Vessel a Torinodanza

TORINO – Torino è sempre più attiva sul fronte dei festival. Stavolta la città si prepara al Torinodanza, diretto da Anna Cremonini e realizzato dal Teatro Stabile di Torino, in programma dal 9 settembre al 26 ottobre 2022. 32 rappresentazioni, 13 prime nazionali, 14 compagnie con artisti provenienti da 16 Paesi differenti.

L’inaugurazione e gli ospiti transcontinentali

Ad aprire le danze, il 9 settembre alle Fonderie Limone di Moncalieri, un incontro tra Occidente e Oriente. Il franco-belga Damien Jalet porta in scena, in prima nazionale, il suo Vessel. Si tratta di una creazione che, sviluppata con un cast giapponese e in collaborazione con l’artista visivo Kohei Nawa, parte da visioni arcaiche che evocano le sculture antiche prive di teste e arti per ricercare una possibile fusione con la natura.

Tramite poi il lavoro di tre performer il Festival quest anno intende esplorare l’Africa: Salia Sanou originario del Burkina Faso, il sudafricano Gregory Maqoma e il senegalese Amala Dianor. Salia Sanou, artista impegnato e militante nella difesa dei diritti civili delle minoranze, arriva con D’un rêve, un racconto epico in forma di musical della storia del corpo nero. Danzatore e coreografo di lunga e complessa esperienza, Gregory Maqoma invece mette in scena Broken Chord, un duello musicale eseguito con il coro Torino Vocalensemble, per citare la storia stessa del Sudafrica e delle sue tradizioni musicali, riflettendo sulle urgenti questioni globali di confini, migrazioni e identità. Amala Dianor infine interpreta le contaminazioni tra stili e modalità produttive occidentali con le tradizioni e le contraddizioni del Sud del mondo. Con Siguifin ci presenta la nuova generazione di artisti africani trasmigrati in Europa.

Ma Dianor non è l’unico ospite ad appartenere alla nuova generazione di africani cresciuti in Francia. Tra questi va nominato infatti anche il duo composto da Brigel Gjoka e Rauf “RubberLegz” Yasit. I due danzatori/coreografi, con la collaborazione di William Forsythe, realizzano Neighbours, spettacolo di gusto minimalista e di forte portata sperimentale. Dalla Corea arriva invece la coreografa Eun-Me Ahn con il suo Dragons in cui il mito arcaico del drago viene indagato insieme a sette giovanissimi performer.

Dall’Europa

Dalle esperienze transcontinentali Torinodanza si sposta verso l’Europa: Alan Lucien Øyen, artista di teatrodanza norvegese con Story, Story, Die; il coreografo israeliano da tempo installato in Francia Emanuel Gat e il suo LoveTrain2020; il francese Christian Rizzo che propone En son lieu, assolo in cui il breakdancer Nicolas Fayol ricerca un dialogo con la Natura; ritorna poi Hofesh Shechter con la sua compagnia giovanile e lo spettacolo Contemporary Dance 2.0.

Anna Cremonini

Chiaramente non mancano ospiti italiani, tra cui Ottavio Bigi, già danzatore con Pina Bausch e Dimitris Papaioannou, che si cimenta in una coreografia insieme a Łukasz Przytarski dal titolo Un discreto protagonista; il giovane Adriano Bolognino, coreografo campano, che porterà in scena in prima nazionale Rua da Saudade; Ambra Senatore con il suo Fuori campo, passeggiata performativa liberamente ispirata alla storia e alle storie delle Fonderie Limone di Moncalieri; e il solo Monumentum – the second sleep della coreografa Cristina Kristal Rizzo interpretato dalla danzatrice giapponese Megumi Eda.

Un Festival di cui abbiamo bisogno

«Ampliare i confini – dichiara Anna Cremonini –, dare spazio alla creatività emergente, mantenere la vocazione internazionale, favorire i ritorni dei maestri della scena, sostenere la produzione italiana: sono queste le strade lungo cui ci avventuriamo per affrontare la programmazione di quest’anno.»

Dalla programmazione presentata sembra che Torinodanza sia pronto a raggiungere gli obbiettivi prefissati. Un Festival di cui abbiamo sicuramente bisogno. In una realtà in cui si parla troppo spesso di chiudere i confini si punta al loro ampliamento; in un momento in cui le nuove generazioni si trovano di fronte a insicurezze e vicoli ciechi gli viene fornito uno spazio in cui poter urlare la propria opinionie. Ancora una volta Torinodanza dimostra la possibilità di affrontare temi quali le disuguaglianze sociali, il razzismo e il rapporto con la natura. Il tutto eliminando qualsiasi tipo di confine e favorendo il dialogo e lo scambio.

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