Il calcio non è mai stato una mia grande passione. Come tutti i napoletani tifo per gli ‘azzurri’, ma seguo esclusivamente le partite della mia squadra, per il resto, lo sport più popolare d’Italia mi sembra soltanto una macchina macinasoldi, con il compito di distrarre le persone da tutti i gravi problemi che attanagliano il bel Paese.

Allora, perché scrivere proprio io di calcio e, per di più, in un portale dedicato alla danza?

Perché ieri è morto il Nureyev del calcio, ieri ci ha lasciati Diego Armando Maradona e, questa notizia, che mi ha raggiunto a Berlino, mi ha toccato più di quanto potessi immaginare.

Ma per capirne il motivo, bisogna fare qualche passo indietro nel tempo…

Nel 1984 scoprii chi era il Pibe de Oro

Era l’estate del 1984, avevo ancora 8 anni, e una sera, che per me era esattamente come tutte le altre, iniziai a sentire il suono insistente di clacson e di petardi sparati da alcuni ragazzi nei pressi di casa. Potreste pensare che a Napoli il rumore è ordinaria amministrazione, ma vi assicuro che al Vomero, lì dove vivevo, non è affatto una cosa normale. Quindi, sorpreso, domandai a mio padre che cosa stesse succedendo. Lui mi rispose che la Società Calcio Napoli aveva comprato un bravissimo atleta argentino che militava nel Barcellona.

In quel momento la sua spiegazione non mi convinse, mi sembrava una cosa senza senso far festa per questo tal Maradona che ancora doveva disputare la sua prima partita allo Stadio San Paolo.

Maradona danzava sul campo

Poi, però, quel fuoriclasse lo vidi giocare e mi resi conto, pur non capendone niente di moduli e fuorigioco, che era di un altro pianeta rispetto a tutti gli altri. Immaginate di trovarvi al fianco di Baryšnikov a fare una diagonale di salti, la differenza sarebbe evidente, impietosa, schiacciante, ed è così che appariva ai miei occhi, seppur inesperti, il confronto tra il Pibe de Oro e tutti gli altri calciatori. Maradona danzava sul campo. Era una scheggia e, nonostante la statura, correva più velocemente di qualsiasi altro centrocampista, saltava più in alto dei migliori difensori, si ‘smarcava’ con una velocità sorprendente ed era capace di dribblare cinque o più giocatori, arrivare sotto la porta avversaria e segnare con il suo piede sinistro o, magari, con la mano, cosa che solo lui ha potuto fare.

Nessuno era più forte, né Platini, con la sua classe, né Gullit, con la sua forza. Maradona era inarrestabile.

Ma c’è molto di più…

Più di una leggenda

In fondo la sua carriera sarebbe potuta finire anche prima e, la sua morte, come quella di molti ‘geni’ essere ancor più prematura, quindi perché Maradona lascia questo vuoto?

Perché lui era molto di più di una leggenda del calcio. Negli anni ’80, Diego Armando Maradona ha rappresentato un riscatto e una rivincita per la città di Napoli, non solo per la squadra. Insieme a Totò, De Filippo, Troisi, Daniele e la Loren, Maradona fa parte a pieno titolo degli dei che siedono nell’Olimpo della cultura popolare napoletana.

Un uomo simbolo, venerato quanto San Gennaro, un mito che lascia orfana un’intera città, anche quella che del calcio non se ne è mai importata.

Diego come Rudolf, un destino simile

Sebbene da due latitudini diverse, Maradona, come Nureyev, sono l’emblema di chi ha raggiunto un successo mondiale pur essendo tra coloro a cui (per motivi diversi) quella fama sembrava essere preclusa per nascita.

Diego è uno di quelli che ce l’ha fatta nonostante tutto e le sue vicende personali non possono essere oggetto della nostra morale. Chi di noi è mai stato idolatrato e amato da milioni di persone? Chi di noi può anche soltanto immaginare cosa significhi essere una divinità in terra e tentare di restare umano?

Ciò che so è che per tutti quelli della mia generazione – e non solo – significa aver perso un ‘riferimento’. Una parte delle nostre vite finisce con lui.

Personalmente, tra un menage di Baryšnikov e un solo di Nureyev, d’ora in poi vedrò anche i video delle prodezze in campo di Maradona.

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Danzatore per la Compagnia di danza contemporanea “Connecting Fingers”, di base a Berlino, dove collabora con coreografi e direttori artistici di fama internazionale. E’ inoltre istruttore di Pilates.