ROMA – È andato in scena all’interno della programmazione della sezione danza di Spazio Diamante, lo spettacolo BODY THINGS, con la Compagnia Collettivo Trasversale e le coreografia di Macia Del Prete.
Il corpo come soggetto/oggetto che assume di volta in volta intenti e significati nuovi, disparati e talvolta opposti. Dalla forma alla sua trasfigurazione, dall’ attenzione alle pulsioni carnali e sessuali alla trascendenza metafisica, dalla narrazione epica a quella del quotidiano fino alla perdita di identità.
Lo spettacolo che si avvale della co-produzione di Art Garage è curato nel dettaglio in tutti i suoi aspetti musicali e con una convincente quanto basilare attenzione al light design (curato dalla Del Prete stessa), si propone di indagare le funzioni del corpo.
Soggetto? Oggetto? Di chi? Forma o sostanza? Non che importi, il corpo – mai uniforme – diventa fluido pur restando rigido, vivace anche quando statico, infinitamente vulnerabile.
Man mano che lo spettacolo avanza nei suoi 60 minuti totali di durata, tra up&down musicali e coreografici, si scopre che la non linearità di suoni e visioni è proprio la chiave vincente per scoprire le infinite possibilità che quei corpi hanno. Corpi – è importante ancora precisarlo – funzionali e normali.
In scena, oltre il collettivo composto dagli eterogenei e sinceri Anita Lorusso, Giuseppe D’Andrizza, Fabio Calvisi, Thomas Piasetin, Alice Mantovani e Alessandro Rigamonti, anche giovanissimi allievi della scuola di danza Il Deposito Studio Danza che, dopo quattro giorni di laboratorio intensivo con Macia Del Prete e i suoi danzatori, hanno fatto incursione nello spettacolo con una restituzione di quanto appreso e “incorporato” dall’esperienza di studio.
La giovane coreografa di Collettivo Trasversale sembra volerci dire che non c’è nulla di più bello di questa pura vulnerabilità. E ci convince perché, nonostante il corpo con le sue infinite declinazioni danzate sia sempre stato – e continuerà ad essere – oggetto di interrogazioni e affermazioni da parte di tanti coreografi, nel caso di Body Things, la semplice assenza di pretenziosi pretesti concettuali lascia modo e tempo alla danza stessa di esprimersi ed essere “corpo” perché non ha bisogno di essere “altro” rispetto ad esso.
Caterina Giangrasso
Iscriviti alla newsletter di Campadidanza