NAPOLI – Applausi scroscianti per “Traces” di Wim Vandekeybus al Teatro Bellini di Napoli. Il coreografo e regista belga dopo trenta anni stupisce ed emoziona ancora. Energia, fisicità, tecnica, magnetismo sono gli elementi che ancora caratterizzano i suoi spettacoli rendendoli unici. Una unicitá determinata dal fatto che mette insieme artisti molto diversi tra di loro: danzatori, acrobati, attori, mimi. E la musica, composta e registrata in questo caso da Trixie Whitley, Shahzad Ismaily, Ben Perowsky e Daniel Mintseris, é scritta durante le prove in maniera da svilupparsi simbolicamente con lo spettacolo.
Ma qual é la genesi di “Traces”, spettacolo ispirato alla Romania, con chitarre scricchiolanti, orsi danzanti e balli tribali che ci condurrà nell’unica foresta vergine ancora presente in Europa per cercare insieme le tracce di quella natura che i nostri corpi urbanizzati hanno dimenticato?
“Lungi dal concentrarmi sui conflitti politici – spiega Vandekeybus nelle note di regia – Traces vuol essere il ‘conflitto’ degli elementi, di cui ho urgente bisogno di parlare: lo spettacolo si apre con l’immagine di una foresta primordiale attraversata da una strada e questo conflitto tra foresta e strada è ciò che mi interessa. Dal nostro punto di vista, quello umano, un cervo sulla strada è una strana anomalia e non fa parte di ciò che ci aspettiamo di vedere. Ma ciò che abbiamo completamente dimenticato è che la foresta era lì da prima, da sempre e che il cervo è in realtà l’abitante originale e la strada è l’elemento estraneo in quell’immagine. Questa è la prospettiva che voglio cambiare”.
E ci riesce benissimo. Catalizzando l’attenzione dello spettatore che non sente mai la necessità di distrarsi. Questa è la bravura di Wim Vandekeybus.
A questo si aggiunge un’ottima compagnia composta da dieci ballerini, acrobati, attori straordinari, in locandina definiti co-creatori. Perché come i musicisti sono parte attiva della creazione dello spettacolo. I loro nomi: Alexandros Anastasiadism Borna Babic, Maureen Bator, Davide Belotti, Pieter Desmet, Maria Kolegova, Kit King, Anna Karenina Lambrechts, Magdalena Oetti, Mufutau Yusuf.
Belli i costumi di Isabelle Lhoasle , scene di Vandekeybus e Tom de With, il suono di Bram Moriau, le luci di Vandekeybus e Francis Gahide. E particolarmente di effetto il costume da orsi realizzato con grande maestria da Jan Maillard. Cosa non scontata.
Uno spettacolo dinamico che il coreografo e regista ha voluto presentare a Napoli in prima assoluta per l’Italia, al Teatro Bellini dove già aveva riscosso successo un altro spettacolo “In Spite of Wishing and Waiting”.
Se proprio vogliamo fargli una critica: lo spettacolo sarebbe perfetto se durasse, secondo me, dieci minuti in meno. Ma questo non gli toglie bellezza e incisività Un applauso anche al Teatro Bellini che lo ha richiamato a Napoli.
Raffaella Tramontano
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