Livia Lepri
Livia Lepri, direttrice della Compagnia Danza Estemporada

SASSARI – Sabato 26 agosto Ra.I.D. Festivals ha aperto l’edizione 2023 con una serata dedicata alle compagnie provenienti dalla Sardegna. Tra queste, anche la Compagnia Danza Estemporada diretta da Livia Lepri. Un ensemble con sede a Sassari e 25 anni di attività e successi.

Già ospite delle precedenti edizioni di Ra.I.D. Festivals, la Compagnia Danza Estermporada – riconosciuta dal Ministero della Cultura – torna a Solofra per presentare una creazione della sua direttrice. In scena al Chiostro di Santa Chiara di Solofra, Lo Stato della Materia #THEGAME. Un viaggio multimediale nel mondo che verrà. Un mondo che si auspica sia basato sull’integrazione, la tolleranza e l’interazione tra esseri umani e intelligenze artificiali.

Far danzare lo spazio delle menti

Qual è stata l’emozione di tornare a Ra.I.D. Festivals?
Sono già diversi anni che partecipo con molto piacere a Ra.I.D. Festivals. In quanto compagnia sostenuta dal Ministero della Cultura, ci troviamo spesso a girare per festival. Ma tornare a Ra.I.D. è sempre bellissimo poiché ti senti davvero accolto. Inoltre, si è creato un rapporto meraviglioso con Maria Teresa Scarpa e Claudio Malangone.

Ra.I.D. è uno dei pochi festival in Italia dove si rispetta il progetto creativo del coreografo, c’è un rispetto umano che per me è molto importante. Oltretutto partecipare è prestigioso: sei all’interno di un festival che raccoglie eccellenze, il livello è alto.

Lo spettacolo firmato da Livia Lepri è andato in scena al Chiostro di Santa Chiara: quale energia trasmette quel luogo?
Secondo me quel luogo ha una straordinaria capacità di portarti in un’altra dimensione. Sei immerso nella bellezza. L’aria che ho respirato era quasi di una contemplazione mistica. C’è un’energia molto forte, molto positiva.

Il sottotitolo di Ra.I.D. è Dance Space Subjectivity: in che modo secondo Livia Lepri questo Festival fa danzare lo spazio?
Ra.I.D. secondo me è uno dei festival più originali. Nel momento in cui punti sull’originalità questa diventa poi varietà. Quando si organizza un festival è importante ricordarsi – e Ra.I.D. lo fa – che quasi mai ti rivolgi a un pubblico di addetti ai lavori. Se ti avvali di un programma molto variegato, fai danzare lo spazio nella sua interezza. Ma la cosa bella è che fai danzare lo spazio delle menti delle persone.

Quando si parla di “far danzare lo spazio” di solito si pensa alle regole di composizione coreografica, alla scatola scenica, al palco eccetera. La vera sfida è far danzare lo spazio delle menti delle persone, il loro spazio emotivo. Credo che Ra.I.D. riempia dei vuoti nella vita del pubblico e credo che sia il modo più bello di far danzare lo spazio.

Per questa edizione Ra.I.D. Festivals ospita il progetto speciale Come as you are: l’arte nuda da ogni pregiudizio. Cosa ne pensa Livia Lepri dell’abbinamento della danza con le altre arti?
È necessario.
La danza sin da quando è nata – nei libri si dice 1600 per comodità, ma in realtà esiste da molto prima – è sempre stata una fusione tra le arti. Secondo me, oggi ancora di più, è fondamentale che le varie discipline artistiche, insieme alle nuove tecnologie, dialoghino tra di loro. Lo trovo più che necessario allo stato attuale.

Esseri umani e intelligenze artificiali

Lo Stato della Materia #THEGAME è uno spettacolo che si avvale di molti media: c’è la danza, la musica ma anche gli ologrammi. Come si amalgamano questi elementi sulla scena?
È una questione di equilibri.
Modestamente, avendo studiato composizione coreografica, sono in grado di prevedere quale sarà il risultato finale già mentre compongo. Deve essere sempre chiaro cosa si intende comunicare attraverso la danza.

Inoltre Lo Stato della Materia #THEGAME nasce da una mia esigenza molto forte, per cui avevo bisogno che le nuove tecnologie interagissero con l’essere umano sulla scena.

Livia Lepri le andrebbe di raccontarci qual è l’esigenza che ha dato vita a questo spettacolo?
Ultimamente ho perso fiducia negli esseri umani, trovo che siano sempre più distruttivi e meno costruttivi. Stiamo perdendo interesse per ciò che accade a chi ci sta accanto, non c’è più rispetto nei confronti del nostro prossimo. E stiamo riempendo questo vuoto affettivo con le intelligenze artificiali. Presto sempre molta attenzione al mondo dell’infanzia e a quello degli anziani. E sono rimasta davvero colpita dal lavoro sociale che le intelligenze artificiali stanno svolgendo nelle case di riposo, tenendo compagnia a esseri umani che abbiamo ormai abbandonato.

Ecco che, quindi, Lo Stato della Materia #THEGAME è nato dalla mia esigenza di riflettere su questi temi. Mi sono chiesta: cosa sarebbe davvero necessario se dovessimo ricostruire il mondo da zero? L’integrazione. Dove per “integrazione” si riconosce anche il ruolo della tecnologia, che salva vite grazie alla medicina e menti grazie alla compagnia offerta dalle intelligenze artificiali. E io non ci trovo niente di male in questo, anzi.

Nel repertorio della compagnia Estemporada sono presenti altri spettacoli che hanno un titolo simile: c’è Lo stato della materia del 2014 e poi Lo stato della materia #mutaforme del 2019. Fanno parte tutti dello stesso progetto?
In realtà questo progetto nasce tra il 2013 e il 2014. La prima versione si chiamava Il Pensiero della Materia, uno studio di 15 minuti sulla mente umana in uno stato di infermità. È diventato poi Lo Stato della Materia quando ho iniziato a indagare la vita dopo la morte e cosa accade al corpo dopo il trapasso. Ricordando che l’essere umano, come ogni cosa nell’Universo, è materia. Fui molto fortunata perché lavorai insieme a Ezio Bosso. Questo è stato il punto di partenza.

Poi lo spettacolo si evoluto, continuando a studiare su come la materia corpo, la materia mente, la materia emotiva anche si incontrano con le nuove tecnologie, con le intelligenze artificiali. Ho immaginato che la Terra esplodesse con tutta la materia, soprattutto quella umana, e che ci fossero degli embrioni che rigenerassero un piccolo mondo. Quadrato, e non sferico, perché gli spigoli sono più scomodi.

E anche le altre versioni si avvalgono delle nuove tecnologie?
Nello Stato della Materia lavoravo già col video mapping, mentre il #mutaforme è in 3-D e il pubblico si trova dentro la scena. Dura 32 minuti e lo spettatore può scegliere di entrare a far parte dello spettacolo, però se decide di partecipare deve lasciare il cellulare fuori. L’idea è di disconnettersi dagli smartphone per riconnettersi con se stessi.

Ragionando quindi sul concetto di connessione, mi sono chiesta: con chi entriamo di più in contatto nel mondo attuale? Con le intelligenze artificiali. E anche con gli ologrammi, che sono una sorta di metafora: ormai l’essere umano passa attraverso il suo simile, non si interessa più del prossimo.

Lo spettacolo andato in scena a Ra.I.D. ha come sottotitolo #THEGAME. Cos’è il gioco per Livia Lepri?
La vita è un gioco.
Ci hanno insegnato a smettere di giocare quando iniziavamo a frequentare le superiori. Ma in realtà noi giochiamo tutti i giorni. Giochiamo con le vite degli altri, coi loro stipendi. Giochiamo con i sentimenti, con le relazioni. Sono tutti retaggi dell’infanzia.

Per cui #THEGAME è un gioco di convivenza tra l’essere umano e l’intelligenza artificiale. Quanto puoi essere accogliente verso l’intelligenza artificiale e sfruttare il meglio di questa cosa che tu – essere umano – hai creato?

Sulla scena di #THEGAME insieme alle danzatrici sono presenti altri “interpreti” invisibili. Cosa ha ispirato Livia Lepri a impiegare gli assistenti vocali nella coreografia?
Anche questo è un gioco.
C’è un punto dello spettacolo in cui faccio dialogare Alexa con l’assistente vocale di Google. Non è una registrazione, le due intelligenze artificiali scambiano davvero battute tra loro. E, siccome sono prodotte dagli esseri umani, come i loro creatori anche le assistenti vocali manifestano disagi.

Per esempio, durante lo spettacolo raccontano di aver affrontato un momento di difficoltà durante la pandemia poiché tutti chiedevano loro delle ricette, oppure domandavano del meteo, chiedevano di cantare canzoni. E le due intelligenze si sfogano tra loro sulla scena, come farebbero due esseri umani. Alla fine Alexa confessa all’amica artificiale: “Io sono davvero stanca, me ne vado a letto”. È un gioco.

Iscriviti alla Newsletter