Dal 21 giugno il Teatro di San Carlo di Napoli manda in scena il balletto di Sergej  Prokofiev  Romeo e Giulietta nella  versione di Mikhail  Lavrovskij  con  Leonid Sarafanov e Olesja Novikova  (21, 23, 24 e 26 giugno) e Alessandro Macario e Anbeta Toromani ( 22, 25 e 28 giugno) nei ruoli dei protagonisti ed  i solisti e il Corpo di Ballo del Teatro di San Carlo, preparati dal Maitre de Ballet Lienz Chang, e accompagnati dall’Orchestra stabile diretta da Aleksej Bogorad e le scene di Nicola Rubertelli.  E’ un altro tassello dell’omaggio che il Massimo napoletano rivolge a   William Shakespeare  per la celebrazione dei 400 anni dalla morte dopo la recente rappresentazione di Flastaff di Giuseppe Verdi. Si tratta della ripresa di quella che fu la prima versione coreografica della partitura di Prokofiev  andata in scena nel 1940 al Teatro Mariinskij di San Pietroburgo ad opera del padre di Mikhail Lavrovskij, il celebre Leonid che partecipò alla difficile e tormentata messa in scena. E’ la prima volta che arriva a Napoli quello che è diventato il più grande successo del balletto in epoca sovietica ma che, come spesso succede ai capolavori, non fu immediatamente compreso.  Scritta già nel 1935 la partitura prevedeva un lieto fine per i due amanti di Verona. Ma la direzione del teatro e gli stessi ballerini temerono le critiche per un tale rimaneggiamento dell’originale e si  rifiutarono di allestirla. La suite musicale fu ascoltata  a Mosca, ma  in un primo momento rifiutata dal Bolshoj   perché giudicata poco ballabile. Da parte di Prokofiev, tornato da poco dalle ricchissime e stimolanti  esperienze parigine, queste furono cocenti delusioni che però non lo dissuasero dal credere nella validità della sua opera: “ Mi dispiace se la gente non trova melodie ed emozioni in questo mio lavoro, ma prima o poi lo farà” ( da Balanchine Complete Stories of the Greats Ballets ).  Dopo una prima versione messa in scena a Brno nel 1938 con la coreografia di Vanja Psota,  il balletto prese forma per il Teatro Mariinkij nella versione di Leonid Lavrovskij nel 1940 con la memorabile interpretazione di Konstantin Sergeyev e Galina Ulanova nei ruoli principali. Fu una vera rivoluzione per lo stanco e un po’ goffo balletto sovietico perché le musiche evocative  dipingevano i sentimenti dei personaggi in maniera suggestiva e perfetta per la visualizzazione coreografica che ne fece   Lavroskij,  autore  anche del libretto con Prokofiev ed il regista Sergej  Ravlov ,  influenzato dalle innovative tendenze  interpretative e realistiche di  Konstantin Stanislavskij. La gestualità dei ballerini, la manifestazione delle  loro emozioni, si allontanava sempre più dalla pantomima del balletto ottocentesco e nelle intenzioni di Lavrovskij la danza e la mimica dovevano fondersi tra loro. Nel 1954 fu per fortuna prodotto un film del balletto con Galina Ulanova come protagonista . La sua interpretazione venne considerata memorabile e   i passi a due stupirono per l’acrobatismo dei lift e, valutati per l’epoca idonei per la ginnastica, più che per la danza, crearono un precedente che ha cambiato la coreografia del balletto del Novecento. Tale diffusione anche al di fuori dell’U.R.S.S. produsse immediate emulazioni. Fu subito chiaro che si trattava di un capolavoro e  nel tempo la musica di Prokofiev è diventata una delle più amate dai principali coreografi del Novecento che hanno ripetutamente proposto le loro versioni coreografiche:  Frederick Ashton nel 1955 per il Royal Danish Ballet, John Cranko per La Scala di Milano nel 1958, Kenneth MacMillan per il Royal Ballet nel 1965 (proposta al San Carlo nello stesso anno con gli indimenticabili Rudolf Nureyev e Margot Fonteyn), John Neumeier  per il Royal Danish Ballet nel 1974, lo stesso Nureyev per il London Festival Ballet nel 1978.

E’ dunque  una prima assoluta per la Compagnia di danza napoletana che mai aveva messo in scena la versione di Lavrovskij,  e che nel 2011 aveva proposto la coreografia  di Amedeo Amodio su musiche  di Hector Berlioz con Roberto Bolle e la spettacolare Lucia Lacarra. Quella di Amodio, coreograficamente agile e incentrata sui personaggi principali, è un balletto da camera. Il Romeo e Giulietta di Lavrovsij è invece un balletto corale dove la drammaturgia di Shakespeare viene rispettata anche nei personaggi  che si potrebbe considerare secondari, quali la nutrice di Giulietta o Mercuzio e Benvolio, gli amici di Romeo.

Mikhail Lavroskij riprese l’allestimento coreografico paterno già nel 1983 per il Teatro dell’Opera di Tbilisi ed è stato dal 2005 al 2008  direttore artistico del Balletto del Teatro Stanislavskij di Mosca e dal 2010 dirige l’Accademia Coreografica Statale della stessa città. Attualmente è maître de ballet presso il Balletto del Teatro Bolshoj.  Gli amanti di Verona saranno interpretati da una celebre coppia,  sia in scena che per la vita, composta da Leonid Sarafanov, primo solista del Teatro Mikhailovskij di San Pietroburgo e vincitore di numerosi premi internazionali, e sua moglie Olesja Novikova, giovane stella del Teatro Mariinsky, formatasi alla celebre Accademia Vaganova e vincitrice del Primo Premio Vaganova Ballet. Anche la coppia di punta della compagnia napoletana, composta da Alessandro Macario e Anbeta Toromani,  è legata nella vita come sulla scena e quindi avremo dei protagonisti doppiamente coinvolti nella drammatica vicenda amorosa di Romeo e Giulietta.

Roberta Albano

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Docente di Storia della danza all’Accademia Nazionale di Danza di Roma è laureata al DAMS dell’Università di Bologna in “Semiologia dello Spettacolo”. Docente di danza classica abilitata all'AND, è critico di danza, studiosa e autrice di saggi e monografie sulla danza. Dal 1990 al 2014 è vicedirettrice dell’associazione Movimento Danza di Gabriella Stazio. E’ inoltre socio fondatore di AIRDanza - Associazione Italiana per la Ricerca sulla Danza.