Martedì 10 febbraio va in scena al Teatrino di Corte di Palazzo Reale, nell’ambito della Stagione di balletto del Teatro di San Carlo, Otello firmato da Fabrizio Monteverde, uno dei coreografi italiani più rappresentativi. Una carriera cominciata come attore e aiuto regista di Loffredo Muzzi nello spettacolo Un giorno Lucifero presentato al Festival di Spoleto e al Piccolo Teatro di Milano. E proseguita con lo studio della danza presso il Centro Professionale Danza Contemporanea di Roma e, poi, con Carolyn Carlson, Moses Pendleton, Alan Sener, Holly Schiffer, Bruno Dizien, Roberta Garrison, Peter Goss, Daniel Lewis.
Lo incontriamo da Scaturchio Opera, nel bar del foyer nuovo del Teatro di San Carlo in un momento di pausa delle prove di Otello coreografia del 2009 creata per il Balletto di Roma, nei prossimi giorni in scena a Napoli.
Otello un dramma immortale che lei rilegge in chiave contemporanea, così come ha fatto per altri titoli classici come Giulietta e Romeo, Lo Schiaccianoci. Ma come è arrivato alla scelta di Otello.
L’idea è nata guardando ballare Giovanni Ciracì, un bellissimo danzatore dalla pelle olivastra che poi è stato l’interprete del debutto assoluto dello spettacolo. In realtà già nel ’97 avevo firmato la regia dell’Otello di Verdi al Teatro Pergolesi di Jesi e il testo shakespeariano mi aveva colpito per l’attualità. Un uomo che per gelosia uccide. Una donna che ama in maniera sorda e circa e si consegna nelle mani del suo carnefice. Quasi una delle tante storie di cronaca che purtroppo continuamente leggiamo sui giornali.
E così ho lavorato a tirar fuori gli istinti primordiali dei tre interpreti principali: la forza e la violenza di Otello, la perfidia intelligente di Iago e la passionalità di Desdemona. Perché io in lei non vedo la purezza ma la sensualità.
Nel testo shakespeariano il mare è sullo sfondo della vicenda, il suo spettacolo invece è addirittura ambientato in un porto.
Il porto è il luogo in cui si incrociano più razze, in cui tante persone passano e si sfiorano. Negli incontri brevi a volte si tira fuori veramente la propria essenza. E per questo per me il porto è il luogo ideale in cui far emergere i caratteri di Otello, Desdemona e Iago. Nella scelta in qualche modo mi sono ispirato anche all’ultimo film di Fassbinder Querelle, un film in cui si raccontano storie torbide quasi sadomaso.
E a lei piace il mare?
Assolutamente sì. E’ il mio elemento. A mare mi sento sempre a mio agio. Anche per questo ho scelto di vivere a Cuba.
Otello, Desdemona e Iago sono interpretati rispettivamente da Josè Perez, Anbeta Toromani e Alessandro Macario. E’ stato facile lavorare con loro?
Josè Perez aveva già interpretato il ruolo magistralmente e lo fa anche qui a Napoli. Anbeta è perfetta, riesce ad essere madonna e puttana così come io vedo Desdemona. Tra i due c’è una sintonia incredibile, una alchimia che fa molto bene allo spettacolo. Iago è perfido. Ma per me il cattivo non ha mai la faccia da mefistofele. Ed Alessandro Macario è così, nonostante la faccia d’angelo esprime benissimo la cattiveria intelligente di Iago.
E il Corpo di ballo del San Carlo come l’ha trovato?
Rinnovato, più atletico e giovane.
Oltre a essere considerato uno dei più rappresentativi coreografi contemporanei italiani, è anche visto come un maestro del “dance drama” post romantico. Si riconosce in questa definizione?
Sì mi ci riconosco. Non ho mai fatto un balletto astratto. Della danza mi piace che si racconta senza parole. Nel gesto si racchiude tutto.
Ha cominciato con il teatro facendo l’attore e poi si è avvicinato alla danza. Se potesse tornare indietro rifarebbe lo stesso percorso o lo invertirebbe?
Lo rifarei… prima teatro, poi danza… – si ferma , resta zitto una manciata di secondi e poi con calma scandendo le parole dice – ma ora mi piacerebbe darmi al cinema. Questa passione mi è esplosa quando ho girato per la Rai con Alessandra Ferri La luna incantata. E da allora è diventata un chiodo fisso. Confesso che la ripetizione mi annoia, sono continuamente alla ricerca di stimoli. Per questo del teatro mi piace soprattutto il percorso creativo, mi piace lavorare sullo spazio bianco che c’è tra le lettere. Quando creo un balletto metto in scena quello che mi piacerebbe vedere, la mia visione della danza. Questo, credo, mi renda diverso dagli altri coreografi. Replicare l’idea però mi annoia. Inoltre lavorare in teatro ultimamente è diventato molto difficile. Diciamo che la mia ultima creazione, Il lago dei cigni, ovvero il Canto debba essere considerata il mio canto del cigno.
Com’è cambiata la danza in Italia negli ultimi anni?
In tutto.  Viviamo in un paese in cui i teatri chiudono, i corpi di ballo vengono smantellati e Pompei crolla. Nella maggior parte dei paesi europei c’è molta attenzione alla cultura, si investe sui giovani che hanno talento, chi lavora con la cultura vive bene. In Italia non è così. Anche per questo ho scelto di vivere a Cuba. Lì ho imparato che si può essere felici con poco.
Progetti futuri?
Dovrei rimontare il Bolero per l’Accademia Nazionale di Danza. E poi cinema. Il mio sogno è quello. Cinema.
Il nostro sito è letto soprattutto da giovani. Se dovesse dare un consiglio a chi si affaccia a questa professione che cosa direbbe?
Innanzitutto di guardarsi dentro per comprendere se proprio questo è il suo più grande desiderio. Poi di studiare, ma non soltanto danza. Negli anni ho compreso che molto spesso i ballerini sono ignoranti. Danzano Il lago dei cigni e non sanno chi è Tchaikovsky. Non leggono, non vanno a teatro. Per emergere devi essere colto. Se sei vuoto non hai da raccontare. E, infine, consiglierei di viaggiare, di fare esperienza. Il confronto fa crescere. Sempre.
Raffaella Tramontano

dal 10 al 17 febbraio 2015
Teatrino di Corte di Palazzo Reale
martedì 10 febbraio 2015 ore 20.30
giovedì 12 febbraio 2015 ore 19.00
venerdì 13 febbraio 2015 ore 20.00
sabato 14 febbraio 2015 ore 20.30
domenica 15 febbraio 2015 ore 17.00
martedì 17 febbraio 2015 ore 18.00
Otello
Musica di Antonín Dvořák
Coreografia di Fabrizio Monteverde
Maître de Ballet: Lienz Chang

Interpreti
Otello: Josè Perez
Desdemona: Anbeta Toromani
Jago: Alessandro Macario

Corpo di Ballo del Teatro di San Carlo

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Giornalista professionista dal 1987, è direttore responsabile di Campadidanza Dance Magazine, fondato nel 2015 con Gabriella Stazio. Dopo aver lavorato per quasi venti anni nelle redazione di quotidiani, ha scelto la libera professione. E’ stata responsabile Ufficio Stampa e pubbliche relazione del Teatro di San Carlo, del Napoli Teatro Festival Italia, dell'Accademia Nazionale di Danza, responsabile Promozione, e marketing del Teatro Stabile di Napoli/Teatro Nazionale. Ha curato numerosi eventi a carattere nazionale e internazionale. Con Alfredo d'Agnese, nel 2015 ha fondato R.A.R.E Comunicazioni società press & communication.