (2)

Alessandro Pontremoli – La danza : storia, teoria, estetica del Novecento – Ed. Laterza – 2004 – (3)

DA :: Domus Academy – www.domusweb.it – Man walking down the side of a building – di Ivo Bonacorsi – ottobre 2016 (4)

La Repubblica – Trisha una regina della modern dance – Leonetta Bentivoglio – 11 giugno 1986 (5)

Bryan-Wilson, Julia. “Simone Forti Goes to the Zoo“. October. No. 152, Spring 2015 (6)

www.gliamicidellamusica.net – I Momix e la forza di gravità – Athos Tromboni – 13 Aprile 2017 (7)

ww2.unime.it/mantichora – Guardare il Tanztheater:una riflessione sulla fruizione del teatro di Pina Bausch
– Chiara Trifiletti (8)

www.artic.edu

Merce Cunningham Trust – Space, Time, and Dance – di Merce Cunningham

www.reactfeminism.org

The New York Times Archives –  DANCE REVIEW; Pilobolus Is at It Again, In a Duel With Gravity – By JENNIFER DUNNING -1995

 

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Direttore artistico, manager ed insegnante del centro internazionale "Movimento Danza”, fondato a Napoli nel 1979 ed accreditato dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali come "Organismo di Promozione Nazionale della Danza”. Coreografa e direttore artistico della pluripremiata "Compagnia Movimento Danza" e del "Performing Arts Group". Direttore artistico ed event manager di rassegne, festival, eventi e bandi di danza contemporanea. Promotrice italiana e direttore artistico della "Giornata Mondiale della Danza". Editore di "Campadidanza Dance Magazine". Presidente di "Sistema MeD - Musica e Danza Campania", associazione aderente all’Unione Regionale Agis Campania.