L’11 maggio il Teatro Politeama di Napoli ha accolto la Compagnia di danza contemporanea del coreografo nostrano Marco Auggiero, LabArt Dance Company, che ha debuttato con il nuovo spettacolo OVO, vincitore del premio di produzione del Festival di Rovereto Oriente Occidente. Questa è stata solo la prima data di un tour internazionale che terrà impegnata la compagnia ed ha già attirato un gran numero di spettatori, tra adulti e soprattutto ragazzi, allievi delle scuole di danza, che la sera del debutto era smaniosa di applaudire ad un lavoro tanto atteso.

Ovo, secondo la visione di Marco Auggiero, nasce dalla domanda circa la possibilità di rinascita dell’uomo, una rinascita spirituale, a cui la leggenda dell’uovo del poeta Virgilio nascosto nei sotterranei della fortezza costruita sull’isolotto di Megaride, dà un marchio di profonda napoletanità presente all’origine drammaturgica della creazione coreografica. Una rinascita, è giusto parlare di questo in una fase del coreografo in cui il processo di ricerca interiore è molto forte, è anche la possibilità di involuzione o meglio di mutazione genetica, tema affrontato all’interno del lavoro. L’uovo è soprattutto ovulo, ovvero gamete femminile, seme originario della specie e fonte di vita, in cui la specie si può perpetuare a fronte di continue possibilità di deviazione. E dunque, questo possibile uovo transgenico è un passaggio di evoluzione o involuzione della specie? L’alba di una rinascita o di un’estinzione del genere umano?

La pièce si apre proprio con un uovo in scena, un’ ampolla in cui sono contenuti i due geni puri di uomo e donna che si legano, si staccano, si ricercano, creando effetti illusionistici, fedeli al repertorio della danza contemporanea. L’effetto è presente anche in altri passaggi della creazione e dà spunti di riflessione immaginifica interessanti rispetto a virtuosismi tecnici, a volte, ripetitivi, ma sempre costruiti in atmosfere diverse, in cui anche i costumi ed i colori evocano la situazione narrata.

La purezza della scena iniziale è subito spiazzata dalle immagini di cecità, dove i danzatori, infatti, hanno piedi e testa coperti da un tessuto rosso, che impedisce loro di vedere, e, dunque, danzano, vivono, senza sapere dove si andrà a finire, sono quasi all’apice della distruzione. Le immagini dei corpi appesi alle catene illustrano una condizione di estrema sofferenza, di inganno e di trappola. Ma quella sofferenza può essere un’ottima base di rinascita, giustificata, nella seconda parte, da un chiaro cambio di atmosfera: corpi chiari, svelati, volti di umani riconoscibili. Le musiche diventano più delicate, spaziano dall’elettronica della prima parte alla liricità, alla ricerca di poesia.

Ovo è un’unione di vari episodi con visibili confini, visibili passaggi, a volte anche troppo lenti, con il rischio di distrarre un po’ lo spettatore, ma mai completamente. Ogni scena, poi, riesce sempre a riportarlo nel giusto percorso. Adulti, ragazzi, intenditori e non applaudono soddisfatti del viaggio che hanno vissuto.

Marco Auggiero | LABART COMPANY

Regia e Coreografie Marco Auggiero

Assistente alle coreografie Giordana Carrese – Valeria Di Lorenzo

Assistente alla regia Camilla Minieri – Rebecca Curti

Direttore tecnico Simone Rinaldi

Ideazione Costumi Marco Auggiero

Danzatori Annalisa Adiletta, Giordana Carrese, Valeria Di Lorenzo, Milena Pasquini, Raffaele Iorio, Giorgia Pirozzi; Camilla Minieri, Ivana Rotondo, Giada Ballarin, Giorgia De Crescenzo, Alessia Memoli (secondo cast)

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