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Gemma Di Tullio: “Ritrovare la fiducia dello stare insieme”

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Gemma Di Tullio, Responsabile Programmazione Danza del Teatro Pubblico Pugliese
Gemma Di Tullio, Responsabile Programmazione Danza del Teatro Pubblico Pugliese

BARI – Il Teatro Pubblico Pugliese è circuito multidisciplinare attivo in modo capillare sul territorio pugliese. Abbiamo raggiunto telefonicamente la Responsabile della Programmazione Danza, Gemma Di Tullio. Il suo impegno, un lavoro portato avanti con vocazione e con spirito di sacrificio da molti anni, ha avvicinato il pubblico pugliese alla danza contemporanea ed in particolare agli artisti locali, instaurando in tal modo uno stretto rapporto col territorio.

Prima di tutto come sta?

Come tutti noi, sono obbligatoriamente a casa, ma non mi lamento.

Il Covid-19 ha interrotto la programmazione danza di molti teatri nel momento dell’anno forse più ricco di eventi. Quali spettacoli gestiti dal Teatro Pubblico Pugliese sono stati sospesi?

Per fine aprile avevamo programmato la primissima edizione del Festival DAB – Danza a Bari dedicato alla danza contemporanea, in collaborazione col Comune. Iniziative come queste non sono molto frequenti al Sud, per cui sarà la prima cosa da recuperare. Abbiamo obblighi, ma anche esigenze, che cercheremo di assolvere il prima possibile.

In che tempi e con quali strategie prevede di far ripartire la programmazione danza del Teatro Pubblico Pugliese?

All’interno dell’Ufficio Programmazione del circuito abbiamo smesso di darci scadenze dopo un paio di settimane dal primo decreto, poiché abbiamo compreso che questa faccenda sarà davvero molto lunga. Per cui ci auguriamo, lo dico con molta tranquillità, che le nostre programmazioni possano ripartire quantomeno a inizio autunno.

Sicuramente, nel mondo della danza, dovremo ritrovare tranquillità psicologica con cui creare e programmare. Sarà fondamentale recuperare il contatto col pubblico: mai come in questo momento, la danza è fenomeno di condivisione che fa bene a tutti, anche a chi è digiuno di spettacoli tersicorei. Bisognerò comunicare questo messaggio con maggiore forza rispetto a prima.

Come lei accennava poco fa, molti degli spettacoli purtroppo annullati in queste settimane saranno recuperati in autunno. Così facendo non si rischia di far slittare anche la programmazione della prossima stagione?

Nel caso specifico della danza, la programmazione del Teatro Pubblico Pugliese segue l’anno solare per cui in queste settimane, di norma, si pianifica la stagione successiva. In questo clima di incertezza, però, in cui non si riesce nemmeno a prevedere cosa accadrà domani, pensare a cosa fare fra otto mesi è difficile. Al contempo, il rischio maggiore in questo momento, secondo me, riguarda gli spettacoli che dovevano aver luogo in estate e che non si potranno recuperare nemmeno in autunno, poiché concepiti per essere fruiti all’aperto. Per tali eventi si tratta quindi di saltare un anno e questo è più grave, ovviamente, rispetto a posticipare di alcuni mesi. Tutto ciò genererà, a livello nazionale, una sovrabbondanza di spettacoli che si andrà a sommare ad una scarsità di pubblico.

Anche le compagnie sono in difficoltà, poiché non avendo fondi per sostenersi, non sanno darci risposte certe, il ché si riflette sul nostro lavoro di programmazione.

Nonostante il blocco causato dall’emergenza, il Teatro Pubblico Pugliese non è del tutto fermo in questi giorni e sta infatti proseguendo la propria attività online. Ce ne vuole parlare?

Da quando c’è stata la chiusura dell’attività, abbiamo attivato alcune iniziative online. Le parole che non ti ho mai detto, realizzata in collaborazione con l’Ufficio Comunicazione e Promozione del TPP, è una rubrica creata sulla nostra pagina di Facebook. Abbiamo chiesto agli artisti pugliesi, di prosa, danza e musica, di inviarci un loro contributo video a partire da alcune parole chiave, come libertà, abbraccio, speranza, scelte per contrastare questo clima. Ne pubblichiamo uno al giorno con lo scopo non solo di non perdere i contatti con gli artisti, ma soprattutto di continuare a condividere l’arte con il pubblico. È un tentativo, anche, di contrastare la solitudine che si avverte sempre più in questi giorni.

Poi abbiamo pensato di dare alcuni consigli di visione al pubblico a casa. In queste settimane molte emittenti, tv e web, hanno reso disponibile la propria programmazione gratuitamente. Nella programmazione Rai, per esempio, ci sono anche spettacoli che abbiamo ospitato qui in Puglia. Per il resto diamo consigli di visione di grandi autori. Io, personalmente, mi sto concentrando sui grandi capisaldi della danza contemporanea, dando spazio magari anche a quelle compagnie che non abbiamo avuto ancora il piacere di ospitare. Nella sovrabbondanza dell’offerta online, ci teniamo a che il pubblico abbia una sorta di bussola per orientarsi e compiere una scelta di visione consapevole, nella speranza di poter tornare presto a godere dello spettacolo dal vivo.

Speranza condivisa da tutti noi. Purtroppo, però, si prevede che passata l’emergenza la paura del contagio sia ancora tanto forte da impedire di recarsi a teatro. Cosa si potrebbe fare, secondo lei, per fronteggiare questo timore?

Sicuramente si dovrà lavorare col pubblico per recuperare la fiducia dello stare insieme e condividere lo spettacolo dal vivo. Il contatto sociale è pericoloso in questo momento e va evitato, giustamente. Ma la paura si insinua come un tarlo nella mente di tutti noi, anche di chi è più avvezzo a stare a contatto, come gli operatori dello spettacolo. Dunque è fondamentale recuperare la fiducia dello stare insieme; speriamo non ci voglia troppo tempo e che gli anni di pratica del teatro siano prevalenti rispetto a questi mesi di terrore.

Si dice che una volta terminata l’emergenza sanitaria, nulla sarà più come prima. Quali conseguenze avrà il Covid-19 e come cambierà il mondo della danza?

La situazione che stiamo vivendo è stata paragonata spesso ad un conflitto bellico per cui, come nel secondo dopo guerra, potrebbe esserci l’effetto esplosione, il cosiddetto boom economico. Mi augurò che sarà così, ce ne sarebbe davvero un gran bisogno per la danza italiana. Sono sicura che si avvertirà l’esigenza di impiegare la danza per celebrare la vita, per trasmettere un senso di gioia, di bellezza, per stare insieme. Potrebbe essere un’occasione per gli artisti italiani di concentrarsi su questi temi, ce ne sarà sicuramente bisogno.

Ritiene che il Decreto “Cura Italia” del 17 marzo sia soddisfacente?

Penso che nessuno avrebbe mai potuto immaginare di dover fronteggiare l’assurda situazione che stiamo vivendo. Quindi ritengo che in questo momento il Governo Italiano stia dando sicuramente delle risposte immediate. Confrontandomi con colleghi che vivono e lavorano in altri paesi, ho avuto modo di apprezzare ancora di più l’operato del nostro Governo.

Il dispositivo in sé per sé non è affatto male e contiene anche risorse significative. Il problema sarà concretizzarlo e la burocrazia italiana potrebbe rallentare i lavori di attuazione. Speriamo non sia così.

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