Abbiamo visto in questi giorni sul web, giornali e riviste, i video, le foto, gli articoli della Paralimpiade di Rio 2016. Certo non in quella quantità massiccia come per le Olimpiadi, quelle vere. Ma comunque il velo di omertà sull’esistenza di corpi diversi forse inizia a sgretolarsi. Certo è difficile vedere le immagini di questi campioni, conoscere le loro storie, perchè pensi che avrebbe potuto succedere a te di nascere diverso e che comunque per un incidente o per una malattia potresti sempre diventarlo.E quindi che succederebbe della tua vita? Diventa quasi necessario allontanare questo pensiero, cercare di non pensarci, o addirittura fare finta che quei corpi non esistano. Eppure sono lì, implacabili. E vincono.

federico-morlacchi-nuoto_-paralimpico-foto_-finp_-fb_I loro sguardi, i loro sorrisi, le loro espressioni di vittoria o di sconfitta , le braccia levate al cielo, quando le hanno, sono le stesse degli altri atleti che da poco hanno smesso di gareggiare negli stessi luoghi. Ed anche il pubblico è lo stesso? Non lo sò, ma credo di no.Difficile non farsi impietosire, non provare imbarazzo, difficile fare finta che li consideri normali,per non far vedere che li senti diversi. Ma perchè, non lo sono?? Si che lo sono, sono veramente diversi.

Come Beatrice Vio , oro nel fioretto che gareggia con quattro beatrice-vioprotesi artificiali a braccia e gambe e che dal 2011 ha vinto tutti i più importanti tornei di scherma, dai campionati nazionali agli Europei, ai Mondiali. O Francesco Bocciardo oro nei 400 stile libero affetto da diplegia spastica, una forma tipica di paralisi cerebrale che colpisce le gambe, alla più nota storia di  Alex Zanardi  oro nella cronometro H5Certo che sono diversi. Chi non si sarebbe lasciato annegare in un mare di autocommiserazione, disperazione, rifiuto della vita?

Quei corpi e la loro capacità di vivere, di gareggiare e di vincere dovrebbero farci capire, e forse vorrebbero dirci, che tutto è possibile e che il limite, come la diversità, li costruiamo noi, nelle nostri menti, con i nostri preconcetti ed abitudini, ma che il corpo, il nostro corpo, il corpo di ognuno di noi, non se ne cura. A dispetto di ogni diversità, il corpo “vince”.

condocoE’ stato naturale pensare alla Condoco Dance Company nata a Londra nel 1991, la prima compagnia ad affermarsi nel mondo con danzatori diversamente abili insieme a danzatori normali. E poi andando più indietro ho pensato a quando Martha Graham negli anni ’40 ha fatto danzare per la prima volta danzatori niger  nella sua compagnia, oppure alla prima Compagnia di danzatori non bianchi , la Alvin Ailey American Dance Theatre nata nel 1958, oppure al Dance Theatre of Harlem di Artur Mitchell (1969) che ha messo in scena per la prima volta il repertorio classico con una Compagnia di neri. E perchè no,a Les Balletts de Trockadero di Monte Carlo (1974) con i suoi danzatori uomini sulle punte che interpretano il repertorio classico destinato alle donne. Ho pensato che la danza, l’arte , lo sport, sono più forti dei pregiudizi e delle abitudini, dei confini di una cultura egemonica che vorrebbe il corpo sottomesso . Ho pensato che il corpo se ne frega delle diversità o delle disabilità e ce lo dimostra continuamente.

Gabriella Stazio

In copertina _ Martina Caironi

Federico Morlacchi

Beatrice Vio

Condoco Dance Company

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Direttore artistico, manager ed insegnante del centro internazionale "Movimento Danza”, fondato a Napoli nel 1979 ed accreditato dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali come "Organismo di Promozione Nazionale della Danza”. Coreografa e direttore artistico della pluripremiata "Compagnia Movimento Danza" e del "Performing Arts Group". Direttore artistico ed event manager di rassegne, festival, eventi e bandi di danza contemporanea. Promotrice italiana e direttore artistico della "Giornata Mondiale della Danza". Editore di "Campadidanza Dance Magazine". Presidente di "Sistema MeD - Musica e Danza Campania", associazione aderente all’Unione Regionale Agis Campania.