Alte, sottili e dalla pelle diafana. E’ così che, da sempre, ci hanno abituati a vedere le ballerine di danza classica. Ma ora qualcosa è cambiato. L’artefice di questa rivoluzione è l’American Ballet Theater, che ha nominato Misty Copeland prima ballerina. Per chi non l’avesse mai vista, la Copeland è lontana da ogni prototipo tramandatoci. Non è alta, non arriva ad un metro e sessanta. Non è sottile, ma indiscutibilmente muscolosa. E, soprattutto, non ha la pelle diafana, ma scura. Misty è infatti afroamericana. Con queste caratteristiche in tanti avrebbero scommesso di vederla al massimo nelle retrovie di qualche compagnia di quart’ordine. E invece l’anatroccolo nero, basso e formoso ha vinto la sfida ai canoni estetici più ferrei, conquistandosi il ruolo più ambito in uno dei corpi di ballo più prestigiosi. Il New York Times ha sottolineato come con questa promozione la danzatrice sia la prima afroamericana a far parte della storica compagnia in veste di prima ballerina, infrangendo una barriera che durava da ben settantacinque anni. Nata a Kansas City, nel Missouri, Misty è cresciuta in una famiglia numerosa e poverissima, spostandosi da un motel all’altro con i genitori e i cinque fratelli. Il suo percorso tutto in salita nel mondo del balletto inizia tardi, all’età di tredici anni. Dopo soli tre mesi balla già sulle punte. Ben presto, però, la madre si accorge di non potersi permettere di pagare le sue lezioni. Nel mentre la sua insegnante, Cynthia Bradley, dà inizio una disputa legale per la custodia della ragazza, ancora minorenne. Quando poi diventa evidente che lo scopo della maestra è di mettere le mani sui guadagni della giovane, la madre fa marcia indietro, decidendo di investire sul talento della figlia. Un talento che non ci mette molto ad essere notato dall’American Ballet Theatre, con cui vanta ormai un rapporto solido di ben quattordici anni, otto dei quali trascorsi da solista. Nel frattempo una simil vicenda non poteva attirarsi l’attenzione anche dei media: Misty è apparsa sulla cover di Time, ha scritto un libro per bambini (“Firebird”), un memoir (“Life in motion”), ha firmato contratti pubblicitari, ha girato spot ed è la protagonista di un documentario. Quella bambina senza mezzi è oggi una donna di successo di trentadue anni, che ha coronato il proprio sogno e rappresenta un simbolo ed un invito per gli altri a credere nei propri ed a lottare per essi. Con tenacia e bravura è riuscita in quella che sembrava un’impresa impossibile ed ora è già al lavoro per raggiungere nuovi traguardi. Si tratta del musical On the Town, storico show di Broadway, che porterà in scena dal 25 agosto al 6 settembre ed in cui, per la prima volta, dovrà anche cantare e recitare.

 

 

 

 

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