In questi mesi si sta presentando in Italia il libro di Emanuele Burrafato Luciana Savignano, l’eleganza interiore edito da Gremese. Sabato 20 maggio alle ore 18 al Teatro Ruskaja dell’Accademia Nazionale di Danza di Roma, in una sala stracolma di gente, è stato organizzato un magnifico incontro con l’autore, Emanuele Burrafato, danzatore, insegnante e scrittore che con l’editore Gremese porta avanti il progetto di realizzare monografie sui grandi della danza italiana. Erano presenti ospiti d’eccezione: Claudia Celi, docente di Storia della danza all’Accademia, e  Alberto Testa, il decano dei docenti italiani di Storia della danza, critico tra i più celebri, ed ex danzatore, coreografo ed organizzatore di eventi che hanno segnato l’evoluzione della danza nel nostro paese. Un uomo amatissimo con il quale moltissimi studenti dell’Accademia hanno fatto a gara sabato scorso per farsi una foto.

Luciana Savignano inizia la sua carriera da professionista, dopo essersi diplomata alla scuola di ballo del Teatro alla Scala di Milano,  all’inizio degli anni Sessanta e viene subito notata da coreografi quali Leonide Massine, David Lichine per ruoli da protagonista. Nel 1963 viene scelta insieme a Liliana Cosi, Franca Merla, Luciana Pastore ed Anna Maria Prina per un corso di perfezionamento al Teatro Bolschoi di Mosca. La rigorosa preparazione accademica le ha permesso di interpretare i principali ruoli del balletto classico ma la sua fisicità longilinea ed elastica, il suo viso dagli zigomi alti e dai tratti vagamente orientali, l’hanno resa l’interprete più ricercata ed apprezzata del balletto moderno. Il primo ad evidenziare  questa sua attitudine è il coreografo scaligero Mario Pistoni che crea nel 1968, emblematico anno  di rivoluzione culturale,  Il Mandarino meraviglioso su musica di Béla Bartók. Per Pistoni, Savignano è l’interprete ideale del ruolo della giovane fanciulla costretta da tre malviventi ad adescare passanti per poi rapinarli. Fu un ruolo di forte impatto erotico e drammatico attraverso il quale Luciana Savignano ebbe un successo clamoroso e diventò una celebrità nel panorama piuttosto convenzionale e tradizionale della danza italiana. E’ stata la prima ballerina a travalicare le barriere della danza classica per diventare l’interprete ideale dei coreografi del balletto moderno di quegli anni. Francesco Canessa  negli anni Settanta, allora critico del giornale Il  Mattino di Napoli, e successivamente sovrintendente del Teatro di San Carlo, recensì Il concerto dell’albatro, sempre di Mario Pistoni, definendo Luciana Savignano la Callas della danza, da contrapporsi a Carla Fracci, ballerina angelica, paragonabile invece  alla Tebaldi. Nel 1972 sarà nominata prima ballerina del Teatro alla Scala e da allora inizieranno incontri con i principali coreografi del tempo. Fondamentale quello con  Maurice Béjart, allora direttore del Ballet du XXème siècle, che la sceglie come una delle  protagoniste della sua Nona sinfonia e per cui diventerà una delle principali interpreti.  E’ forse grazie ad una ballerina come Luciana Savignano che il pubblico italiano ha potuto incontrare e conoscere il balletto moderno perché la sua presenza alla Scala, ma la sua collaborazione con i principali  coreografi del tempo, hanno sprovincializzato la programmazione della danza italiana.  Il libro di Burrafato, ripercorre con precisione le tappe artistiche e personali della vita dell’étoile milanese. Interessanti le numerose citazioni dei critici riportate nel volume che contribuiscono a sottolineare l’importanza e l’eccezionalità della sua  personalità.

Luciana Savignano, però, non è solo una ballerina straordinaria, ma anche una persona anomala nel panorama della danza che spesso, nell’esaltazione dell’ego esibizionistico, è abitato da personaggi egocentrici ed arroganti ai quali, per le loro doti artistiche, si perdona il brutto carattere. Luciana Savignano, per chi ha avuto il privilegio di incontrarla di persona, è una donna sensibile, intelligente e semplice, mai sopra le righe e giustamente, come definisce il sottotitolo della sua biografia, di autentica eleganza interiore.

Roberta Albano

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Docente di Storia della danza all’Accademia Nazionale di Danza di Roma è laureata al DAMS dell’Università di Bologna in “Semiologia dello Spettacolo”. Docente di danza classica abilitata all'AND, è critico di danza, studiosa e autrice di saggi e monografie sulla danza. Dal 1990 al 2014 è vicedirettrice dell’associazione Movimento Danza di Gabriella Stazio. E’ inoltre socio fondatore di AIRDanza - Associazione Italiana per la Ricerca sulla Danza.