OOOOOOOO, di Giulio D'Anna, Civitanova Danza, Civitanova Marche (MC). ©Photo: Cinzia Camela.Si è conclusa da pochi giorni  a Pisa – 22/25 maggio – NID PLATFORM – NUOVA PIATTAFORMA DELLA DANZA ITALIANA – giunta alla sua seconda edizione. Promossa da alcuni organismi della distribuzione della danza aderenti all’A.D.E.P. (Associazione Danza Esercizio e Promozione in seno a FEDERDANZA-AGIS) e dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali – Direzione Generale per lo Spettacolo dal Vivo, in stretta condivisione con le Regioni, ha come obiettivo dichiarato quello di ” favorire una maggiore visibilità alla qualità artistica della scena produttiva italiana, nel rispetto della pluralità di linguaggi e poetiche che questa esprime, rispondendo alle esigenze di programmazione dei differenti segmenti che compongono il più ampio e variegato panorama della distribuzione e programmazione italiana e internazionale”. In particolare l’edizione 2014, promossa e realizzata da Fondazione Toscana Spettacolo con Fondazione Teatro di Pisa e Fondazione Fabbrica Europa per le arti contemporanee,  ha visto esibirsi ancora una volta ensamble storici come Aterballetto, Compagnia Virgilio Sieni, Balletto di Roma,Compagnia Enzo Cosimi, con i nuovi nomi della coreografia italiana come Alessandro Sciarroni e Giulio D’Anna. Ed ancora una volta è l’Agis/Federdanza  l’unico interlocutore del Ministero, benchè oggi esistano nuove strutture di rappresentanza della danza altrettanto capaci ed avanzate.  Il principale obiettivo della piattaforma dovrebbe essere quello di “vendere” i prodotti , ovvero gli spettacoli, delle compagnie e dei coreografi presenti, vivificare il mercato della danza contemporanea, portando lavoro, ossigeno, ricambio a tutto il sistema. Ci riusciranno?

MARINA-GIOVANNINI_Meditation-on-beauty_ph.-Ilaria-CostanzoLa danza vintage.

La danza italiana quindi rilancia i suoi artisti, dopo averli lanciati e rilanciati già innumerevoli volte e rilancia il modello piattaforma di cui è già stato fatto ampio uso ed abuso. Le piattaforme della danza contemporanea nate in europa intorno agli anni ’80  ed  arrivate in Italia nel 1995 grazie alla Fondazione RomaEuropa che replicò poi nel ’97, nel ’98, nel ’99, hanno sempre avuto ricadute incerte  sul sistema spettacolo (tant’è che nel resto dell’ europa sono state “dismesse” da tempo) e sulla sua capacità di rinnovamento creativo, imprenditoriale, sulla loro capacità di fare sistema. Infatti nelle prime edizioni promosse dalla Fondazione RomaEuropa risultò che le poche compagnie che riuscirono a “vendere” i propri  spettacoli erano quelle già conosciute e con un proprio “giro” . Quindi il progetto iniziato con molto ardore, improvvisamente si interruppe. Negli anni 2000 poi sono fiorite un numero di “vetrine” inter-regionali anche collegate con organizzazioni europee e dell’area del mediterraneo, quasi generando una “moda” (infatti si chiamavano “vetrine” ) che come tutte le mode improvvisamente scemò per riprendere  in Italia in questi ultimi anni , proprio come la moda vintage o più semplicemente un dejà vu. La penultima puntata di questo “serial” si è svolta in Puglia nel 2012 di cui gli stessi organizzatori ovvero l’AIDAP hanno poi onestamente rilevato i limiti intrinseci. Anche l’esigenza di definirla “Nuova Piattaforma” quando si tratta di un prodotto già vecchio, svela in qualche modo la preoccupazione dei promotori di avvicinarsi ad un format da rinnovare per aver già evidenziato le sue crepe.

Don-Q-A.Anceschi-0313E’ come la Questione Meridionale.

Se l’equazione piattaforma/ vendita del prodotto- spettacolo, fosse corretta in Italia avremmo dovuto quindi già risolvere il problema da tempo. Invece non è così. Allora perché? Perché la danza contemporanea italiana ed in Italia non vende? Perché non crea sistema?Perché la danza contemporanea italiana ha ancora bisogno di piattaforme? Oppure, ha bisogno proprio di piattafome? E’ come la Questione Meridionale, esiste e le sue radici sono antiche e profonde, ma nessuno sà, o vuole, trovare soluzioni. Siamo un paese da teatro di parola , culla del melodramma e del balletto classico ed il nostro rapporto con la contemporaneità è ruvido, impacciato, sospettoso, noncurante. Le ragioni per cui la danza contemporanea non è ” riconosciuta”  sono diverse. La prima, la più ovvia, è la mancanza di mezzi adeguati . E se non ci sono stati fino ad oggi, figuriamoci adesso in piena crisi economica. La seconda potrebbe essere la carente struttura organizzativa delle compagnie italiane , che non hanno veri e propri organizzatori, manager, produttori. La terza è la mancanza di luoghi/teatri deputati ad ospitare costantemente spettacoli di danza (si è costretti a sfruttare i buchi nei cartelloni). Il quarto punto è che la danza italiana non è mai riuscita a fare lobby, ad essere corporativa e quindi si è autoconfinata nel ” mi si nota di più se non vengo, o se vengo e sto in disparte? ” di Morettiana memoria. Poi  c’è il gusto del pubblico che non riesce ad orientarsi tra autorefenzialità e prodotti artistici di respiro.

Piatta o in forma?

Come Pinterest si colleziona un patinato già esistente, piuttosto che investire nel futuro, nel creare nuovi modelli, nuove forme di promozione della danza. Come disse qualche anno fà Elisa Guzzo Vaccarino in un suo articolo su ” Balletto 2000 “, le piattaforme italiane sono piatte o in forma? E perché si continuano ad organizzare?  Forse perché  ” fa bello”? Varrebbe la pena di immaginare, creare nuove soluzioni piuttosto che ricalcare modelli già usati e che sono non riusciti in circa venti anni a produrre sistema. Ma ci auguriamo che questa volta non sia così. Nel comunicato stampa uscito nella stessa mattina del giorno di chiusura, ovvero il 25 maggio, si legge che ” NID Platform chiude con un bilancio positivo”. Lo auguriamo a tutta la danza italiana.

 

 

 

 

 

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