TORINO Noemi Dalla Vecchia e Ulysse Zangs non si conoscono. Quando si incontrano è per trascorrere 24 ore insieme nello spazio chiuso di un teatro, precisamente il Café Müller in Via Sacchi a Torino. Al termine di questo tempo sono pronti a presentare una coreografia di almeno 24 minuti. Si tratta di 24 Ore X 24 Minuti. Un format ideato da Raffaele Irace portato in un luogo a lui familiare, nell’ambito del Nice Festival.

Il teatro si trasforma in una sorta di casa del Grande Fratello. Una videocamera trasmette in streaming tutte le 24 ore di prova e una chat room mette in connessione lo spazio esterno con quello interno. Nel frattempo il pubblico entra liberamente in sala. Gli spettatori, in remoto e in presenza, possono mandare input e suggerimenti agli artisti.

“Partiamo da noi”, il punto di inizio di Noemi Dalla Vecchia e Ulysse Zangs

Così Noemi e Ulysse parlano e decidono: “partiamo da noi”. Individuano il punto in comune, la modalità in cui entrambi si sentono a proprio agio, ossia l’improvvisazione. Durante il processo inventivo infatti i performer si soffermano soprattutto sullo sviluppo di una struttura piuttosto che sulla creazione di una precisa partitura coreografica. Fino all’ultimo il momento creativo è rimasto aperto.

Il tutto parte da un testo, che si fa sottofondo nella performance finale, uno stream of consciousness letto da una voce monocorde, che sovrappone una serie di scenari senza soluzioni di continuità. Ecco quindi che ne viene fuori un movimento lento, a tratti ripetitivo, alienato. I danzatori partono dalle proprie brandine per poi incontrarsi. Si fanno essi stessi scenari e si sovrappongono, anche loro, senza soluzioni di continuità.

Il dialogo e la condivisione, ecco il networking tra professionisti

Dalla Vecchia e Zangs non si conoscono, ma, come sottolinea anche Raffaele Irace, il gesto e l’approccio appaiono simili. Una danza impregnata di una dimensione riflessiva. Un’esperienza come questa porta due artisti, con origine, formazione e background differenti, a lavorare insieme. Non solo. A dialogare, confrontarsi, far emergere convergenze e diversità. Così il format favorisce il networking tra i professionisti del settore. Il tempo è limitato e concitato ma l’influenza è inevitabile. Nonostante ciò dalla coreografia conclusiva fuoriescono personalità delineate e forti.

Dunque, un testo che descrive numerosi scenari; una performance che mette in scena numerosi scenari. Le possibilità interpretative e le visioni sono sostanzialmente illimitate. A fine spettacolo, un incontro con il pubblico fa uscire una serie di tali possibilità. Si cercano corrispondenze e conferme ma non è importante. Irace parla di un interesse nel realizzare una piattaforma espressiva stimolante tanto per i performer quanto per gli spettatori. Elemento fondamentale è appunto la condivisione. Quella che si determina fra gli artisti coinvolti, ma anche e soprattutto quella con il pubblico. Esso è chiamato a partecipare attivamente all’azione creativa, poi a sedersi a un tavolo di dibattito dove le idee vengono sviscerate comunitariamente.

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