La Ribot, Rome, 2021

ROMA – È andata in scena a Roma, dal 19 al 21 giugno, nella suggestiva cornice della Real Academia de España, tra gli spazi rinascimentali dell’ex monastero di San Pietro in Montorio, Distinguished Anyways 2021, la nuova performance firmata dalla danzatrice, coreografa e artista visiva La Ribot. Spagnola di nascita, svizzera d’adozione,  vincitrice del Leone d’Oro alla Biennale Danza 2020, per la prima volta in assoluto nella capitale italiana, La Ribot ha allestito un’intensa creazione site specific come nuovo capitolo del ciclo di azioni sceniche intitolato Piezas distinguidas iniziato nel 1993 e ancora oggi in continua evoluzione.

Una performance sviluppata su due traiettorie diverse e parallele

Diviso in due gruppi, il pubblico (contingentato nel rispetto della normativa anti-Covid vigente) ha seguito due traiettorie diverse e parallele, comunicanti attraverso gli echi diffusi da una delle due torri, raccolti e amplificati dal chiostro sottostante. Chi ha iniziato dalla cima, è stato accolto dal funereo tramonto del solstizio d’estate, che dai tetti di Trastevere si estendeva fino a perdita d’occhio, accompagnato dai suoni della città con cui i due performers Piera Bellato e Juan Loriente entravano in diretta comunicazione con tutto il loro furore.

Chi invece è stato fatto accomodare tra i colonnati del giardino, ha assistito per prima alla danza dei corpi avvinghiati di Mathilde Invernon e Martin Gil, mossi sul filo della trazione. Una volta scambiate le locations e le esperienze, tutti si sono riuniti al tempietto di San Pietro, per la seconda metà delle quattro piezas, introdotta da Thami Manekhela insieme alla stessa Ribot.

Tre quadri performativi che mettono in comunicazione storia, architettura e astronomia

In questo capitolo del suo lavoro, La Ribot monta tre quadri performativi mettendo in comunicazione la storia, l’architettura, l’astronomia, avvalendosi di una prospettiva sempre circolare che coinvolge ed ingloba il pubblico. Compone forme familiari e suggestive, che attraversano i mondi dell’iconografia classica, passando per le pose divistiche di quel cinema che tanto si sposa con le terrazze di Roma, fino al ricordo immaginativo più personale, fatto di gesti piccoli e altrettanto potenti. In questo agganciarsi alla memoria, i corpi assumono molteplici segni quanti sono gli osservatori e con difficoltà si resiste alla tentazione di cercare il racconto, la storia che queste performance, singolarmente e in concatenazione, potrebbero star tracciando.

Pittura e scultura primeggiano per potenza di senso

La Ribot, Rome, 2021

Tra le tecniche che la coreografa riesce a mettere in campo, pittura e scultura primeggiano per potenza di senso che si articola e si arricchisce con lo svolgersi del percorso scenografico. Così appaiono i tratti maggiormente definiti della coppia Invernon-Gil, la più colorata, che sperimenta il contatto nelle pause degli sguardi dell’altro, invocate dai suoni delle statue nel momento prima dell’immobilità – prima che il corpo diventi freddo. Accomunati tematicamente con la coppia Bellato-Loriente, anime sbiadite dalla maturità, che si perdono tra la logica, la poesia e la smania dell’amplesso, tutti loro finiscono coperti da un pesante strato di vernice, grazie alla quale tutto torna al grado zero, e il corpo vestito e frammentato torna corpo unitario e nudo.

Infine, tra le geometrie ritmiche e aggraziate del tempio del Bramante, la terza coppia dà inizio ad una grammatica gestuale, che nella trasmissione si lascia tradire dal singolare lessico amoroso di ogni coppia, in un roteare, bianchi e umidi, verso la notte, dove le ombre della meridiana antioraria dei corpi si fondono con l’oscurità calante, senza più macchie, né tappe obbligate, né limiti, ma solo possibilità.

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Laureata in DAMS all'Università degli Studi Roma Tre con una tesi magistrale sull'archivio fotografico del Living Theatre, ha studiato recitazione, regia e basi di illuminotecnica presso il laboratorio del Teatro Elicantropo. Redattrice della rubrica "Esercizi di Memoria" edita da Liminateatri, dal 2019 fa parte del gruppo di lavoro del progetto "Fotografia e Danza" ideato da Samantha Marenzi.