BOLOGNA – Dal 7 al 16 ottobre torna il VIE Festival nelle città di Modena, Bologna, Cesena e Vignola. Il progetto, a cura di Barbara Regondi e promosso da Emilia Romagna Teatro, è arrivato alla sua XVI edizione, la prima con la direzione di Walter Malosti.

Mondi altri e realtà italiane indipendenti

Anche quest’anno VIE intende svolgere il ruolo di osservatorio italiano di riferimento, capace di intercettare linee e tendenze innovative fra teatro danza e performance. Chiamando a raccolta personalità e compagnie provenienti da 7 paesi differenti, il Festival porta in Italia contaminazioni da culture e mondi altri, dal Marocco e Libano alla Grecia, dalla Polonia e Germania fino alla Spagna. Un approccio in linea con la vocazione internazionale di ERT come teatro pubblico attento ai cambiamenti, ai fermenti della realtà sociale e politica contemporanea e a temi urgenti come la pace, le guerre e la crisi climatica.

32 repliche in 10 giorni, di cui 4 prime assolute e 4 nazionali. 17 artisti e compagnie. In particolare, sono in arrivo Bouchra Ouizguen, Lorena Nogal, Susanne Kennedy&Markus Selg, Kepler-452, Michela Lucenti / Balletto Civile, Lisa Ferlazzo Natoli / Alessandro Ferroni / lacasadargilla, La Veronal, Rabih Mroué, Daniele Spanò, Anagoor, Argyro Chioti, Marco D’Agostin e Krystian Lupa.

«VIE – commenta Valter Malosti – che ha il merito di aver fatto conoscere in Italia alcuni artisti oggi più affermati, si concentra sulla creazione contemporanea con l’obiettivo di intercettare nuove identità nel campo dello spettacolo dal vivo, presentando spesso artiste e artisti per la prima volta in Italia, come è anche il caso di questa edizione. Dieci giorni di programmazione che portano in Emilia Romagna alcune delle più interessanti proposte internazionali, ma anche diverse realtà italiane indipendenti, di cui ERT sostiene produttivamente il percorso».

Il focus sulla danza

Ma questa edizione introduce un’importante novità. La rassegna di danza di ERT Carne, curata da Michela Lucenti, intreccia parte della propria programmazione a quella del Festival. E ad aprire quest ultimo sarà proprio una prima nazionale di danza. Éléphant di Bouchra Ouizguen il 7 e 8 ottobre al Teatro Storchi di Modena. Astro della scena marocchina e internazionale, la coreografa guida le danzatrici della sua compagnia in un suggestivo gesto perennemente in bilico tra forza e fragilità. Come l’elefante a cui fa riferimento il titolo: uno degli animali più grandi del pianeta ma ormai in via di estinzione. Un lavoro che approfondisce l’incontro e le connessioni tra l’arte popolare marocchina e le influenze del panorama coreico contemporaneo.

Ancora il 7 e l’8 ottobre l’Ex Chiesa dello Spirito Santo a Cesena ospita la prima nazionale di El Elogio de la fisura di Lorena Nogal, storica performer del gruppo La Veronal. Un assolo sul tema dell’accoglienza, una celebrazione della bellezza nata dall’imperfezione. Il 9 ottobre il pubblico di Cesena invece incontra proprio la compagnia spagnola La Veronal. Il collettivo, formato da artisti provenienti dalla danza, dal cinema, dalla fotografia e dalla letteratura, presenta al Teatro Bonci Opening Night. Un’opera d’arte totale, che unisce movimento musica e immagine. Un omaggio al teatro ispirato all’omonimo film di John Cassavetes.

Un importante memorandum

Ma è solo l’inizio. Si prosegue l’8 e il 9 al Teatro Arena del Sole di Bologna con la prima assoluta di Karnival di Michela Lucenti insieme al Balletto Civile. Il Carnevale è una festa sovversiva, che celebra la vita suggerendo la morte e capovolge il concetto stesso di realtà. Così il teatro si rivela una sfida al senso comune, dove il corpo rappresenta l’unica verità.

Sempre al Teatro Arena poi il 14 e il 15 tocca a Marco D’Agostin che in veste di autore e coreografo porta in scena insieme alla danzatrice Marta Ciappina Gli anni. Il titolo evoca il romanzo di Annie Ernaux, così come la popolare canzone degli 883, in una performance accompagnata da brani pop e rock degli anni ’80, ’90 e 2000, che proietta in una carrellata di ambienti, scene e frammenti di vita familiare.

Il VIE è dunque un festival che guarda alla multidisciplinarietà. Attento ai gruppi locali ma anche allo scambio e dialogo a livello internazionale. Ospita personalità affermate e emergenti. Attiva più e diversi spazi nell’ambito regionale. Inoltre, può rappresentare, tra gli altri, un importante memorandum per i teatri nazionali a non dimenticarsi della componente danza contemporanea.

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