Graces

ROMA – In prima regionale l’8 maggio alle ore 21.00 va in scena in allestimento site specific per il Teatro Biblioteca Quarticciolo, all’interno del progetto ORBITA. La Stagione Danza, GRACES di Silvia Gribaudi vincitore del Premio Danza&Danza 2019 “Produzione italiana dell’anno”.

Ironica e poetica riflessione su cosa sia veramente la “grazia”

Ispirandosi alla scultura Le Tre Grazie di Antonio Canova, tre interpreti maschili (Siro Guglielmi, Matteo Marchesi e Giacomo Citton) insieme a Silvia Gribaudi cercano nuovi significati della parola “grazia”. Cos’è la “grazia”? Da questa domanda, partendo dai canoni di bellezza cristallizzati dalle sculture di Canova, la coreografa costruisce un’esilarante e coinvolgente performance che si interroga sugli stereotipi, sull’identità e sul concetto di virtuosismo nella danza, andando oltre la forma apparente e cercando la leggerezza, l’ironia e lo humour nelle trasformazioni fisiche, nell’invecchiamento e nell’ammorbidirsi dei corpi in dialogo col tempo.

Graces è un progetto di performance ispirato alla scultura e al concetto di bellezza e natura che Antonio Canova realizzò tra il 1812 e il 1817. L’ispirazione è mitologica. Le tre figlie di Zeus – Aglaia, Eufrosine e Talia – erano creature divine che diffondevano splendore, gioia e prosperità. In scena tre corpi maschili, tre danzatori, dentro ad un’opera scultorea che simboleggia la bellezza in un viaggio di abilità e tecnica che li porta in un luogo e in un tempo sospesi tra l’umano e l’astratto.

Qui il maschile e il femminile si incontrano, lontano da stereotipi e ruoli, liberi, danzando il ritmo stesso della natura. In scena anche l’autrice Silvia Gribaudi che ama definirsi “autrice del corpo” perché la sua poetica trasforma in modo costruttivo le imperfezioni elevandole a forma d’arte con una comicità diretta, crudele ed empatica in cui non ci sono confini tra danza, teatro e performing arts. Graces si è realizzato grazie allo sguardo registico e visivo di Matteo Maffesanti (regista, formatore e videomaker) che ha seguito con Silvia Gribaudi tutto il processo artistico che si è sviluppato con tappe di lavoro che comprendevano laboratori con cittadini sui materiali coreografici.

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