Raid
Gli interpreti, il coreografo e i musicisti di "Sacre", in scena a Raid Festival il 10 settembre. Foto di Alessandra Rosa

AVELLINO – Proseguono le serate di Raid Festival, l’incursione della danza contemporanea a Solofra. Per il terzo weekend del Festival, venerdì 9 e sabato 10 settembre, tanti spettacoli dal vivo ma anche danza in video, presentazioni di libri e discussioni con gli artisti. Un caleidoscopio di eventi che hanno colorato il verdeggiante Chiostro Monumentale di Santa Chiara.

Eschilo a colpi di chitarra elettrica

Grande attesa per lo spettacolo andato in scena venerdì 9 settembre: Coefore Rock&Roll di Enzo Cosimi. La performance ha debuttato alla XXXV edizione RomaEuropa Festival nel 2020, ed è il secondo capitolo della trilogia ispirata all’Orestea di Eschilo dopo Glitter in my tears – Agamennone.

Lo spettacolo è immerso in un’atmosfera cupa e pop, con chiari richiami al Medioevo e al Cristianesimo, ma anche a fanatismi religiosi e sette come il Ku Klux Klan. Dominano sul palco, infatti, figure incappucciate, maschere raffiguranti teschi, cerimonie e rituali. Troneggia, al centro della scena, la chitarra elettrica suonata con maestria dalla musicista techno sperimentale Lady Maru.
Quattro danzatori, due donne e due uomini della Compagnia Enzo Cosimi, si sono distinti per virtuosismi tecnici e corpi scultorei: Lorenzo Cannarozzi; Luca Della Corte; Giulia Pirandello; Alice Raffaelli.

“Di tutta la trilogia, Coefore Rock&Roll”, ha raccontato Enzo Cosimi al pubblico di Solofra, “è il più versatile. Può essere messo in scena sia a teatro che in luoghi non convenzionali. È stato allestito, per esempio, anche in un cimitero in disuso”.
“Nei miei spettacoli non do risposte”, prosegue il coreografo, “ma fornisco al pubblico un’impalcatura: è lo spettatore che fa lo spettacolo”.
E conclude parafrasando Fellini: “Non chiedetemi nulla del mio lavoro perché il mio lavoro parla da sé. I miei lavori non vanno capiti, ma vanno sentiti”.

“Coefore Rock&Roll” di Enzo Cosimi. Foto di Francesco Carbone

La danza è uno strumento di potere

Sabato 10 settembre, prima dell’inzio degli spettacoli, l’arioso Chiostro di Santa Chiara ha ospitato la presentazione del libro L’ arte del ballare. Danza, cultura e società a corte fra XV e XVII secolo di Alessandro Pontremoli. Il libro, scritto dal professore di Storia della Danza dell’Università degli Studi di Torino e pubblicato da Edizioni di Pagina, è stato presentato da Annalisa Piccirillo, ricercatrice indipendente.

Pontremoli ha evidenziato come nel 1400 e nel 1500 la danza fosse uno strumento di potere, nato nelle corti dei principi italiani per impiegare il tempo libero in attività degne di nobiluomini. La danza, infatti, era in quell’epoca una pratica sociale, un modo per stringere legami ed esercitare la diplomazia
Ma la danza è uno strumento di potere anche in tempi più recenti, ha rivelato il professore raccontando una vicenda diplomatica che vedeva la regina Elisabetta II intenta a danzare il foxtrot con il presidente di uno stato repubblicano africano.

Alla danza, ha concluso Pontremoli, si intreccia anche la questione di genere: nel 1500 la danza diventa un’attività prettamente maschile. E questo avviene anche perché in quel periodo nasce una netta differenziazione tra l’abbigliamento maschile e quello femminile. Gli abiti delle nobildonne diventano più ingombranti e pesanti, arrivando anche a 12 kg e rendendo quindi i movimenti più difficoltosi.  

I video-danza di Cinematica

Subito dopo la coinvolgente presentazione del professore Pontremoli, sono stati proiettati i primi video della sezione Danza in Video di questa edizione Raid.

La sezione di video-danza è realizzata in collaborazione con i partner del Festival. Tra essi, anche Cinematica dell’Associazione Ventottozerosei. Ideato e diretto dalla danzatrice e autrice Simona Lisi, Cinematica è l’unico festival internazionale che si occupa della relazione immagine-movimento.

Tre i video presentati al pubblico di Solofra: A mur de la mer, un intricato intreccio di corpi che duettano su una spiaggia, contaminandosi con l’acqua e la sabbia. Diretto e coreografato da Shawn Fitzgerald Ahern; con Astrid Sweeney e Jonas Vandekerckhove. Film girato presso la parete atlantica a Gris-Nez, Francia.
E poi Beyond, dove una biondissima danzatrice dialoga con gli elementi della natura incontaminata. Infine, Where the spiders live, un video in bianco e nero realizzato in un casolare abbandonato e diroccato in Scozia nel 2019 da Room 8 studio.

“Siamo molto fieri di questa sezione di Raid Festiva”, ha annunciato il direttore artistico Maria Teresa Scarpa, “infatti intendiamo ampliarla per la prossima edizione”.

Uno spettacolo in costante viaggio

Ha aperto la serata di spettacoli, sabato 10 settembre, In itinere – vite in viaggio. Coreografia e interpretazione di Tiziana Petrone e Hilde Grella con la straordinaria voce dal vivo di P. Capuozzo.
Lo spettacolo ha debuttato di recente col titolo di Sakamoto suite e, siccome si configura come un work in progress, un viaggio costante, è stato presentato a Raid con un nuovo titolo.

Grella e Petrone, alla loro prima collaborazione, funzionano bene insieme sul palco. Un duetto molto femminile il loro, che dialoga con la voce tanto apprezzata di Capuozzo. La narrazione procede a episodi, frammenti di storie, racconti.

“Il nostro desiderio”, ha rivelato infatti Tiziana Petrone, “è quello di raccontare il viaggio della vita. E anche di unire le arti, di fonderle in un linguaggio comune”.
“Ci conosciamo da tempo”, ha poi aggiunto Hilde Grella, “ma non avevamo mai lavorato insieme. C’è stata una lunga fase di brainstorming prima di giungere a questo spettacolo”.
E infine, Capuozzo ha concluso: “Condividere il palco con queste danzatrici è un’esperienza difficile da descrivere. I loro corpi mi sovrastano e io non posso far altro che difendermi con la voce”.

Tiziana Petrone, Hilde Grella e P. Capuozzo in “In itinere – vite in viaggio”. Foto di Francesco Carbone

L’ineluttabilità del sacrificio

Ha concluso la serata del 10 settembre Sacre di Claudio Malangone per Borderline Danza. La rilettura, della celebre coreografia di Nižinskij effettuata dalla dramaturg Annalisa Piccirillo, ha inizio subito dopo il sacrificio. Sullo sfondo, infatti, si staglia l’abito insanguinato della creatura sacrificata, efficace scenografia di Livia Ficara.

In principio domina la pace tra le stravaganti creature fiabesche in scena – che sembrano uscite da una versione pop e un po’ dark di Sogno di una notte di mezz’estate – che si scambiano infatti sguardi di intesa e ammiccamenti durante incroci e passaggi. Un affiatamento che coinvolge anche il pubblico e che si manifesta soprattutto nei momenti in cui gli interpreti danzano stretti in gruppo. Nei momenti di assolo, invece, è possibile constatare come ogni costume rispecchi alla perfezione il carattere e lo stile di danza dell’interprete: Luigi Aruta; Pietro Autiero; Adriana Cristiano; Alessandro Esposito; Antonio Formisano; Alessia Muscariello; Maite Rodgers; Giada Ruoppo.

Poi, a un certo punto qualcosa cambia: la quiete appena conquistata è persa di nuovo e il gruppo esige un altro sacrificio. Gli scambi giocosi e sorridenti di prima si fanno più veloci e aggressivi, gli sguardi taglienti. Gli stessi moduli coreografici sono interpretati con temperature totalmente differenti.
Sul finale, una sequenza di prese ardite, complicate, incatenate, in cui il gruppo solleva a turno ogni membro della comunità in un rito che non può far a meno di ripetersi.

Entusiasmante la musica di Stravinskij suonata al pianoforte, a quattro mani e dal vivo, da Simonetta Tancredi e Lucio Grimaldi. Estrosi i costumi che Maria Vittoria Coda ha ideato ispirandosi ai colori dei costumi originali di Roerich ma anche agli elementi naturali, flora e fauna. Coda, per la realizzazione dei costumi, ha osservato a lungo i danzatori in azione, cercando di cogliere le peculiarità di ciascuno.

“All’inizio ero un po’ titubante a confrontarmi con questa pietra miliare della storia della danza”, ha raccontato al pubblico il coreografo Malangone. “Ma Lucio Grimaldi mi ha proposto il progetto e i danzatori sono stati subito entusiasti. Così abbiamo deciso di partire da alcune riflessioni: cosa accade al gruppo subito dopo che il sacrificio è compiuto?”

Sacre fa parte di Genius Loci, progetto speciale del MiC 2022, ed ha debuttato presso il Parco Archeologico di Elea-Velia il 19 luglio.

“Sacre” di Claudio Malangone per Borderline Danza. Foto di Alessandra Rosa

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