ROMA – Solenne la coreografia Ukiyo-e firmata per il Ballet du Grand Théâtre de Genève dal suo direttore artistico Sidi Larbi Cherkaoui. 18 interpreti in scena per questa prima nazionale con le composizioni di Szymon Brzóska e Alexandre Dai Castaing che si fondono con la potente presenza e voce del compositore e cantante Shogo Yoshii. Così si apre quest’edizione del Romaeuropa Festival, con uno spettacolo intenso ed estetico.
Affascinante e imponente la scenografia
Per dare vita a questo lavoro il coreografo Sidi Larbi Cherkaoui rivolge il suo sguardo al Giappone (come condiviso durante la conferenza stampa tenutasi il 6 settembre all’Istituto di Cultura Svizzero, la ricerca continua di culture altre dove sentirsi a casa, proviene probabilmente dalle origini marocchine e belge di Cherkaoui) e indaga il concetto dell’Ukiyo-e, immagini del mondo fluttuante.
Lo spettacolo ci accoglie all’aperto nella Cavea dell’Auditorium Parco della Musica con una imponente scenografia che richiama chiaramente ad Escher, composta da 4 scale di legno mobili che durante tutta la serata vengono spostate, girate, rovesciate offrendo sempre nuovi paesaggi.
Un viaggio scandito da tamburi, fiati e archi suonati dal vivo
Voce, tamburi, fiati ed archi suonati dal vivo, e che evocano terre lontane e misteriose, ci accompagnano durante questo viaggio fatto di esplorazioni, relazioni, grandi movimenti di gruppo, salite e cadute nel vuoto, con un moto continuo e a spirale che in realtà sembra girare su sé stesso senza veramente portare in nessun luogo.
I bravissimi danzatori (che Larbi descrive sempre durante la conferenza stampa come interpreti umani, disponibili, aperti, non binari) sono vestiti con lunghe tuniche nere dalle linee rigorose ma morbide e, nella costruzione drammaturgica, si vanno colorando sempre più per finire poi invece denudati, con una ferita dipinta di rosso sul petto. Le scale smettono di muoversi e disorientare e offrono finalmente un riparo.
Elaborato il disegno luci
Il disegno luci è elaborato e sottolinea con precisione e delicatezza a volte la leggerezza, a volte la drammaticità dell’essere.
Un intenso e poetico momento parlato ci invita a vivere nel senso più profondo della parola apprezzando amicizie, amori e attimi senza rincorrere affannoso di un dover essere dettato dalla società.
Così Larbi mescola culture, immaginari, linguaggi artistici ed elementi visivi della tradizione nipponica e occidentale portando il pubblico in un mondo grave e lieve, incostante ed armonico al contempo. Un mondo appunto “fluttuante” che racconta dell’impermanenza della vita, e della capacità dell’essere umano di far fronte all’incertezza.
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