La bella addormentata nel bosco ph. Francesco Squeglia
La bella addormentata nel bosco
ph. Francesco Squeglia

Difficile resistere al fascino di una favola, così ben costruita. La lotta tra il bene e il male, la vita e la morte, odio, gelosia, vendetta, speranza, bellezza, armonia, eleganza, e naturalmente come ogni fiaba che si rispetti, il trionfo dell’amore, forza onnipotente. E poi la musica, quella di Ciajkovskij (diretta con piglio sicuro da David Garforth), che di per sé è già protagonista, così aderente alla storia, incisiva, forte o delicata ma sempre d’atmosfera.

Capolavoro assoluto della danza classica accademica per la purezza dello stile La bella addormentata nel bosco, in scena al Teatro dell’Opera di Roma, ha avuto un successo enorme. E non poteva essere diversamente, a partire dall’allestimento scenico, sontuoso e raffinato, fino ai costumi di rara bellezza – entrambi firmati da Aldo Buti- che passano dalle sfumature più tenui ai colori più decisi, con stoffe impalpabili, tagli e modelli perfettamente aderenti allo stile del balletto.

Una vera meraviglia.

Creato nel 1890 da Marius Petipa su invito di Ivan Vsevoložskij, direttore dei Teatri Imperiali, La bella addormentata è il primo balletto della trilogia legata a Ciajkovskij e certamente insieme a Lo Schiaccianoci e Il lago dei cigni rappresenta un pezzo di storia della danza a livello planetario, tant’è che negli anni ha sempre stimolato l’attenzione di diversi coreografi che ne hanno portato in scena diverse versioni, con letture anche contemporanee.

La versione coreografica presentata al Teatro dell’Opera è firmata da Paul Chalmer, canadese, che ha avuto tra i suoi maestri l’indimenticabile Erik Bruhn.

Già ballerino di grande interiorità, dotato di una bellezza fuori dal comune unita ad una tecnica forte e precisa, Paul Chalmer è diventato presto maître de ballet e poi coreografo e direttore di compagnie, un bel percorso a giudicare dai risultati sempre eccellenti che il suo lavoro produce. Al fianco delle più grandi interpreti, da Carla Fracci a Natalia Makarova, Marcia Haydée, Eva Evdokimova, Ghislaine Thesmar, nei teatri più prestigiosi del mondo, ha accumulato esperienza da vendere.

La sua versione de La bella Addormentata è puramente classica, ancora una volta al centro dell’attenzione c’è la danza, al di là di piccoli interventi mimati che segnano inevitabilmente il lavoro coreografico dell’800. “Abbiamo visto questo balletto resistere sotto il peso di infinite versioni- racconta Paul Chalmer- prova che questo mito dell’eterno conflitto tra bene e male ben rivive espresso nella poesia dei corpi danzanti e che lo spessore dell’immutato fascino è dato anche dalla sublimazione di alcune immagini, come quella della giovinezza che sboccia dal calore di un bacio, perché soltanto un eroico desiderio d’amore può sciogliere un gelido oblio generato dall’odio. Allora, per me oggi la questione è il come è giusto riproporre certi elementi al pubblico del terzo millennio, veri e vitali come furono in quel capolavoro, eredità fantastica e storia eterna di un sogno intimo e collettivo.”

Un prologo e tre atti, dunque, per raccontare la storia della Principessa Aurora in un crescendo di danze dalla bellezza assoluta. La bella addormentata è una pietra miliare nel repertorio classico, un punto di arrivo perché rappresenta un insegnamento continuo per lo stile, l’armonia, la purezza, nella difficoltà tecnica che pervade il balletto. A partire dalle variazioni delle fate- meravigliosa quanto giovanissima Marianna Suriano nel ruolo della fata dei lillà; grintoso e malefico ‘come da manuale’ Manuel Parruccini nei panni di Carabosse- fino al divertissement del terzo atto, rappresentato a volte come un brano a parte col titolo Le nozze di Aurora in cui fanno sfoggio la Principessa Florina e l’Uccello blu/ Sara Loro e Alessio Rezza e i Diamanti/ Alessia Gay e Giuseppe Schiavone (protagonista nel secondo cast con Elena Evseeva) tutti e quattro più che degni di nota per la bravura e la pulizia tecnica. Su tutti la forte presenza scenica di Alessandro Macario, primo ballerino ospite del Teatro San Carlo e già presente sulla scena del lirico romano per Verdi Danse, che ha sfoderato la sua tecnica limpida e strepitosa, fatta di salti potenti e giri da compasso, senza mai tralasciare l’aspetto espressivo. Un principe, ottimo partner, che ha fatto sognare per la maturità artistica con cui ha interpretato il suo ruolo, sempre al di sopra delle aspettative. Accanto a lui Adyaris Almeida, giovanissima, diplomata alla Scuola del Balletto Nazionale di Cuba prima di danzare in giro per il mondo, al suo debutto al Teatro dell’Opera di Roma. Delicata, sensibile, molto elegante, ha catalizzato l’attenzione del pubblico  per una dote che poche ballerine hanno: la grazia innata. Leggera e morbidissima nel lavoro delle braccia ha creato un bellissimo contrasto con la sua tecnica solida ed impeccabile.  Uno spettacolo da non perdere in cui tutta la compagnia, diretta da Micha van Hoecke, ha dato una prova eccellente, dal lavoro di gruppo – curato nei minimi dettagli – alle singole variazioni. Nel segno della danza di qualità.

Elisabetta Testa

La bella addormentata nel bosco_Adiarys Almeida(Principessa Aurora),Alessandro Macario(Principe)_Opera Roma 2013-14_©francesco squeglia_6462

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