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Parliamo di Floor Work

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Cominciamo una nuova rubrica Pliè di pagina , letture ed approfondimenti che ci auguriamo creino interesse e curiosità in chi di danza vive, ma anche in chi la danza la conosce poco o voglia andare oltre l’attualità. Così come è sempre nello spirito del nostro dance magazine. 

Approfondimenti che pubblicheremo anche in più di una puntata.

A firmare la rubrica Gabriella Stazio, editore di Campadidanza, ma prima di tutto coreografa, danzatrice, manager culturale.

 

 

Con il termine Floor Work viene definito il lavoro del danzatore a terra che comprende un insieme di tecniche di movimento basate sul contatto col suolo. Il termine viene usato sia nella danza moderna per comprendere un ampio arco di stili e tendenze che vanno dalla tecnica Graham alla Breakdance, sia nella danza classica se pensiamo al traning della Floor Barre – Sbarra a terra che si basa esclusivamente sulla pratica del Floor Work. Inoltre oggi quando si parla di Floor Work sembra esserci un preciso riferimento alla Tecnica Release, quasi come se questi due ambiti di ricerca si sovrapponessero fino a perdere la loro identità.

Se volessimo affrontare l’argomento da un punto di vista ruth-st-denis-1916storico  ed affondare le mani nella storia della modern dance, scopriremmo che i primi che hanno sviluppato un training che includeva una floor progressions  partendo da movimenti ed esercizi a terra sono stati Ruth St. Denis (1879 – Newark, 1968- Hollywood) e Ted Shawn (1891- Kansas City, 1972- Orlando). Con la nascita della Denishawn School of Dancing and Related Arts , prima scuola di danza moderna negli Stati Uniti, creano la prima didattica e pedagogia della modern dance prendendo spunto dallo yoga, dalle discipline orientali come dalla sbarra del balletto e che comprende appunto il lavoro a terra. Ci ha pensato poi  Martha Graham a definire la Martha Graham tecnique floorwork, o Martha Graham tecnique – Flor work o Graham floorwork che dir si voglia , costruendo la prima parte della lezione, quella dedicata al riscaldamento, interamente a terra, per poi muovere il corpo del danzatore per tutta la durata della lezione, in un continuo andare in and out of the floor. Dopo di lei e contemporaneamente a lei proseguiranno questo lavoro di ricerca del movimento in rapporto al suolo, solo per citarne alcuni, Erick HawkinsDoris Humpfrey, Charles Weidman, Josè Limon, Alvin Nikolais e chiunque abbia usato il pavimento per riscaldare e muovere il corpo di un danzatore, quindi Trisha Brown, Steve Paxton, Douglas Dunn, fino ad arrivare al flying low and passing through di David Zambrano ed oltre.

 

wigmanIl lavoro sul pavimento inizia a rientrare anche nella pratica coreografica, pensiamo a Hexentanz (1926) di Mary Wigman in cui la danzatrice porta avanti la sua performance seduta a terra a gambe incrociate o negli anni successivi alle sperimentazioni di Trisha Brown come  Group Primary Accumulation (1970) e si diffonde a macchia d’olio in tutto il mondo con una trasversalità forse mai sperimentata prima.

Quello che è certo è che il Floor Work ridefinisce il rapportot. Brown del corpo del danzatore con la forza di gravità , così come la necessità e la capacità del danzatore di lavorare tra un livello basso ed alto in relazione al pavimento.Il movimento sul pavimento, permette inoltre una diversa distribuzione ed utilizzo del peso del corpo ed uso delle forze, capace di determinare nuove dinamiche e nuove soluzioni di movimento. Cosa fa di questo traning un punto oggi imprescindibile della formazione e delle conoscenze di un danzatore? Non sono pochi i punti di forza di questo metodo di lavoro. Infatti l’appoggio al pavimento dona una maggiore conoscenza della struttura scheletrica e lavora in profondità la muscolatura. Migliora l’allineamento e la consapevolezza del corpo. L’abbandono del peso sul pavimento permette di rilasciare la tensione muscolare accumulata ed allo stesso tempo sviluppare una maggiore percezione del proprio centro. Si comprende meglio la funzionalità articolare del corpo e l’utilizzo non forzato dei muscoli oltre a potersi concentrare maggiormente sulla respirazione. Il lavoro sul pavimento ci riporta ad un movimento primordiale , in cui strisciare, rotolare, gattonare, sono i patterns motori sia della nostra evoluzione individuale sia della nostra evoluzione come specie. Basti pensare a Simone Forti ed a tutta la post modern dance. 

Di tutto altro approccio la Floor Barre o Sbarra a terra che prende spunto dalla sbarra della tecnica classica di cui ripercorre tutti gli esercizi  eseguiti al suolo. Infatti mentre il lavoro di Floor Work della danza moderna è tutto ispirato alla dinamica ed al movimento in orizzontale, la sbarra a terra permette di focalizzare meglio i principi di allineamento, en dehors, simmetria ed opposizione proprio della danza classica. Quindi un lavoro analitico sul corpo in cui il peso non grava sugli arti inferiori e che ha dato ottimi risultati  sia per i ballerini infortunati, a cui permette di continuare ad esercitarsi senza far peso sull’arto malato, sia per lavorare con particolare attenzione sulle varie parti del corpo , senza il problema dell’equilibrio e della gravità, concentrandosi sulla respirazione, sulle propriocezioni, con la calma ed in distensione muscolare, distensione favorita appunto dal kniaseffsupporto del suolo. Creata da Boris Kniaseff (San Pietroburgo 1900 – Parigi,  1975) ballerino e pedagogo russo naturalizzato francese è stata poi ripresa da in Inghilterra da Maria Fay, e negli Stati Uniti da Zena Rommett che hanno elaborato dei metodi autonomi, che riprendono l’idea di base delle lezioni di Boris Kniaseff.

 

Quindi tutti i creatori/creativi della danza moderna, gn-mccontemporanea e post- contemporanea,sia quelli di ieri che quelli di oggi, hanno dato una loro interpretazione e prospettiva del lavoro a terra del danzatore. Da questi dati potremmo dire che il Flor Work non è da intendersi come uno stile o una tecnica, ma piuttosto come un metodo di lavoro, così come ci sembra che sia questa l’attuale tendenza . Se fino alla danza contemporanea sono state create delle vere e proprie tecniche di movimento, dei sistemi coreografici completi ed abbastanza compatti, dalla post modern dance in poi assistiamo alla creazione di veri e propri metodi di composizione coreografica da cui derivano dei metodi di lavoro per il danzatore che stanno dando un nuovo impulso ed una rinnovata vitalità alla capacità composite di ogni singolo performer e coreografo e quindi al suo traning personale ed a quello di un gruppo come di una compagnia.

Gabriella Stazio

Copyright reserved Campadidanza dance magazine – 2016 – obbligo alla citazione della fonte e dell’autore

In copertina _ In.Motion di Kyle Abraham _ fotografia di  Steve Schreiber.

Ruth St. Danis 1916

Hezentanz _ Mary Wigman

Trisha Brown: Group Primary Accumulation (1970), Trisha Brown Dance Company, Tate Modern Copyright:© John Mallinson

Boris Kniaseff _ Ritratto in sala

GN | MC _ Guy Nader e Maria Campos.

Fonti : Bliss Carman A Reappraisal ; Martha Graham Floorwork di Phyllis Gutelius ;www.contemporary-dance.com ;Jan Erkert The art of teaching modern dance 

 

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Direttore artistico, manager ed insegnante del centro internazionale "Movimento Danza”, fondato a Napoli nel 1979 ed accreditato dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali come "Organismo di Promozione Nazionale della Danza”. Coreografa e direttore artistico della pluripremiata "Compagnia Movimento Danza" e del "Performing Arts Group". Direttore artistico ed event manager di rassegne, festival, eventi e bandi di danza contemporanea. Promotrice italiana e direttore artistico della "Giornata Mondiale della Danza". Editore di "Campadidanza Dance Magazine". Presidente di "Sistema MeD - Musica e Danza Campania", associazione aderente all’Unione Regionale Agis Campania.