Lo spettacolo a cui abbiamo assistito ieri sera alla Città della Scienza – Teatro Galilei 104 a Napoli, firmato dalla napoletana Sara Lupoli Album-toi, mon miroir, è uno spettacolo curato, danzato bene  da Elena Cocci e Marianna Moccia, con un concept che tiene quasi per l’intera durata della performance. Uno spettacolo unitario, benchè vi si incontrino più forme d’arte, ben supportato dalle musiche originali di Vito Pizzo, dalle digitalizzazioni di Carmine Spizuoco, in cui la regia, curata dalla stessa Lupoli, riesce a bilanciare tutti gli elementi senza che si sovrappongano o si sovrastino l’uno con l’altro. Una modalità di lavoro oggi abbastanza diffusa , quasi di tendenza,che però la Lupoli riesce a fare sua, con un tocco intelligente, di leggera raffinatezza.

Il focus dello spettacolo è basato sul rapporto con il sè e/o con l’altro da sè , in cui una donna che riflette la sua immagine in uno specchio (digitale) incontra poi l’altra sè stessa , la convincente Marianna Moccia, con cui instaura un rapporto prima duale, poi quasi di coppia. L’azione danzata , fluida, dinamica, quasi mai pretestuosa, con un crescendo coreografico ben sostenuto delle due danzatrici, ci conduce all’interno di uno spazio fisico e metafisico, che ognuno di noi conosce ed esplora quotidianamente, lo spazio della propria mente, o delle proprie profondità. L’azione scenica e danzata è potenziata e sublimata contemporaneamente  dalle immagini digitali grazie ad un software creato appositamente per lo spettacolo, in cui i movimenti degli artisti, il loro stesso doppio, si moltiplicano, si frammentano, si disperdono, si colorano, si svuotano, in una azione unica che rende ogni performance irripetibile, e che si dirige più nell’ottica un live art che di uno spettacolo. Poi ad un certo punto abbiamo sentito una interruzione, un cambio di prospettiva, come s’è l’idea che la Lupoli è stata capace di tenere ben stretta a sè , le fosse un pò scivolata di mano. Nella parte finale della performance l’uso del digitale appare quasi divenire il motivo principale della messa in scena della piece, che assume toni troppo narrativi, e la dualità del rapporto con il mio me stesso, sembra prendere i toni più ad un rapporto di coppia conflittuale ed un pò scontato,che interiore. La creazione della Lupoli, che da qualche anno collabora con Piano Be Artistic Reserch di Marsiglia, considerando che si è trattato di una avant-première e quindi suscettibile di ulteriori evoluzioni,  ci è sembrata matura e con una buona tenuta. Applausi del pubblico convinti.

Geltrude S. Pittore

 

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