Home Attualità “Vivianesque” firmato Gennaro Cimmino, che peccato!

“Vivianesque” firmato Gennaro Cimmino, che peccato!

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NAPOLI – Erano gli ultimi anni dell’800 quando il Papillucciò inziò a bazzicare tra i teatri popolari Napoletani. Figlio di un semplice vestiarista teatrale, fece della sua più grande passione un’Arte con la “A” maiuscola, divenendo noto nei primi anni dei Novecento come Raffaele Viviani, l’attore, il commediografo, il compositore e poeta italiano. Viviani aveva un temperamento progressista, “lottava” contro gli impresari che governavano i cartelloni dei teatri italiani, contro le tendenze artistiche e i repertori in voga al tempo (Cfr. Raffaele Viviani, Dalla vita alle scene. L’altra biografia (1888-1947), a cura di Maria Emilia Nardo, Napoli, 2011). Il suo obiettivo divenne presto quello di proporre al pubblico un “atto unico”, una performance attraverso la quale poter realizzare un nuovo linguaggio teatrale. Come ha scritto uno dei più grandi teatrologi italiani, Ferdinando Taviani: <<nel caso di Viviani accadde un fatto unico nella storia del teatro moderno: i “numeri” che egli componeva per le sue esibizioni nei teatri di varietà divennero una cellula dalla quale crebbe un organismo teatrale autonomo e nuovo, che non si adeguava a nessun genere preesistente>> (Ferdinando Taviani, Uomini di scena, uomini di libro, Milano, 1995). Raffaele Viviani fu, infatti, capace di attuare una vera e propria rivoluzione, creando una polifonia drammaturgica in grado di fondere assieme, in un perfetto contrappunto armonico, la prosa, la musica, il canto e la danza.

Al Teatro Bellini di Napoli, sabato 4 e domenica 5 novembre, è andato in scena lo spettacolo Vivianesque diretto e creato da Gennaro Cimmino – prodotto dal centro Korper –  che con questo lavoro si è proposto di riportare alla luce alcuni affreschi teatrali di Viviani per raccontare nella contemporaneità il cuore napoletano: le caratteristiche, le problematicità e le incongruenze tipiche della nostra città, costanti nelle varie epoche, che definiscono la particolare unicità del popolo partenopeo. Un progetto ambizioso quello di Cimmino che, in linea con questo desiderio, ha lavorato per rielaborare, nel contesto coreografico, quella cellula multilinguistica che nacque nel Teatro di Varietà di Viviani e che costituì la base dell’atto unico di cui sopra. C’è però da sottolineare che il lavoro di Viviani non fu solo frutto dell’istinto e della passione, fu soprattuto il risultato di un lavoro di ricerca condotto nel corso di molti anni che lo portarono a capire come far dialogare i molteplici elementi della drammaturgia teatrale.  Con Vivianesque di Cimmino ci troviamo di fronte a un lavoro di una forte e costosa impalcatura scenotecnica, che difetta però di contenuto e ricerca coreografica. Lo spettacolo si compone di una serie di quadri che si susseguono e il pubblico segue con un po’ di fatica la consequenzialità delle azioni che definiscono una storia di prostitute, promiscuità, e mestieri malavitosi. Lo spettacolo affronta in maniera superficiale il significato profondo e nobile di “napoletanità” sia dal punto di vista dell’estetica che della poetica coreografica. Peccato per la proiezione video scollata completamente dal resto dello spettacolo, peccato anche per la sublime performance canora di Lalla Esposito che ha sovrastato però la presenza scenica dei danzatori.

 

 

 

Letizia Gioia Monda

 

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