Home Attualità Recensioni Roma, in “Body Things” Macia Del Prete gioca sulle infinite possibilità del...

Roma, in “Body Things” Macia Del Prete gioca sulle infinite possibilità del corpo

1037
Ph. Riccardo La Valle

ROMA – È andato in scena all’interno della programmazione della sezione danza di Spazio Diamante, lo spettacolo BODY THINGS, con la Compagnia Collettivo Trasversale e le coreografia di Macia Del Prete.

Il corpo come soggetto/oggetto che assume di volta in volta intenti e significati nuovi, disparati e talvolta opposti. Dalla forma alla sua trasfigurazione, dall’ attenzione alle pulsioni carnali e sessuali alla trascendenza metafisica, dalla narrazione epica a quella del quotidiano fino alla perdita di identità.

Lo spettacolo che si avvale della co-produzione di Art Garage è curato nel dettaglio in tutti i suoi aspetti musicali e con una convincente quanto basilare attenzione al light design (curato dalla Del Prete stessa), si propone di indagare le funzioni del corpo.
Soggetto? Oggetto? Di chi? Forma o sostanza? Non che importi, il corpo – mai uniforme – diventa fluido pur restando rigido, vivace anche quando statico, infinitamente vulnerabile.

Man mano che lo spettacolo avanza nei suoi 60 minuti totali di durata, tra up&down musicali e coreografici, si scopre che la non linearità di suoni e visioni è proprio la chiave vincente per scoprire le infinite possibilità che quei corpi hanno. Corpi – è importante ancora precisarlo – funzionali e normali.
In scena, oltre il collettivo composto dagli eterogenei e sinceri Anita Lorusso, Giuseppe D’Andrizza, Fabio Calvisi, Thomas Piasetin, Alice Mantovani e Alessandro Rigamonti, anche giovanissimi allievi della scuola di danza Il Deposito Studio Danza che, dopo quattro giorni di laboratorio intensivo con Macia Del Prete e i suoi danzatori, hanno fatto incursione nello spettacolo con una restituzione di quanto appreso e “incorporato” dall’esperienza di studio.

Ph. Andrea Gianfortuna

La giovane coreografa di Collettivo Trasversale sembra volerci dire che non c’è nulla di più bello di questa pura vulnerabilità. E ci convince perché, nonostante il corpo con le sue infinite declinazioni danzate sia sempre stato – e continuerà ad essere – oggetto di interrogazioni e affermazioni da parte di tanti coreografi, nel caso di Body Things, la semplice assenza di pretenziosi pretesti concettuali lascia modo e tempo alla danza stessa di esprimersi ed essere “corpo” perché non ha bisogno di essere “altro” rispetto ad esso.

Caterina Giangrasso 

Iscriviti alla newsletter di Campadidanza

Iscriviti alla Newsletter